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Storia

Un prete ambrosiano pioniere della «Rerum Novarum»

Nel periodo delle agitazioni contadine don Giovanni Battista Rocca, parroco di Esino Lario, fu tra i primi ad applicare i principi della dottrina sociale secondo l’enciclica di Leone XIII

di Valerio RICCIARDELLIBiografo di don Giovanni Battista Rocca

9 Luglio 2025
Don Giovanni Battista Rocca

L’occasione del simposio tenuto all’Università cattolica di Milano sul tema «Il cattolicesimo associato nella dottrina sociale della Chiesa, da Leone XIII a Leone XIV» ci consente di portare all’attenzione degli studiosi una sconosciuta pubblicazione di don Giovanni Battista Rocca dal titolo L’agitazione dei contadini milanesi e comaschi, edita dalla Federazione Interprovinciale Leghe Contadini Milano-Como. È un testo, risalente a più di un secolo fa, sull’applicazione della dottrina sociale della Chiesa alla complessa situazione in cui si trovavano i contadini milanesi e comaschi. 

Don Rocca – straordinario sacerdote ambrosiano, originario di Rovagnate, coadiutore a Malgrate dal 1920 al 1927 e poi parroco di Esino Lario per 38 anni – fu una geniale presenza nella società del suo tempo, sapiente e competente in una moltitudine di discipline: la profondità delle sue idee e dei progetti che ne scaturivano e le sue intuizioni nell’anticipare gli scenari futuri della storia sono di formidabile attualità anche ai giorni nostri.

L’impegno sociale dei cattolici

Don Rocca, ordinato sacerdote nel 1915, era esperto di questioni agrarie e un autorevole docente della cattedra ambulante di agricoltura. Pertanto conosceva le difficili e insostenibili condizioni dei contadini, soprattutto milanesi e comaschi, e si occupò delle loro sorti con grande impegno e competenza.

Parte del mondo cattolico del tempo era già propensa a una concreta applicazione della dottrina sociale della Chiesa, indirizzata dalla Rerum Novarum di Leone XIII; su quei principi, con l’Appello ai Liberi e Forti di don Sturzo e la conseguente fondazione del Partito Popolare Italiano, si formò la classe politica che si sarebbe prodigata in seguito per il bene del Paese. Da quei fondamentali insegnamenti trasse vantaggio anche il giovane don Rocca quando si trovò ad affrontare il disagio e le agitazioni dei contadini per trovare delle soluzioni.

La sensibilità di don Rocca per i problemi sociali si formò sulla Rerum Novarum che maneggiava con disinvoltura. Mentre si formavano le prime Leghe sindacali dei lavoratori della terra, ebbe modo di frequentare personaggi politici cattolico, tra cui l’onorevole Achille Grandi, che si avvalse della sua collaborazione e fece buon uso delle idee del giovane sacerdote. A lui Rocca dedicò la pubblicazione prima citata, nella forma di un “libro bianco”.

Il libro bianco di don Rocca

Il testo L’agitazione dei contadini milanesi e comaschi, scritto nel 1921, è un capolavoro di analisi, di intuizioni e di suggerimenti pratici per risolvere la situazione conflittuale che ormai durava da anni tra i contadini e i proprietari della terra. È suddiviso in quattro parti.

La prima parte (dal titolo la Realtà e le condizioni economiche e sociali dei contadini) evidenziava l’inadeguatezza del contratto a colonia parziaria, definito ingiusto.

Nella seconda parte (dal titolo La Storia e le vicende e le conquiste dell’agitazione), don Rocca esprimeva la sua competenza del mondo del lavoro, delle dinamiche delle parti sociali e dei soggetti datoriali dell’epoca, proponendo come soluzione al conflitto agrari, nuove forme di contrattualizzazioni tra le parti in causa.

Nella terza parte del libro (dal titolo L’Avvenire, le finalità morali e sociali dell’agitazione), emergeva la figura del prete che si faceva guidare, nella ricerca delle soluzioni alle gravi agitazioni, dall’enciclica Rerum Novarum, proponendo «l’abolizione del regime liberistico-egoistico dei contratti fondiari con l’instaurazione di un nuovo regime su basi sociali-cooperative».

La quarta parte del libro (con titolo Il problema agrario di fronte al Parlamento) evidenziava la ragione per cui la pubblicazione era stata definita “libro bianco”.

Achille Grandi fece propri i consigli di don Rocca, li elaborò con ampie argomentazioni che unì al testo del «giovane e coraggioso pretino», ponendo la questione del continuo stato di agitazione dei contadini al Parlamento con un intervento che ebbe positive conseguenze.

L’attualità del libro bianco

L’intuizione che ebbe don Rocca è alla base di ogni cambiamento economico e sociale del mondo moderno, e si regge su tre questioni.

Una questione tecnica: come incrementare la produttività e quindi la resa dei terreni, scegliendo le coltivazioni più adeguate.

Una questione organizzativa: come deve organizzarsi la nuova produzione agraria per essere soddisfacente e remunerativa per tutte le parti in causa.

Infine, la questione dei diritti dei contadini e la proposta di contratti agrari più equi: qui emerge il don Rocca apparentemente sindacalista, vicino ai lavoratori più poveri, più maltrattati; ma in realtà, nella sua prossimità all’uomo più semplice, egli fa essenzialmente il suo mestiere, il prete, ispirandosi alla dottrina sociale della Chiesa espressa nella Rerum Novarum.