Sirio 19-25 marzo 2024
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22 novembre

La certezza con cui vivere l’Avvento

«Gesù ha trafitto il drago che si chiama Nulla, che si chiama Denaro e Potere e che si chiama Tristezza», scrive l’Arcivescovo nel testo dell’omelia scritta per la seconda domenica dell'Avvento ambrosiano

di monsignor Mario DELPINIArcivescovo di Milano

22 Novembre 2020

Tu che hai trafitto il drago

Svegliati! Non sei tu che hai trafitto il drago?
Il Signore ha trafitto il drago e ha vinto tre battaglie.

L’enorme drago ha inghiottito il mondo ed è stato trafitto

Il drago ha inghiottito il mondo. Tutto e tutti siamo nel ventre dell’enorme drago e non c’è via d’uscita, non c’è forza che possa resistere. Il mondo sembra grande, l’umanità sembra potente, ma è solo un boccone che il drago ha inghiottito e che presto sarà digerito per scomparire.

Il nome del drago che ha inghiottito il mondo è “il Nulla”: è come una privazione d’aria che presto spegnerà la luce, è come un veleno mortifero che penetra in tutte le parti dell’universo e tutto inghiotte nel buco nero del nulla.

Il Nulla, il veleno del drago, prima che nel sangue e nella carne ha avvelenato la mente e il pensiero. Così la gente si è abituata a pensare che niente può vincere il drago e che è inevitabile finire nel nulla. Il drago ha anzi sedotto la terra e i suoi abitanti si sono persuasi che tutto sommato non è poi male questo finire nel nulla che pone fine a ogni soffrire, a ogni senso di colpa, a nostalgia d’amore.

Ma il Signore ha ascoltato la parola dei credenti: svegliati! rivestiti di forza, o braccio del Signore. Non sei tu che hai trafitto il drago?

E il Signore ha trafitto il nulla e la morte. Come? È sceso nell’abisso, ha affrontato la morte, e ha abbattuto le porte degli inferi, ha costretto il drago a mettere in libertà i prigionieri a lasciare uscire liberi e vivi quelli che erano condannati a morte. Il Signore ha trafitto il drago che si chiama il Nulla, gli ha spezzato il cuore e l’ha costretto a depositare gli amici di Dio nella terra promessa. Felicità perenne sarà sul loco capo  (Is 51,11).

Il drago ha spaventato i figli di Dio e li ha resi schiavi. Ed è stato trafitto

Il drago con la sua enorme potenza ha spaventato i figli degli uomini e li ha terrorizzati al punto che si sono consegnati come suoi schiavi e si sono messi ad adorare il drago dicendo: tu sei troppo potente, non farci del male, ecco noi siamo tuoi servi! Il drago ha convinto i figli degli uomini che se non si consegnano come schiavi non possono vivere, non possono vendere, non possono comprare, non possono avere tutto quello che rende bella la vita. Quindi figli degli uomini si sono consegnati come schiavi: toglici la libertà, la poesia, la gratuità, ma permettici di godere e di divertirci, di mangiare e bere, di fare e disfare l’amore.

Il nome del drago, come si può immaginare, è Denaro e Potere.

E il drago era sicuro di aver vinto la sua battaglia e di dominare la terra. Infatti chi può vivere senza denaro? Chi può farsi valere senza potere? E i figli degli uomini si erano persuasi che non c’era di meglio che diventare servi del drago.

Ma il Signore ha ascoltato la parola dei credenti: svegliati! rivestiti di forza, o braccio del Signore. Non sei tu che hai trafitto il drago?

E il Signore ha trafitto il drago chiamato denaro e potere? Come? Si è fatto povero e ha proclamato beati i poveri; si è messo a servire e ha invitato a servire; ha così dimostrato che si può vivere senza adorare il Denaro e senza adorare il potere. Quelli che l’hanno ascoltato l’hanno deriso e ritenuto uno scriteriato, quelli che l’hanno seguito hanno sperimentato che il drago era stato trafitto. Si può vivere senza di lui.

