«Sono stato scelto senza alcun merito e, con timore e tremore, vengo a voi come un fratello che vuole farsi servo della vostra fede e della vostra gioia, camminando con voi sulla via dell’amore di Dio, che ci vuole tutti uniti in un’unica famiglia». È il “biglietto da visita” di Leone XIV, primo Papa nordamericano e agostiniano della storia della Chiesa, che ha iniziato oggi ufficialmente il suo ministero petrino di Vescovo di Roma, dopo l’elezione dell’8 maggio scorso.
Dal Conclave, ha rivelato il Pontefice, «arrivando da storie e strade diverse, abbiamo posto nelle mani di Dio il desiderio di eleggere il nuovo successore di Pietro, il Vescovo di Roma, un pastore capace di custodire il ricco patrimonio della fede cristiana e, al contempo, di gettare lo sguardo lontano, per andare incontro alle domande, alle inquietudini e alle sfide di oggi».
Oltre 4 mila, tra cardinali, vescovi e sacerdoti, i concelebranti, circa 150 mila i fedeli presenti in piazza San Pietro, e nell’area circostante. Con loro anche oltre 150 delegazioni ufficiali. Tra i rappresentanti delle altre religioni, musulmani, induisti, sikh, zoroastriani e giansenisti. Presente anche il rettore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore Elena Beccalli in rappresentanza dell’intera famiglia dell’Ateneo.

L’omelia
Due le parole chiave dell’omelia (leggi qui il testo integrale), di puro stampo agostiniano, pronunciata in piazza San Pietro: «Amore e unità».
A fare da architrave all’omelia del nuovo successore di Pietro sono state infatti due citazioni del vescovo di Ippona: la prima – «ci hai fatti per te, e il nostro cuore non ha posa finché non riposa in te» – è la frase più celebre delle Confessioni. La seconda ha a che fare con il volto della Chiesa del futuro: «La Chiesa consta di tutti coloro che sono in concordia con i fratelli e che amano il prossimo».
Il Papa ha scelto proprio queste ultime parole di Sant’Agostino per rivelare il suo «primo grande desiderio», che vorrebbe fosse anche il nostro: «Una Chiesa unita, segno di unità e di comunione, che diventi fermento per un mondo riconciliato».

L’altra citazione emblematica dello stile del pontificato, posta a suggello finale dell’omelia a commento di un passo della Rerum novarum di Leone XIII, suona come un mandato: «Con la luce e la forza dello Spirito Santo, costruiamo una Chiesa fondata sull’amore di Dio e segno di unità, una Chiesa missionaria, che apre le braccia al mondo, che annuncia la Parola, che si lascia inquietare dalla storia, e che diventa lievito di concordia per l’umanità», l’identikit della comunità ecclesiale, sotto forma di auspicio: «Insieme, come unico popolo, come fratelli tutti, camminiamo incontro a Dio e amiamoci a vicenda tra di noi».
«In questo nostro tempo, vediamo ancora troppa discordia, troppe ferite causate dall’odio, dalla violenza, dai pregiudizi, dalla paura del diverso, da un paradigma economico che sfrutta le risorse della Terra ed emargina i più poveri – la denuncia di Leone XIV -. E noi vogliamo essere, dentro questa pasta, un piccolo lievito di unità, di comunione, di fraternità. Noi vogliamo dire al mondo, con umiltà e con gioia: guardate a Cristo! Avvicinatevi a Lui! Accogliete la sua Parola che illumina e consola! Ascoltate la sua proposta di amore per diventare la sua unica famiglia: nell’unico Cristo siamo uno».

