Percorsi ecclesiali

Proposta pastorale 2023-2024

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Educazione affettiva

La scuola può insegnare ad amare? Seveso risponde di sì

Alla “Pier Giorgio Frassati” il percorso “Teen Star”, rivolto a ragazzi di seconda e terza media, approfondisce l’esperienza nelle sue dimensioni fisica, emozionale, spirituale, relazionale e sociale: «Li accompagniamo aiutandoli a trovare le risposte».

di Claudio URBANO

9 Ottobre 2023

In una classe di scuola si può apprendere qualcosa sulla sessualità? Si può comprendere qualcosa della propria sfera affettiva? Certo parlarne ai ragazzi «non è come insegnare le tabelline, che si imparano una volta per tutte. Perché nella sfera affettiva si evolve e si “impara” lungo tutta la vita. Bisogna allora avere la pazienza di trovare tempi e modi giusti per dialogare». Reagisce così il professor Alfredo Marchisio, preside della scuola media “Pier Giorgio Frassati” di Seveso, all’invito che nella sua Proposta pastorale (vai allo speciale) l’Arcivescovo rivolge alle scuole – a partire da quelle di ispirazione cattolica – perché accompagnino i ragazzi ad «imparare ad amare».

Un’esigenza, testimonia Marchisio, «che le stesse famiglie esprimono, perché si accorgono che i ragazzi sono esposti a un’erotizzazione molto anticipata, a partire dalla pubblicità fino ai film, compresi quelli di animazione». Un mondo in cui i ragazzi sono dunque immersi, con i social che spesso anticipano l’esperienza diretta con i coetanei. C’è, però, anche il desiderio dei ragazzi di non fermarsi alla superficie, di comprendere il significato delle proprie esperienze, o di quanto vedono in rete.

Marchisio lo testimonia da una prospettiva privilegiata. Circa due terzi dei suoi studenti, tra la seconda e la terza media, sceglie liberamente di partecipare al percorso “Teen Star”, un corso di educazione affettiva e sessuale che, in sintonia con la visione personalista e cristiana, non tralascia nessun aspetto dell’esperienza. Si considerano la dimensione fisica così come quella emozionale, e poi ancora il lato spirituale e l’aspetto relazionale e sociale: le cinque punte di una stella che rappresenta il vissuto di ciascuno.

«Spiegare la nostra dimensione biologica significa – esemplifica Marchisio – parlare dell’aspetto endocrino e neuropsicologico, prima di arrivare alla sfera emotiva e affettiva. Così i ragazzi possono maturare domande, e comprendere meglio alcune dinamiche della propria sessualità». Scoprono stupiti, racconta Marchisio, quanto nella sfera sessuale e affettiva sia diverso il modo di comunicare maschile e femminile: più “visivo” e più portato al contatto fisico quello dei maschi, più emotivo e relazionale quello delle ragazze. «Potersi confrontare su questo – testimonia il docente – per loro è un’occasione di crescita».

C’è poi la riflessione su alcuni modelli con cui i ragazzi entrano in contatto: «In aula c’è un clima di libertà, e se molti, purtroppo, hanno accesso al porno, non ne fanno mistero e fanno domande su quello che vedono». E dunque: perché gli attori scelgono questo lavoro? È tutto vero ciò che si vede, o c’è una finzione di cui essere consapevoli? I docenti possono dunque rilanciare alcune domande: che emozioni suscita la pornografia? Che emozioni suscitano alcune scene? L’importante – sottolinea Marchisio – è accompagnare i ragazzi senza anticipare le risposte, ma aiutandoli a trovarle». I ragazzi possono arrivare, così, a esprimere le domande più alte, naturalmente con tutta la spontaneità della loro età. E dunque, spiega il docente, «si chiedono se esiste l’amore o perché ci si separa, ma riflettono anche cosa differenzia una relazione vissuta in modo utilitaristico da un rapporto che riesce a valorizzare tutti gli aspetti della persona».

«È un percorso in cui siamo all’inizio, su cui c’è ancora molto lavoro da fare», riflette Marchisio. «Ma – è l’appello al mondo degli adulti – di questi temi si po’ e si deve parlare».