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Speciale

La scomparsa di monsignor Giudici

Sirio 09 - 15 dicembre 2024
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Intervista

Merisi: «Giudici aveva una grande capacità di amicizia cristiana»

Il Vescovo emerito di Lodi ricorda gli anni di collaborazione durante l’episcopato del cardinale Martini: «Sapeva sempre creare un clima di rispetto vicendevole. Ci accomunava l’attenzione alla partecipazione dei laici al cambiamento delle nostre comunità»

di Annamaria BRACCINI

22 Gennaio 2024
Monsignor Giudici con il cardinale Martini sul Mar Morto nel 2004

Amici per decenni, collaboratori, sacerdoti ambrosiani impegnati in tanti ruoli ecclesiali, anche di vertice nel governo della Diocesi, legati dalla comune passione per una Chiesa capace di valorizzare il ruolo dei laici in un momento di profondo cambiamento. Monsignor Giuseppe Merisi, Vescovo emerito di Lodi, così ricorda monsignor Giovanni Giudici: «Un confratello di grande umanità e un amico sincero».

Quando vi siete conosciuti?
È stato all’interno dell’Azione Cattolica diocesana, ma prima anche un poco più da lontano perché, essendo entrambi preti ambrosiani, già avevamo avuto modo di conoscerci. La collaborazione stretta, però, si realizzò per diversi anni nell’Ac come assistenti diocesani, lui già dal 1971 per i giovani e io dal 1978 assistente generale. Ricordo la convivenza con gli altri assistenti a Milano, in via Torino, presso la comunità San Natale della parrocchia di San Giorgio al Palazzo. Abbiamo collaborato anche per convegni diocesani promossi durante l’episcopato del cardinale Giovanni Colombo. Successivamente, alla metà degli anni Novanta, quando don Giovanni era Vicario generale con il cardinale Martini, io ero divenuto Vicario episcopale per la Zona III. 

Qual è il suo ricordo personale di monsignor Giudici?
La sua grande capacità di amicizia cristiana, mantenuta anche quando ormai ero Vescovo di Lodi e si erano diradate le occasioni di incontro. Tuttavia, sapeva sempre creare un clima di collaborazione e di rispetto vicendevole.

Come erano gli anni trascorsi sotto l’episcopato del cardinale Martini?
Furono anni di collaborazione stretta, molto vivaci, ma nel rispetto di tante valutazioni diversificate ai tempi di Martini; anni di ascolto, di condivisione vissuta anche nei dopocena. Facevamo sintesi, anche quando – e capitava speso – non era cosa facile, vista la complessità delle situazioni. Nell’arcivescovo Martini tutti noi collaboratori sapevamo di trovare un punto di riferimento importante che, alla fine, consentiva una valutazione unitaria. Per monsignor Giudici e per me, inoltre, c’era il riferimento fondamentale e il legame con il mondo delle associazioni e dei movimenti. In questo contesto direi che condividevamo l’attenzione al laicato e ci era particolarmente caro il tema della partecipazione dei laici al cambiamento delle nostre comunità, sia nel consesso diocesano, sia sul territorio. Abbiamo sempre cercato di trovare una sintesi che fosse utile per la Diocesi, per le persone, per il loro cammino umano ed ecclesiale, per il domani della nostra Chiesa.

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