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Sirio 09 - 15 dicembre 2024
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Intervista

«Nella Romania interreligiosa
un modello per l’Europa»

A conclusione del suo viaggio l’Arcivescovo sottolinea la storia di “mescolamento” della Transilvania e la capacità delle comunità religiose di interloquire tra loro e col mondo civile

6 Giugno 2013

Un’esperienza significativa per approfondire la riflessione sullo spazio che la religione può occupare all’interno di una società plurale: così l’Arcivescovo di Milano, cardinale Angelo Scola, si è espresso ai microfoni di Radio Marconi (l’intervista integrale in onda alle 18.40, ndr) a conclusione del suo viaggio in Romania, durante il quale ha ricevuto il titolo di Doctor Honoris Causa dall’Università di Cluj in Transilvania.

Un’università pubblica, ma che che dispone al suo interno di ben quattro Facoltà teologiche. «Un caso unico al mondo, che è anche il riflesso della storia singolare di questa terra, fin dall’antichità luogo di “mescolamento” di popoli (romeni, tedeschi, ungheresi…) – ha sottolineato l’Arcivescovo -. Dopo la caduta del comunismo, in università è nato un interessante spazio di dialogo interreligioso. E c’è anche un Centro ecumenico guidato a turno dai responsabili delle Facoltà, con un grande lavoro di ricerca svolto con gli studenti. Da questo punto di vista rappresenta un “paradigma” per il tentativo di convivenza interreligiosa che tutta l’Europa è chiamata a compiere». «Dobbiamo vivere insieme, non possiamo farne a meno – ha ribadito il Cardinale -, ponendo a confronto i rispettivi stili di vita per tendere a un riconoscimento reciproco che consenta una condivisione di beni materiali e spirituali».

Nella sua tre-giorni romena l’Arcivescovo ha incontrato, tra gli altri, i vescovi cattolici e il metropolita ortodosso e ha celebrato una Santa Messa e i Vespri in ambrosiano: «Ho avuto la percezione di una grande vitalità, sia pure attraversata da molte sofferenze, soprattutto durante il comunismo, quando diversi vescovi furono imprigionati e divennero martiri. Ho notato anche una notevole capacità di interlocuzione delle diverse Chiese col mondo civile. Un modello per l’Europa anche in questo senso». L’Arcivescovo ha molto apprezzato l’attenzione delle comunità cristiane all’ambito educativo, con un rilevante contributo dell’Azione Cattolica, l’impegno della Caritas locale e la sensibilità per la storia e la tradizione: «C’è la cura a non disperdere la lezione dei santi e dei martiri, pur facendosi carico di un nuovo stile di testimonianza in una società consumistica e in parte secolarizzata».

Scola è anche intervenuto sui pregiudizi che accompagnano i romeni in Italia, metà di grande immigrazione dall’Est europeo: «Il fatto che colpe di singoli portino a un giudizio generalizzato sul popolo li ferisce… Questo è anche il frutto dell’immigrazione massiccia e rapida che l’Italia ha subìto, a differenza di altri Paesi europei. È occorso del tempo per assimilare questa nuova realtà e soprattutto per guardarla nell’ottica di un abbraccio cristiano e solidale. Ma ora il problema è senz’altro meno acuto».

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