L’11 febbraio, memoria liturgica delle apparizioni della Vergine Maria a Lourdes, celebreremo la XXa Giornata mondiale del malato, istituita dal beato Giovanni Paolo II per sensibilizzare i cristiani e la società civile alle tematiche della salute e della malattia, della vita e della morte. Il tema proposto quest’anno dalla Diocesi di Milano, in preparazione al VII Incontro mondiale delle famiglie, riguarderà “L’accoglienza del malato in famiglia” e di conseguenza gli oneri che questa si assume.
Le famiglie spesso gestiscono al loro interno malattie degenerative, critiche e complesse, particolarmente riguardanti i genitori anziani; problema ancora più complesso per i “figli unici”. Di conseguenza, la nostra attenzione, dovrà seguire due percorsi: l’accoglienza e la cura che la famiglia deve offrire al malato e l’accompagnamento umano e pastorale che la comunità cristiana deve avere nei riguardi della famiglia, dato che quando un componente si ammala, il nucleo familiare è sconvolto e profondamente coinvolto nella situazione del congiunto. L’insegnamento evangelico e magisteriale
Gesù nel suo ministero ebbe particolare attenzione non solo per i malati, ma anche per i familiari che in alcuni casi rivestirono il ruolo di “intermediari”. La guarigione della suocera di Pietro: «Ora la suocera di Pietro era afflitta da una grande febbre e lo pregarono per lei» (Lc. 4,38b); gli intermediari gli comunicano la notizia della malattia. Il Figlio/Servo del centurione romano (cfr. Lc. 7,1-10) era malato, perciò anche il centurione soffriva per lui. Gesù guarisce il primo e allieta il secondo, citato come esempio di fede: «Vi dico che in nessuno, in Israele, ho trovato una simile “fede”». Nella guarigione del paralitico calato dal tetto (cfr. Mt. 9,1-8), i parenti si sono fatti carico fisicamente della sofferenza del malato e l’hanno accompagnato, non solo materialmente, ma sorretti dalla loro grande fede. Emblematico è il miracolo concesso alla ragazza posseduta da uno spirito impuro (cfr. Mt. 15,21-28); la madre deve insistere per ottenerlo ma alla fine ottiene da Gesù un grande riconoscimento: «Davvero grande è la tua fede; ti sia fatto come desideri».
Questi insegnamenti del Cristo e i documenti magisteriali invitano la comunità cristiana a estendere l’attenzione alle famiglie dei malati, instaurando rapporti umani e affettivi, sostenendola moralmente perché sappia superare il giustificato sconforto, riservandogli adeguati spazi e tempi.
Come agire da comunità cristiana? Aiutando la famiglia a trasformarsi in nucleo produttore di senso e costruttore di speranza. Alcuni suggerimenti.
* Sensibilizzare la comunità cristiana sul dovere dell’accompagnamento delle famiglie con situazioni gravi di malattia proponendo itinerari culturali per umanizzare la sofferenza. Ricorda Benedetto XVI, nella Spe Salvi: «La misura dell’umanità si determina essenzialmente nel rapporto con la sofferenza e col sofferente. Questo vale per il singolo come per la società. Una società che non riesce ad accettare i sofferenti e non è capace di contribuire mediante la com-passione a far sì che la sofferenza venga condivisa e portata anche interiormente è una società crudele e disumana» (38). Aumentare l’attenzione alla famiglia del malato è un importante strumento per costruire la “cultura della compassione”, prevenendo ogni deriva crudele e disumana nei confronti della vita nella fase terminale.
* Proporre ai giovani la “solidarietà generazionale”, mostrando l’esempio della Madonna che visitò la cugina Elisabetta in avanzata età e bisognosa di assistenza.
* Operare con il metodo dell’“integrazione pastorale”, cioè della “rete”, aprendoci e collaborando con la Caritas, i Ministri straordinari dell’Eucarestia, le associazioni cattoliche di volontariato e la cappellania ospedaliera dove è presente un ospedale. È opportuno mettersi allo stesso tavolo e coordinare le risposte affinché nessuna famiglia rimanga esclusa dalla nostra solidarietà.
* Riservare attenzione anche ai familiari nelle celebrazioni rivolte ai malati.
* Intrattenersi cordialmente, nelle visite al domicilio del malati, non solo con i sofferenti ma anche con i familiari per comprendere i loro bisogni e desideri. Utile strumento comunicativo è la relazione d’aiuto.
La Madonna, la potente mediatrice tra noi e il Signore Gesù, nella cui memoria celebriamo la Giornata mondiale del malato accresca nelle nostre comunità parrocchiali l’amore per il sofferente e per la sua famiglia.