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Intervista

«Sinodo, una nuova tappa del cammino per rinnovare lo stile della Chiesa»

Stefano Pozzati, membro dell’Équipe sinodale diocesana, presenta la XVI Assemblea ordinaria che parte il 4 ottobre: «È una sorta di formazione continua, che deve farci più consapevoli delle sfide e delle progettualità che possiamo mettere in campo»

di Annamaria BRACCINI

3 Ottobre 2023

«La logica di questo Sinodo vuole indicare una sfida che è proprio la sinodalità, ovvero lo stile con cui, facendo mie le parole dell’Arcivescovo, i cristiani operano scelte cristiane. Questo implica, naturalmente, un percorso in parte già realizzatosi, nelle fasi precedenti, per tradurre tali scelte in indicazioni di metodo». È Stefano Pozzati, diacono permanente e uno dei tre membri dell’Équipe sinodale diocesana con Susanna Poggioni (responsabile) e Simona Beretta, a riflettere sull’avvio della XVI Assemblea ordinaria del Sinodo dei Vescovi (4-29 ottobre) dal titolo «Comunione, Partecipazione, Missione», che vede anche l’Arcivescovo scelto dai Vescovi italiani tra i Padri sinodali con diritto di voto.

Il Papa ha ripetuto più volte che il Sinodo non è una convention o un’assemblea di partito, è un modo di vivere la Chiesa…
Certamente. Come Chiesa è importante, in questo orizzonte, puntualizzare il metodo che il Santo Padre ha suggerito, con l’immagine della piramide rovesciata, a indicare che il processo sinodale parte dalla base grande del popolo di Dio, per arrivare a comprendere quella che sarà l’ultima fase del Sinodo, la fase profetica, nel 2024. Abbiamo appena terminato il biennio della fase narrativa, che è stata una fase di ascolto. Per questo, con la nostra Équipe, abbiamo cercato di raggiungere, il più possibile, le realtà nelle quali si manifestano le diverse forme della Chiesa, non per compilare una semplice indagine o una raccolta dati, ma per maturare un processo di discernimento attento sul territorio, con ritorni che speriamo proficui per tutti.

Il Sinodo si chiama correttamente “Assemblea ordinaria del Sinodo dei Vescovi”, ma tutti siamo invitati a prendere parte a questa missione, proprio perché partecipiamo come battezzati al corpo della Chiesa, vivendo in comunione fraterna…
Anche quando l’abbiamo incontrato con i referenti diocesani, il Papa ha insistito molto sul fatto che vi sia un coinvolgimento in profondità, che possa arrivare a toccare tutte le forme di vita nella Chiesa.

Anche la Chiesa di Milano è stata invitata a pregare per il buon andamento di questo Sinodo…
Sì, espressamente, proprio perché tutta la Chiesa torni alla Parola e possa dare un conforto e un supporto al cammino sinodale.

Anche il 15 ottobre sarà un giorno importante per la Diocesi in un’ottica sinodale. L’Arcivescovo tornerà a Milano per la Festa della Dedicazione e, come Équipe, offrirete una restituzione della fase narrativa in un’assemblea che precederà la celebrazione in Duomo…
In quella domenica ci sarà una restituzione di ciò che ha rappresentato il cammino percorso, attraverso la conversazione spirituale con diverse realtà, proprio per capirsi di più, per comprendere come l’annuncio nel Vangelo possa fecondare le nostre terre. A questo proposito mi piace ricordare che. nel maggio scorso, abbiamo avuto un momento di confronto davvero costruttivo tra le diverse diocesi italiane, perché ci ha permesso di incrociare differenti sensibilità nella logica delle prospettive e delle iniziative possibili. Sarà bello poter approdare alla fase successiva, quella sapienziale, dove si cercherà di consolidare tutto questo lavoro. È cruciale, tuttavia, comprendere che non si tratta di momenti a sé stanti, ma di un cammino, ripeto, caratterizzato da un modo di intendere in ogni attività e realtà del nostro essere Chiesa. Insomma, una sorta di formazione continua che deve renderci più consapevoli delle sfide, ma anche delle progettualità che possiamo mettere in campo. In questo senso è significativo che, in vista del rinnovo dei Consigli pastorali parrocchiali, di Cp e degli Affari economici (26 giugno 2024), si sia invitati a vivere questi mesi in una dinamica sinodale, come ha sottolineato il vicario generale, monsignor Franco Agnesi, l’8 settembre in Duomo.

L’Arcivescovo parla della sinodalità come di uno stile che deve permeare la vita dei cristiani. Voi che vivete questo stesso stile, magari più intensamente di altri per la responsabilità diocesana nell’Équipe, trovate che questa idea stia transitando tra la gente, nel popolo di Dio, che sia accettata?
Per la mia esperienza, penso che emerga soprattutto la gioia di avere un’opportunità – su cui la Chiesa di Milano si sta giocando in pieno, prima con il Sinodo minore Chiesa dalle Genti, poi con i Gruppi Barnaba e le Assemblee sinodali decanali -, di andare al di là di quello che potrebbe rischiare di sembrare solo un ruolo, una delle attività in cui è impegnata la nostra Chiesa o, addirittura, una cosa in più da fare. Il Sinodo mi pare che sia il momento opportuno per fermarsi e riflettere su quanto il nostro essere sinodali in noi e tra noi con una presenza nell’ambito locale, sia frutto di un discernimento che parte da un ascolto interiore che si lascia illuminare e formare nella fede. E questo deve trovare il suo campo di applicazione in quella porzione di Chiesa che si vive. Nel Sinodo si confronteranno tante voci del mondo, esperienze e situazioni diverse a livello universale, ma ogni Chiesa locale sarà in qualche modo protagonista e questo credo che sia una grande opportunità per ciascuno.