Il drago ha fatto ammalare l’umanità di tristezza. Ed  è stato trafitto

Il drago non si rassegna alla vittoria del Signore e ha trovato una nuova via per fare ammalare l’umanità, un virus pestifero. Si chiama Tristezza. È la tristezza dell’irrimediabile: il male che ho fatto mi tormenta, mi perseguita con sensi di colpa che mi affliggono, mi induce a perdere la stima di me stesso. Non valgo niente, non sono capace di fare niente, non merito l’amore di nessuno.

Il drago che si chiama Tristezza non è violento, non grida e non colpisce come il drago che si chiama Denaro e Potere, non appare con immagini spaventevoli, con il drago che si chiama Nulla. Però toglie la voglia di fare, toglie il gusto di vivere. Induce a svegliarsi al mattino solo per aspettare la sera. Anche i predicatori che sgridano i peccatori e contestano il male, dopo aver gridato non possono fare più niente, come quel Giovanni che battezzava con acqua soltanto.

Ma il Signore ha ascoltato la parola dei credenti: svegliati! rivestiti di forza, o braccio del Signore. Non sei tu che hai trafitto il drago?

Il Signore ha trafitto il drago chiamato tristezza. Come? Gesù ha battezzato con Spirito Santo e fuoco, ha seminato nel cuore dei discepoli il fuoco che brucia il male, così che l’irrimediabile può essere rimediato, così che il peccato può essere perdonato, così che le divisioni possono essere riconciliate. Ha mandato nel cuore dei credenti lo Spirito Santo che alimenta la gioia, la gioia dentro che resiste anche quando intorno ci sono avversità e disastri, la gioia invincibile.

Con questa certezza viviamo l’Avvento e invochiamo il ritorno del Signore nella gloria, la certezza che Gesù ha trafitto il drago che si chiama il Nulla e ha dato la vita; ha sconfitto il drago che si chiama Denaro e Potere e ha dato reso possibile essere liberi, anche se poveri, di essere liberi senza umiliare nessuno; ha trafitto il drago che si chiama Tristezza e ha donato lo Spirito della gioia e della riconciliazione, battezzando in Spirito Santo e fuoco.

«Fate dunque un frutto degno della conversione»

«Punto primo, punto secondo, punto terzo…». Giovanni ha diverse cose da mettere in chiaro alla folla che è accorsa ad ascoltarlo: alcuni sono lì per curiosità, altri perché attirati dalle voci popolari (le notizie hanno sempre trovato il modo di circolare, anche quando non c’erano i social...), ma c’è anche chi si è spinto fino al Giordano per un sincero desiderio di dare una svolta alla propria vita.
Bernardino di Betto Betti, più noto come il Pinturicchio, agli inizi del Cinquecento ha decorato l’intera cappella dedicata al Precursore nel Duomo di Siena. Qui vediamo il suo «ritratto» del Battista, che appare giovane, piuttosto prestante, non certo provato da penitenza e digiuno (evidentemente cavallette e miele selvatico gli forniscono una buona dose di proteine e di zuccheri). Il contrasto, semmai, è proprio nell’abbigliamento: elegante e lussuoso quello degli astanti; essenziale fino alla miseria - una pelle di cammello annodata in vita - quello di Giovanni.
Per far udire meglio la sua «voce che grida nel deserto», il Battista è salito su una sorta di podio roccioso: le pietre che si notano ai suoi piedi gli servono per richiamare quei farisei e sadducei che si vantano di avere «Abramo per padre». Ma ancora più significativi sono quegli arbusti secchi che si scorgono sul fondo e quella pianta tagliata dietro di lui: così accadrà, ammonisce Giovanni, per chiunque non dà buoni frutti di conversione. E una certa preoccupazione già si disegna su qualche volto...
Luca Frigerio

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