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Sirio 09 - 15 dicembre 2024
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Scola: «La Cresima è un dono,
non una tradizione»

L’Arcivescovo nella Comunità pastorale “Beato Giovanni Mazzucconi e beato Luigi Monza” di Lecco ha amministrato la Cresima a cinquantacinque dodicenni. «Dovete comunicare la bellezza dell’amicizia con Gesù», ha detto

di Annamaria BRACCINI

18 Maggio 2014

I ragazzi della cresima, i loro genitori, le madrine e i padrini, i tanti parenti, gli educatori, le suore, coloro che li hanno accompagnati nell’itinerario di preparazione al Sacramento della Confermazione. È una festa, ma è soprattutto un giorno da vivere nella fede quello che, a Rancio di Lecco, accoglie il Cardinale che amministra la Cresima a giovani della Comunità pastorale, “Beati Giovanni Mazzucconi e Luigi Monza”. Comunità viva e vivace – come nota subito l’Arcivescovo -, che riunisce le tre parrocchie cittadine di San Giovanni Evangelista, Laorca e Rancio, per un totale di circa 7500 fedeli, in una terra dalla religiosità forte, antica e radicata, come è evidente già nell’intitolazione a padre Mazzucconi, nativo di Rancio e a don Monza, per molti anni parroco di San Giovanni.
«I nostri ragazzi della Cresima hanno compiuto il cammino dei Cento giorni richiamato qui, ai piedi dell’altare, da alcuni segni, come la luce e il plastico della “fattoria” arricchita da tanti girasoli che, proprio come i cresimandi, si aprono e si volgono al sole, alla luce del Signore», dice don Emilio Colombo, responsabile della Comunità pastorale. L’Arcivescovo, in un pomeriggio splendido di sole e colori, infatti, sale nella più ampia delle tre parrocchie, “Santa Maria Assunta”, per amministrare la Cresima, appunto, a ben cinquantacinque dodicenni, di cui due di etnia straniera.
Accolto, come sempre, dalla festa dei fedeli e dall’intero paese – sul sagrato suona la banda -, il Cardinale nella sua riflessione, di fronte alla chiesa gremita, sottolinea il significato dell’importante cerimonia che si sta vivendo, rivolgendosi anzitutto agli adulti: «il gesto sacramentale della Confermazione, non è celebrato per guadagnare proseliti o adepti alla Chiesa che è il prolungamento nella storia del vero Dio e del vero uomo che è Gesù.
È Lui che ci accompagna, che ci insegna l’amore, nel riposo, nel lavoro, nella prova, nella malattia e nel dolore morale che viene dagli errori che compiamo. Gesù ci è vicino nel momento dell’educazione dei figli, nel quale occorre mostrare in concreto la direzione del cammino di vita. E ci è, ancora, vicino nella nostra dignità, come donne e uomini capaci di costruire buona società che riduca la forza del male. Dunque la Confermazione e un dono e non una tradizione».
Poi, nell’omelia un secondo “passo”, questa volta rivolto ai cresimandi stessi: «Il Signore, che è morto per noi, innocente sulla croce, è risorto, è vivo in mezzo a noi e ci cammina accanto. Ciò si vede dal dono dello Spirito santo che voi oggi ricevete».
Uno Spirito che si fa compagno di della vita: «Lo Spirito è sopra di noi e tra noi. Con l’Unzione del crisma, lo Spirito prende dimora in noi». La citazione è per il Vangelo giovanneo del giorno e il pensiero per il termine stesso “dimora”, «che indica la forza e l’amicizia della vita nella famiglia. Questo implica che nasca un rapporto personale con Cristo». Non sarete mai più soli se saprete rimanere fedeli, se saprete vivere le tante forme che ci sono in parrocchia, nell’oratorio, nell’Azione Cattolica, negli Scouts…, suggerisce ancora Scola.
Ma come imparare questo amore, questa amicizia, che segna ogni vita e tutta la vita? Qui il discorso si fa paterno.
«Devi iniziare a parlare con Gesù perché Lui ha iniziato a camminare con te. Voi siete come luci, stelle e, dunque, dovete divenire testimoni della bellezza dell’incontro con Gesù». Insomma, la festa vera, quella non solo umana, non è oggi, ma prende il via da domani , «quando parlerete ai vostri amici, comunicando la fede e rimanendo uniti: ecco il senso della Chiesa, della comunità cristiana».
E prima della suggestiva e partecipata liturgia della Confermazione, con la rinnovazione delle promesse battesimali, l’imposizione della mani e la crismazione, un’ultima appello: «Mi raccomando ai genitori, senza il senso di una comunità orientato a Cristo il ragazzo, per quanto bravo, rischia e può perdersi».

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