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Anniversario

Quarant’anni dopo, la carità di fra Cecilio continua

Il religioso cappuccino, Venerabile dal 2018, è morto a Bergamo il 10 aprile 1984; i confratelli di viale Piave a Milano lo ricordano alla Messa delle 18 di sabato 13 aprile

di Emilia FLOCCHINI

11 Aprile 2024
Fra Cecilio

«Lo sai che il Signore ti vuole bene?». Una frase che, come un ritornello, si sentiva ripetere chiunque passava dalla portineria del convento cappuccino del Sacro Cuore, in viale Piave 2 a Milano, da parte di fra Cecilio Maria da Costa Serina: valeva per i poveri che facevano la fila, muniti di recipienti di fortuna, per ricevere un po’ di minestra, ma anche per i benefattori di un’opera che, col passare degli anni, diventava sempre più accogliente.

Un frate nel cuore di Milano

Venerabile dal 2018, fra Cecilio è uno di quei personaggi che, per citare il cardinale Martini alla chiusura della sua inchiesta diocesana, hanno scritto «una pagina di carità nella storia della Chiesa di Milano».

Non veniva però dai nostri territori, ma dalla Val Brembana, precisamente da Nespello, frazione di Costa Serina, dov’era nato il 7 novembre 1885 col nome di Antonio Pietro Cortinovis. Aveva lasciato il paese natale e la vita del contadino per seguire la vocazione che gli aveva prospettato il suo parroco, ma il suo arrivo nel convento comunemente detto “di Monforte” rimonta al 29 aprile 1910, l’anno dopo la professione dei voti semplici (avrebbe professato quelli perpetui il 2 febbraio 1918).

Fu consapevole nella scelta di non essere sacerdote, ma il suo amore per l’Eucaristia era ugualmente intenso: ne ha lasciato traccia in molti scritti spirituali, come quelli in cui accenna alla «luce divina» in cui si sentì immerso il 5 luglio 1922.

Tra i suoi numerosi incarichi come fratello laico c’era quello di questuante: in quel modo, poté rendersi conto delle crescenti povertà a Milano, prima per via della guerra, poi della crisi economica del 1929. Riuscì anche ad avvicinare molti che, per varie ragioni, non frequentavano la Chiesa.

L’Opera San Francesco e il monumento di corso Concordia

Il 23 febbraio 1959 fu posta la prima pietra dell’Opera San Francesco per i Poveri (OSF), mediante il sostegno economico dell’industriale Emilio Grignani. In questo modo, il religioso vide esaudito un grido del suo cuore, elevato a Gesù quando vide i poveri aspettare il pranzo anche sotto la pioggia.

C’è però un altro segno che lo rende ancora vicino, come quando trascorreva in chiesa intere notti in preghiera, specie durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale. È il monumento a San Francesco d’Assisi in corso Concordia, inaugurato nel 1926: non solo perché fra Cecilio si diede di nuovo alla questua per ottenere i fondi necessari, ma perché lo scultore Domenico Trentacoste volle dare proprio il suo volto al santo.

La Messa per ricordarlo

Fra Cecilio ha lasciato Milano due anni prima della morte, avvenuta il 10 aprile 1984 nell’infermeria del convento di Bergamo. Il suo corpo vi è tornato tre giorni dopo, per i funerali; sepolto inizialmente al cimitero di Musocco, dal 31 maggio 1989 riposa nella chiesa del Sacro Cuore annessa al convento, a destra dell’entrata.

Proprio nella chiesa di viale Piave, nella Messa di sabato 13 aprile alle 18, la comunità dei Frati Cappuccini, i responsabili e volontari di OSF e gli Amici di Fra Cecilio ricorderanno la sua vita luminosa, pregando anche perché, tra le tante grazie che ancora oggi gli vengono attribuite, una possa essere considerata il miracolo che apra la via alla sua beatificazione.