Sono 95 i quattordicenni del decanato di Azzate (Varese) che si trovano con gli altri 7 mila ragazzi a Roma per il pellegrinaggio tradizionale in vista della Professione di fede. Entusiasmo e gioia sono le parole chiave che raccontano lo spirito con cui stanno affrontando questo momento.
«Per me era un’occasione che non volevo farmi scappare», dice Alberto, 13 anni, di Daverio. È certo il ragazzo che al termine di questa esperienza «la mia fede ne uscirà rafforzata».
Carmen è invece di Gazzada. Per lei i motivi di felicità si mescolano: «Ho cambiato parrocchia da un anno – spiega – dove mi trovavo prima la professione di fede non si faceva. Io però avevo desiderio di farla e sono contenta che nella mia nuova parrocchia si possa fare». Carmen è «felicissima di aver potuto visitare Roma, che è una città stupenda, una delle più belle che abbia mai visitato».
Ma un fattore importantissimo che ha reso speciale questa esperienza per la ragazza è «aver potuto vivere questa esperienza con persone straordinarie, che sono i miei amici, a cui voglio davvero bene».
Dodici anni, Asia di Azzate racconta come la visita a Roma stia aiutando lei e i suoi amici a comprendere meglio il percorso di fede che stanno facendo in parrocchia: «Qui possiamo capire meglio le vicende di testimoni della fede come Pietro, il modo in cui avevano scelto di vivere». Ha fatto molte foto ed è rimasta colpita dalla Basilica di San Paolo fuori le mura.
L’esperienza del pellegrinaggio dei quattordicenni si rinnova ogni anno. L’educatrice Concetta De Santis dice che «al di là della bellezza della città, quello che fa emozionare tantissimo è l’entusiasmo che i ragazzi hanno nei nostri confronti. Stanno bene con noi, ci cercano per essere aiutati e supportati a comprendere quello che stanno vivendo».
Con il gruppo del decanato di Azzate c’è anche il responsabile, il sacerdote don Marco Manenti: «In esperienze come queste i ragazzi si rendono conto di fare parte di un mondo più grande, vedono gli altri ragazzi della loro età che testimoniano la fede. Sono sempre in parrocchia o in decanato altrimenti». Non solo: «È anche un’occasione per conoscere meglio le grandi figure che testimoniarono l’amicizia con Gesù. Oggi come ieri chiediamo ai ragazzi di buttarsi in prima persona nel “giocarsi” in questa testimonianza».