Il 6 febbraio 1992 era un giovedì. Milano era avvolta dalla nebbia dell’alba. E così l’avrebbe vista, dalla clinica San Pio X, padre David Maria Turoldo, se in quell’alba di 30 anni fa esatti non avesse chiuso gli occhi, terminando la sua avventura terrena. Appena quattro giorni prima, il 2 febbraio, sfidando la malattia che non gli dava tregua, aveva voluto celebrare Messa e lanciare il suo ultimo messaggio: «La vita non finisce mai», come racconta il cardinale Gianfranco Ravasi, suo amico fraterno. E come testimoniano l’affetto e il ricordo indelebile che continuano a circondare la figura di questo straordinario cantore della fede e dell’umano, sempre più apprezzato per la sua opera letteraria e poetica.
A illustrare le iniziative della Comunità dell’Ordine dei Servi di Maria – cui Turoldo apparteneva – è padre Giuseppe Zaupa, parroco della Basilica di San Carlo al Corso, affidata ai frati dal 1926.
Domenica 6 febbraio, 30esimo della morte di padre David, prende inizio l’Anno turoldiano. Come si articolerà la giornata?
Noi frati della Basilica, con il Comitato Amici di Turoldo e il Fogolâr Furlan di Milano, abbiamo deciso di dare particolare rilievo a questa data, in collegamento con la Regione Friuli che promuove anch’essa l’Anno. In origine era previsto un concerto di Inni e Salmi, poi sospeso per ragioni di sicurezza legate alla pandemia, che purtroppo potrebbero anche portare modifiche al programma dei prossimi mesi. Iniziamo le celebrazioni con l’Eucaristia di oggi alle 11, presieduta dal Vicario episcopale per Milano monsignor Carlo Azzimonti e animata dalla corale degli Amici del Loggione del Teatro alla Scala (vedi qui la locandina, ndr). Vogliamo metteremo in luce alcuni aspetti di padre David: la poesia; la profezia cantata da lui in modi diversi, ma tutti straordinari; il suo essere uomo di preghiera, a noi molto caro, tanto che qui a San Carlo usiamo sempre La nostra preghiera, con i Salmi da lui rivisti e musicati. Sottolineeremo poi come, alla fine della II Guerra mondiale, avesse istituito la Messa della Carità, cui teneva molto. E ancora ricorderemo, attraverso piccoli segni in forma di preghiera, la Madonna del Sabato santo della quale era devoto, lui uomo della speranza anche nel dolore più atroce. A conclusione della Messa ne rivisiteremo la figura, anche attraverso la proiezione di immagini e l’ascolto della sua voce, spostandoci infine in una sala adiacente alla Basilica che gli intitoleremo.
Proseguirete con altri eventi?
Certamente. Ogni due mesi realizzeremo un’iniziativa. Il 2 aprile parleremo di padre David come «Uomo della resistenza», proponendo alle 20.30 la sua Salmodia della speranza, già presentata in Duomo.
L’Arcivescovo: «Turoldo, un dono per Milano e per la Chiesa»
Ravasi: «Quelle domeniche con padre Turoldo, tra fede e poesia»