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Sirio 09 - 15 dicembre 2024
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Società

Quei beni della malavita passati alla “buona vita”

Sabato 11 marzo, a Trezzano, intitolazione a Pio La Torre di una villetta confiscata alla criminalità: accoglierà persone in difficoltà. I precedenti di Albairate e Cisliano

di Claudio URBANO

10 Marzo 2023
I ragazzi della Masseria davanti alla villetta di Trezzano

Viti e tasselli in mano, lunedì 27 febbraio i ragazzi della scuola media Erasmo da Rotterdam di Albairate hanno intitolato una villetta confiscata alla criminalità organizzata a un loro coetaneo, la cui storia è lontana nel tempo, ma non nei sentimenti che ha saputo suscitare. Ora la targa sulla casa di via San Francesco 7 ricorda Giuseppe Letizia, un giovane mandriano fatto morire a 12 anni solo perché “colpevole” di avere assistito all’omicidio del sindacalista Placido Rizzotto a Corleone. Un fatto del 1948 che, per i ragazzi, si unisce dunque ai fatti di oggi. Nella sua nuova destinazione, infatti, la casa ospita ora alcuni profughi ucraini disabili, arrivati in Italia grazie alla San Vincenzo di Abbiategrasso.

Don Massimo Mapelli con una maglietta che riporta una citazione di don Lorenzo Milani

L’unione fa la forza

Don Massimo Mapelli, responsabile Caritas della Zona VI e presidente dell’associazione “Una Casa Anche Per Te”, fa notare che l’intitolazione rappresenta la chiusura del cerchio, per questo bene confiscato già nel 1998 e che da qualche anno era in disuso, prima che vi spendessero nuove energie i ragazzi della Libera Masseria di Cisliano – su impulso sempre di don Massimo – e lo stesso Comune di Albairate. «Abbiamo fatto qualcosa che corrisponde al vero senso dei beni confiscati – nota Mapelli -: togliere questi beni alla criminalità e metterli a disposizione di chi ha più bisogno è ciò che di più bello possiamo farne».

I ragazzi hanno colto le sfaccettature e l’importanza della giornata: «Ci siamo accorti che la vita là fuori non è tutta rose e fiori, ma c’è qualcuno che lotta ogni giorno per il futuro del nostro Paese e per sconfiggere la criminalità», ha scritto uno studente. E ancora: «Il lavoro ci ha fatto capire che la mafia si può sconfiggere solo se si è uniti».

È un lavoro corale, dunque, quello che dà nuova vita ai beni confiscati. Un tema ineludibile nel sud-ovest milanese, dove questi beni sono uno ogni mille abitanti. Ma che si può affrontare, ne è certo don Mapelli, «se sul territorio si crea una rete forte. Allora, nonostante le difficoltà burocratiche, non si resta soli, e ci sono tutti gli strumenti per seguire l’iter di questi beni». Un tema tanto importante che anche l’Arcivescovo se ne è voluto interessare in prima persona: insieme al Prefetto, al magistrato Alessandra Dolci (capo della Direzione distrettuale antimafia di Milano) e a Nando dalla Chiesa, nei mesi scorsi monsignor Delpini ha promosso un incontro con i preti dei decanati di Abbiategrasso e di Cesano Boscone, per parlare di come il territorio sia segnato dalla criminalità organizzata. Come ad Albairate, anche in questo caso il lavoro ha portato a un impegno concreto.

Per chi ha più bisogno

La data da ricordare è sabato 11 marzo, quando a Trezzano sul Naviglio, in via Boccaccio 88, alle 10, verrà inaugurata la “Casa Pio La Torre”. Anche questo un bene sottratto alla criminalità, che si è voluto intitolare a chi ha previsto per legge la confisca dei beni della mafia. All’inaugurazione interverrà il figlio, Franco La Torre, insieme al prefetto Renato Saccone, al Vicario generale della Diocesi monsignor Franco Agnesi, al direttore della Caritas Luciano Gualzetti e al sindaco di Trezzano Fabio Bottero, Quest’ultimo consegnerà un riconoscimento ai tanti ragazzi che con il loro impegno hanno dato nuova vita a questa casa, destinata anch’essa a chi ha più bisogno, dando una risposta concreta alle tante storie di difficoltà raccolte dai Centri di ascolto Caritas.

Don Massimo Mapelli con Nando dalla Chiesa (a sinistra) durante un incontro pubblico alla Masseria

Per la ristrutturazione dell’immobile, tra i diversi contributi, sono stati impiegati anche 35 mila euro provenienti dai fondi dell’8×1000, erogati recentemente. Al primo piano ci saranno gli alloggi per l’accoglienza temporanea di uomini soli, mentre nella grande taverna troveranno posto servizi di bassa soglia: le docce, un servizio di parrucchiere e uno di biancheria. Perché, evidenzia don Mapelli, «ai nostri Centri spesso si rivolgono persone che vivono in baracche, o in strutture temporanee; oppure in case dove le utenze sono staccate. Quindi c’è l’esigenza di fare una doccia calda, c’è il bisogno di qualcuno che ti tagli i capelli, che si prenda cura di te, che ti dica che tu conti, che sei importante». A maggior ragione, ammonisce il sacerdote, «in un periodo in cui, drammaticamente, sembra non faccia più scalpore la morte di chi vive in strada».

Giovedì 16 marzo, infine, un altro importante appuntamento sarà alla Libera Masseria di Cisliano, il più grande (coi suoi 10 mila metri quadri) dei beni affidati a don Mapelli e alla sua onlus «Una Casa Anche Per Te». L’architetto Stefano Boeri presenterà il progetto – finanziato da Regione Lombardia – per riportare la Masseria (che già nei suoi spazi ospita famiglie in difficoltà, oltre agli incontri su legalità e giustizia sociale) anche alla sua destinazione originaria di ristorante. Diventerà una scuola di cucina, un luogo di formazione al lavoro, anticipa don Mapelli, che osserva: «Per passare dalla malavita alla “buona vita” c’è bisogno che le migliori espressioni professionali del territorio si uniscano». Come hanno scritto i ragazzi di Albairate, la criminalità si sconfigge solo insieme.