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Sirio 09 - 15 dicembre 2024
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Testimonianza

«Se celebriamo insieme l’Eucaristia, perché qualcuno dovrebbe sentirsi straniero?»

Don Tommaso Lentini parteciperà alla Consulta dei migranti in rappresentanza della Zona VI: «Dobbiamo creare una vera comunione, puntando sull’ascolto e sulle relazioni»

di Claudio URBANO

27 Febbraio 2022
Don Tommaso Lentini

«C’è voglia di camminare insieme», assicura don Tommaso Lentini, responsabile della Caritas di Rozzano, che alla Consulta dei migranti parteciperà in rappresentanza della Zona VI, quella di Melegnano. Per ora l’équipe di Zona conta insieme a don Lentini un siriano, un ecuadoregno e due italiani, oltre a un sacerdote missionario, che segue i migranti nel Decanato di Treviglio. «Stiamo facendo un passo alla volta, il primo è creare affiatamento tra noi», frena don Lentini. Bisogna procedere senza fretta, sottolinea, perché l’importante per camminare insieme è puntare sulle relazioni. Nell’équipe, come soprattutto nelle comunità. Per ora la “squadra” di don Lentini sta svolgendo un lavoro preliminare, di monitoraggio. A partire dalla verifica nelle diverse parrocchie di quanti sono, nei percorsi di iniziazione cristiana, i ragazzi di origine straniera.

Le iniziative sul territorio

Sul territorio le occasioni per le diverse comunità non mancano. Ad Abbiategrasso c’è un numeroso gruppo di sudamericani, a Basiglio ogni domenica la comunità filippina si riunisce per la Messa. Alcuni di questi gruppi hanno anche la possibilità di seguire un itinerario spirituale nella propria lingua. E a Rozzano, per esempio, il consiglio pastorale conta due sudamericani. «Si tratta poi di comunicare tutte queste attività, questi appuntamenti secondo ogni nazionalità, in modo che chi lo desidera vi possa partecipare», spiega il sacerdote. L’importante, rimarca, è concentrarsi sul legame con la comunità, iniziando quindi dalle parrocchie: «Penso che la priorità sia curare l’ascolto, le relazioni: partecipando alla Messa domenicale, magari qualcuno deciderà poi di far parte del coro, oppure i genitori vorranno impegnarsi nelle attività dell’oratorio. Non serve creare un grande evento di accoglienza per poter dire “l’abbiamo fatto”, se poi non ci sono le radici».

Con la stessa logica, secondo don Lentini, dovrà muoversi anche la consulta, che «sarà utile solo se avrà un rimando alle parrocchie». Lo stile della comunione potrà aiutare a superare anche il rischio, tra italiani e stranieri, di considerarsi ciascuno come una comunità a sé stante. Perché, «più che avvicinarci gli uni agli altri, dovremmo tutti sentirci a casa», esclama don Lentini, che conclude: «Perché qualcuno dovrebbe sentirsi straniero, se tutti insieme celebriamo l’Eucaristia? Dobbiamo creare una vera comunione in modo che la Chiesa possa crescere e noi possiamo arricchirci a vicenda».