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Seveso

Una Chiesa aperta a laici e donne, frutto maturo del Concilio

L’ammissione ai ministeri istituiti di accolito e lettore, oltre al ruolo di catechisti, al centro dell’ultima sessione del Consiglio pastorale diocesano, a cui è intervenuto il cardinale Grech, Segretario del Sinodo dei Vescovi

di Claudia Di Filippo Bareggi

9 Dicembre 2022
Una riunione di catechisti

Nel Consiglio pastorale diocesano svoltosi il 26 e 27 novembre a Seveso l’Arcivescovo desiderava essere consigliato su uno dei passi che la nostra Chiesa sta compiendo per annunciare la Parola del Signore in un modo comprensibile oggi. Il Papa sta riprendendo quanto del Vaticano II era rimasto in sospeso: una visione positiva del mondo («Chiesa in uscita») e una rinnovata tensione “missionaria”, declinate in una relazione diversa all’interno della Chiesa e delle nostre Comunità, per ascoltarci e guardarci negli occhi alla pari, in un discernimento comune di preti, consacrati, laici: uomini e donne. In una parola, la «sinodalità»: e la Chiesa ambrosiana non vuole certo restare indietro…

Tema in questione, l’ammissione dei laici a quelli che erano i gradi minori di accesso a diaconato e presbiterato – cioè accolito e lettore – da aprire a uomini e donne come “ministeri istituiti”. In aggiunta quello del catechista – da non confondersi con la cura dell’iniziazione cristiana -, un ruolo più importante e delicato. Un filo rosso che, in verità, dalle annotazioni del Vaticano II conduce agli interventi di Paolo VI, prende forma nei Motu Proprio di papa Francesco e termina con la Nota Cei del 5 giugno 2022.

Un cammino inclusivo

La riflessione in gruppi, ha toccato i nodi centrali di un cambiamento significativo e delicato: l’individuazione dei carismi utili ai bisogni pastorali delle nostre comunità, e la modalità di scelta dei futuri candidati per un impegno formale che chiederà formazione e accompagnamento. Ancora, l’attenzione al loro inserimento in comunità che devono essere preparate a queste novità con il coinvolgimento di tutti, presbiteri compresi. È, insomma, “la” sfida di un cammino inclusivo, fatto di ascolto e dialogo, in cui le differenze diventino doni preziosi e non un problema. Per un discernimento che – come ha detto con forza Serena Noceti nel Festival della Missione di fine settembre riferendosi a Maddalena – ci consenta di «vedere in modo concreto la realtà, interpretare il segno dei tempi, spalancare la porta del Cenacolo, e annunciare: “Ho visto il Signore!”».

Grech: «Vivere insieme la sinodalità»

Il Consiglio ha giustamente dato spazio al cardinale Mario Grech, Segretario del Sinodo dei Vescovi che, nel suo intervento pomeridiano e durante il “caminetto” serale, ci ha guidati in modo speciale all’interno del Sinodo continentale in corso e del concetto stesso di «sinodalità»: uno «stile da vivere insieme», che deve «prendere forma nella struttura» della Chiesa «riformandola». Una scelta che «non può lasciarci indifferenti davanti a un modo di essere e di abitare il mondo utile alla Chiesa non meno che alla società». Non un «prontuario», ma «l’uguaglianza vissuta di carismi capaci di dar vita a processi collaborativi», per passare da «un io a un noi». Davanti a noi sta, insomma, un cambio di passo al quale le nostre comunità devono essere ancora preparate. E, del resto, si tratta di un cammino da vivere un poco alla volta. Un cammino impossibile senza la via maestra della preghiera e di una intensa vita di fede, come il Cardinale ha ben indicato.

Due giorni che sono stati un grande aiuto per ragionare in modo fattivo su quella apertura ai laici, e soprattutto alle donne, che il Cardinale ha indicato come il «frutto maturo del Concilio». A noi, ora, il compito di tenerlo in vita e farlo crescere.

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