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Milano

La parrocchia della Chinatown
che mostra il volto bello di Milano

Il cardinale Angelo Scola ha celebrato la messa alla Trinità, accanto a via Paolo Sarpi, in occasione dei 50 anni dall’avvio del cantiere della parrocchiale. «Con la ricchezza delle vostre iniziative continuate ad essere Chiesa in uscita incontro all’umano»

di Filippo MAGNI

13 Dicembre 2014

Qui si fa la Milano del futuro. Via Giusti, parallela di via Paolo Sarpi, piena chinatown milanese. Il cardinale Angelo Scola celebra la messa nella parrocchia della Trinità, dove è stato invitato per ricordare i 50 anni dalla posa della prima pietra di quella che oggi è una chiesa piena di oltre 700 fedeli.

“È per me una gioia – afferma Scola nell’omelia – celebrare la messa in questa zona di Milano che da tanti anni sta mostrando il volto bello della città”. Vale a dire “la capacità di apertura a persone provenienti da diverse etnie, diverse culture e diverse civiltà”. Il riferimento, precisa l’arcivescovo, è “in particolare ai fratelli cinesi: portano tra noi una civiltà antichissima che ancora dobbiamo riuscire a capire nella sua pienezza”. Pochi di questi ultimi siedono in chiesa; molti di più frequentano l’oratorio.

Quando partì il cantiere della parrocchiale, nel 1964, l’immigrazione cinese era un fenomeno raro. Oggi il 90% dei negozi del quartiere ha insegne anche in ideogrammi. Del 15mila residenti, 1.500 provengono dalla Cina, secondo i dati forniti dal parroco don Mario Longo che concelebra insieme ai sacerdoti del decanato Sempione e al Vicario episcopale della Zona 1, mons. Carlo Faccendini.

Alla parrocchia della Santissima Trinità, integrazione vuol dire vita quotidiana. “Il filo”, rivista della comunità, ha alcune pagine tradotte in cinese. A pagina 3 si presentano i quattro nuovi educatori dell’oratorio: Isabella Tres, Riccardo Chang, Marta Avanti e Sijie Xie Marco. Nelle foto, si vedono una dozzina di ragazzi impegnati nel “tiro alla fune Italia-Cina” (non si sa chi abbia vinto). Il meticciato è nelle vie, nelle aule di scuola, in oratorio. Una struttura, quest’ultima, che in estate è rimasta sempre aperta, ogni giorno, dalle 7,45 alle 17,15. E dopo le vacanze, continua ad aprire i propri cancelli ogni pomeriggio. “Si vede – ha commentato Scola – quando un oratorio resta aperto, diventa una casa per i ragazzi del quartiere”. E non solo, come racconta il parroco: è stato un punto di riferimento estivo per tutta Milano.

Il cardinale nell’omelia parla di “cattolicità” indicando lo stile con cui i parrocchiani stanno “provando lentamente a costruire la Milano del futuro”. Ne è, prosegue, “un esempio bellissimo l’ingresso nel catecumenato di alcuni ragazzi” in età da elementari, cerimonia che officia Scola all’inizio dell’Eucaristia e che rappresenta una tappa del cammino che li porterà a ricevere il Battesimo. Un gesto ancor più significativo, nota l’arcivescovo, “oggi che la liturgia dedica spazio a Giovanni il Battista”.

Un uomo, spiega, “impegnato in una vita rigorosa e proprio per questo dotato della forza di chiamare i suoi correligionari alla conversione”. Documenta la sua autenticità affermando di non essere il messia, non Elia, non il profeta. E ribadendo: io battezzo nell’acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete. “Il Battista sta parlando alla nostra assemblea – sostiene il cardinale – perché è vero che Cristo, come diceva già Montini, sta diventando uno sconosciuto per la cultura del nostro Pese”. Ma nonostante ciò, o forse proprio per questo, aggiunge, “Moltissimi dei nostri concittadini sono in attesa della presenza di uno che ci cambi la vita e ci assicuri, amandoci per sempre, anche dopo la morte. Sono pieni di nostalgia nei confronti di Gesù”.

E allora il ruolo dei fedeli oggi, sull’esempio di Giovanni, è “essere testimoni. Essere adulti, giovani, anziani, uomini, donne, che non affermano loro stessi, ma si umiliano per far spazio a un Altro”.

Deve essere una vocazione della comunità di via Giusti, esorta Scola: “Siete la parrocchia della santissima Trinita, dell’amore vissuto, della sorgente perpetua che salva. Siate degni di questa tradizione”.

Le decine di ragazzi seduti nelle prime panche seguono la funzione con attenzione e compostezza. Il cardinale lo rileva con piacere, precisando che anche questa massiccia partecipazione di giovani “è il frutto di un modo molto intenso di vivere l’oratorio e l’associazionismo”. In una parrocchia ricca di iniziative (scout, gruppo missionario, radio, audiovisivi, sale musica solo per citarne alcuni) l’incoraggiamento conclusivo di Scola è di “continuare ad andare incontro all’umano, essere la Chiesa in uscita. Perché il lavoro di conoscenza reciproca tra persone di etnia diversa è molto prezioso per tutta la chiesa e tutte nostre terre”.

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