Il programma
«E questa è la strada da fare insieme, tra di noi ma anche con le Chiese cristiane sorelle, con coloro che percorrono altri cammini religiosi, con chi coltiva l’inquietudine della ricerca di Dio, con tutte le donne e gli uomini di buona volontà, per costruire un mondo nuovo in cui regni la pace – il programma del pontificato -. Questo è lo spirito missionario che deve animarci, senza chiuderci nel nostro piccolo gruppo né sentirci superiori al mondo; siamo chiamati a offrire a tutti l’amore di Dio, perché si realizzi quell’unità che non annulla le differenze, ma valorizza la storia personale di ciascuno e la cultura sociale e religiosa di ogni popolo».

«Pescare l’umanità per salvarla dalle acque del male e della morte», l’immagine iniziale che ci porta sul lago di Tiberiade, dove Gesù aveva iniziato la sua missione chiamando Pietro e gli altri primi discepoli a essere come Lui pescatori di uomini. «Gettare sempre e nuovamente la rete per immergere nelle acque del mondo la speranza del Vangelo, navigare nel mare della vita perché tutti possano ritrovarsi nell’abbraccio di Dio», la missione di Pietro anche oggi, perché anche oggi, a Pietro, «è affidato il compito di amare di più e di donare la sua vita per il gregge», senza mai «catturare gli altri con la sopraffazione, con la propaganda religiosa o con i mezzi del potere».
«Pascere il gregge senza cedere mai alla tentazione di essere un condottiero solitario o un capo posto al di sopra degli altri, facendosi padrone delle persone a lui affidate», il monito di Leone XIV: a Pietro, al contrario, «è richiesto di servire la fede dei fratelli, camminando insieme a loro: tutti, infatti, siamo costituiti “pietre vive” (1Pt 2,5), chiamati col nostro Battesimo a costruire l’edificio di Dio nella comunione fraterna, nell’armonia dello Spirito, nella convivenza delle diversità».

«Fratelli, sorelle, questa è l’ora dell’amore!», la conclusione dell’omelia, subito dopo l’imposizione del Pallio e la consegna dell’Anello del Pescatore, cui ha fatto seguito l’atto di obbedienza al nuovo Pontefice da parte di 12 rappresentanti delle categorie del popolo di Dio. “W il Papa e “Papa Leone”, le ovazioni festose, unite agli applausi, che hanno salutato papa Prevost nel suo primo giro della piazza – prima della messa – in papamobile, dall’Arco delle Campane fino a piazza Pia passando lungo via della Conciliazione.
Il Regina Caeli
«Durante la Messa ho sentito forte la presenza spirituale di papa Francesco, che dal cielo ci accompagna», ha rivelato Leone XIV durante il Regina Caeli recitato sul sagrato al termine della messa di inizio pontificato. In primo luogo, papa Prevost ha ringraziato tutti i fedeli convenuti da Roma e alle altre parti del mondo per questa celebrazione, e ha espresso «gratitudine» alle numerose delegazioni ufficiali presenti e ai rappresentanti delle Chiese e comunità ecclesiali e delle altre religioni. Un «caloroso saluto alle migliaia di pellegrini convenuti in occasione del Giubileo delle Confraternite. Vi ringrazio, perché mantenete vivo il grande patrimonio della pietà popolare», l’omaggio del Papa.
«Nella gioia della fede e della comunione, non possiamo dimenticare i fratelli e le sorelle che soffrono a causa delle guerre a Gaza -l’appello del Papa -. I bambini, le famiglie, gli anziani sopravvissuti sono ridotti alla fame». «La martoriata Ucraina attende finalmente negoziati per una pace giusta e duratura» l’auspicio. «Nel Myanmar nuove ostilità hanno spezzato giovani vite innocenti», ha deplorato inoltre Leone XIV. «Mentre affidiamo a Maria il servizio del vescovo di Roma, pastore della Chiesa univerasle – ha concluso il Pontefice – dalla barca di Pietro guardiamo a lei, Stella del Mare, madre del Buon Consiglio, come segno di speranza. Imploriamo dalla sua intercessione il dono della pace, il sostegno e il conforto per di chi soffre, la grazia per tutti noi di essere testimoni del Signore Risorto».




