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Missione

«Noli, sacerdote carismatico e paziente»

Il «fidei donum» ambrosiano scomparso nei giorni scorsi nel ricordo del confratello don Claudio Mainini, che lo affiancò e poi lo avvicendò ad Haiti, dove fu artefice di importanti progetti sociali ed educativi:  «Sapeva cogliere i bisogni del territorio facendosi prossimo alla popolazione»

di Lorenzo GARBARINO

25 Maggio 2025
Don Giuseppe Noli

Scomparso venerdì 16 maggio a quasi 85 anni (li avrebbe compiuto il 13 giugno), da alcune settimane don Giuseppe Noli era tornato in Italia dalla sua missione in Niger, dove operava da più di dieci anni come fidei donum. La sua vita si può suddividere in due capitoli: ordinato sacerdote in Duomo nel 1964, per 25 anni era stato Vicario parrocchiale ad Abbiate Guazzone e incaricato della Pastorale del Lavoro per la Zona di Varese; dal 1989 per lui era cominciata una seconda vita ai quattro angoli del mondo. Fino al 2003 è stato parroco e fidei donum in Perù, per poi affrontare una seconda esperienza ad Haiti fino al 2014. Dal 2015 era in Niger. L’Arcivescovo, in un messaggio inviato in suo ricordo, lo ha descritto come un «instancabile comunicatore del Vangelo, (che) ha percorso molti sentieri tra le case dei poveri, ha desiderato essere presenza sorridente nei posti dove è più pericolosa la vita e disagiate le condizioni. È stato un testimone di quella fede che si consegna al Signore, senza riserve e senza paura. Ha condotto una vita austera e felice, è stato una proposta di conversione per noi, con il fascino dell’amicizia».

Don Claudio Mainini ha conosciuto don Noli nel 2013, alcuni mesi prima di avvicendarlo nella missione ad Haiti: «È stato un sacerdote carismatico, profondamente immerso nella vita e nei problemi della comunità. Era giunto ad Haiti in un momento in cui la parrocchia era priva di guida, e in dieci anni aveva riorganizzato tutte le attività pastorali e sociali, conquistando la stima della popolazione locale».

Don Giuseppe Noli (con il berretto rosso) mostra il progetto idrico realizzato ad Haiti all’allora Vicario generale monsignor Mario Delpini

Nei mesi convissuti ad Haiti, don Mainini lo ricorda come una persona capace di cogliere i bisogni del territorio. Come per esempio la costruzione di scuole, di una chiesa e in particolare di un acquedotto: la zona in cui svolgeva il suo ministero, infatti, era situata su un altipiano dove la popolazione locale, circa 20 mila persone, soffriva per la mancanza d’acqua e per rifornirsi era costretta a percorrere chilometri su terreni impervi. «Grazie a una sua intuizione – racconta Mainini – di notte l’acqua delle sorgenti veniva raccolta in cisterne, per poi essere trasportata con l’ausilio di dieci pompe fino all’altopiano e distribuita in diversi punti del villaggio nel pomeriggio. L’intervento è stato possibile anche grazie all’aiuto di alcuni ingegneri di Abbiategrasso, che lui conosceva. Portando l’acqua anche a scuole e ospedali, ha rivoluzionato la vita del paese, non solo a livello infrastrutturale. Il progetto ha promosso una nuova consapevolezza del bene comune».

Oltre all’acqua, don Mainini ricorda il lavoro di Noli nell’educazione e in un progetto pionieristico per l’inclusione dei disabili, spesso abbandonati, che con la fidei donum laica Maddalena Boschetti lo portò a fondare un’associazione che prende il nome del primo bambino disabile da lui incontrato: «Tutto ciò è stato possibile grazie al carisma di don Noli: la sua capacità di ascoltare, di farsi prossimo, di coinvolgere anche i più fragili, ha lasciato un’impronta profonda nella comunità. La sua forza stava nell’entrare in punta di piedi e con profondo rispetto, anche nei momenti di attrito culturale. Mi ha insegnato che i cambiamenti non avvengono subito, ma ci vuole pazienza, e poi ancora pazienza, e poi ancora pazienza e poi, ancora una volta, tanta altra pazienza».