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Un voto per il futuro dell’Europa

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Seveso

L’Arcivescovo al Consiglio pastorale: «Europa, chi ci crede diffonda l’idea»

L’ottava sessione dell’organismo dedicata alla «casa comune», tra il percorso fatto fin qui e le sfide attuali anche nell’ottica delle prossime elezioni. Approvato all’unanimità un documento che monsignor Delpini ha esortato a promuovere in tutte le sedi

di Lorena CESARIN CASTELLI Membro della Giunta del Consiglio pastorale diocesano

2 Marzo 2024

«Chiamati a ridestare la coscienza dell’Europa. Sull’Europa, il suo futuro e il suo ruolo nel mondo. La responsabilità dei cristiani cittadini europei»: questo il tema della VIII sessione del Consiglio pastorale diocesano, svoltosi al Centro pastorale di Seveso tra sabato 24 e domenica 25 febbraio.

Nelle settimane precedenti i consiglieri avevano ricevuto vari materiali su cui potersi preparare personalmente. Ognuno di loro si è poi confrontato con il Vicario e gli altri membri della propria Zona pastorale e ha ricevuto le sintesi di tutte e sette le Zone.

Nel pomeriggio di sabato 24, dopo l’introduzione e i saluti dell’Arcivescovo, c’è stato l’intervento formativo di padre Giuseppe Riggio sj, direttore della rivista Aggiornamenti sociali, su «Storia, aspettative e orizzonti futuri». In modo sintetico e appassionato ha fatto un excursus sulle origini dell’Europa, con i valori e il percorso dei padri fondatori: il cammino fatto fin qui, tra luci e ombre, e il presente con tutte le sfide attuali, non ultime le prossime elezioni.

Subito dopo sono iniziati i lavori di gruppo. I 90 consiglieri, insieme a diversi Vicari episcopali presenti, hanno lavorato fino a sera in maniera serrata, partecipata e propositiva, con metodo sinodale, usando come” griglia” di riflessione la lettera del Santo Padre del 22 ottobre 2020, indirizzata al cardinale Parolin, Segretario di Stato vaticano, in occasione di alcuni anniversari dei rapporti tra Santa Sede, Unione Europea e Consiglio d’Europa. Nel documento, dal titolo «Quale Europa sogniamo per il futuro?», il Papa declinava i “sogni” in cinque percorsi: le radici dell’Europa, Europa, ritrova te stessa; il “sogno” di un’Europa amica della persona e delle persone; il “sogno” di un’Europa che sia una famiglia e una comunità; il “sogno” di  un’Europa che sia solidale e generosa, luogo accogliente e ospitale; il “sogno” di un’Europa sanamente laica.

I risultati sono stati di grande ricchezza sia per gli apporti culturali e le istanze critiche, ma costruttive, sia per le esperienze e le testimonianze pastorali. La commissione preparatoria – presieduta da Andrea Villa, presidente delle Acli milanesi -, incaricata di predisporre i lavori nei mesi precedenti, è stata chiamata a fare sintesi di tutte le istanze e a stilare una proposta di documento da condividere poi in assemblea, per essere ridiscusso e arricchito. Per i componenti della commissione è stato un impegno lungo (anche notturno), complesso, attento ai particolari per non disperdere le varie sollecitazioni e comporle, almeno nelle intenzioni, con armonia e coerenza.

Il “caminetto serale” dopocena – tradizionale spazio per approfondimenti o aggiornamenti – è stato animato da una rappresentanza di giovani di varie realtà ecclesiali che hanno delineato cos’è per loro l’Europa. Con accenti diversi hanno parlato di esperienze in Erasmus, di volontariato, di rapporti con studenti di varie università europee, e a più voci hanno raccontato come l’Europa è per loro «casa», in questo differenziandosi magari dal sentire di qualche adulto. Il loro fresco l’entusiasmo, però, ha coinvolto tutti.

La domenica mattina è stato presentato il lavoro di sintesi e i consiglieri hanno avuto l’opportunità di fare interventi personali per integrare, proporre modifiche, offrire ulteriori riflessioni sia riguardo al contenuto, sia riguardo alla sua diffusione in Diocesi, in realtà ecclesiali ed extra ecclesiali.

Da ultimo il documento, messo ai voti, è stato approvato all’unanimità e consegnato all’Arcivescovo, che ha poi concluso i lavori ringraziando per quanto era stato fatto e portando varie riflessioni finali. Ha anche sollecitato tutti i consiglieri a farsi promotori di informazione su quanto emerso dai lavori presso le varie realtà ecclesiali e civili, nei propri ambienti, perché un documento, seppur ben redatto, per arrivare allo scopo, non deve rimanere nei plichi in giacenza, ma ha necessità di avere gambe che lo portino e la faccia di chi lo presenta e ci crede in prima persona.