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Caritas

«Inviati dalla comunità al nostro impegno di carità»

Le testimonianze di alcuni volontari che hanno ricevuto il mandato nella Giornata diocesana del 7 novembre. Un gesto che ha anche un significato pedagogico

di Francesco CHIAVARINI

14 Novembre 2021
Volontari Caritas impegnati nel loro servizio

Secondo il cardinale Francesco Montenegro, vescovo emerito di Agrigento, per la Chiesa i poveri «non sono un’appendicite», cioè un’infezione che può essere eliminata semplicemente asportando l’organo che ne è coinvolto. Sono, al contrario, «la sua ricchezza». Che cosa voglia dire questa frase lo sa bene Adele Alberti, 65 anni, che domenica 7 novembre, durante la Messa principale nella chiesa centrale di Garbagnate Milanese, ha ricevuto dal responsabile della Comunità pastorale don Natale Castelli il mandato, insieme a circa una cinquantina di altri volontari. Ex impiegata e pendolare, quando è andata in pensione ha deciso di dedicarsi a tempo pieno ai fragili che vengono a chiedere aiuto al centro di ascolto della parrocchia.

«È un servizio impegnativo perché i problemi sono tanti e le soluzioni non ci sono, vanno cercate e a volte la strada per trovarle è lunga e piena di battute di arresto – osserva -. Potrebbe sembrare frustrante. Invece, se penso all’amicizia che è nata da ogni relazione, devo riconoscere che ho ricevuto molto più di quello che ho dato. Proprio la fede mi ha aiutato a ragionare in questo modo».

A spingere i volontari della Caritas a dedicarsi agli altri concorrono tante motivazioni e chiederne ragione non rientra tra le consuetudini di chi presta tempo ed energie disinteressatamente. Nel nome della libertà altrui, si preferisce che a parlare siano i gesti, più che le parole. Ma quando si infrange questa regola non scritta, sotto le vesti di uomini e donne (moltissime) impegnate a offrire soccorso si trovano i cuori di credenti. Per questo essere riconosciuti per quello che si fa dalla comunità alla quale si appartiene non è una variabile indipendente.

La pensa così per esempio Sandro Fumagalli, 64 anni, medico, che ha conosciuto la Caritas da giovane volontario del servizio civile. Da allora il suo impegno non si è mai interrotto. Oggi è in pensione e vi dedica tutte le energie, coordinando il lavoro di altri come responsabile della Caritas cittadina. «Una persona può fare il volontario in Caritas perché trova soddisfazione in quello che fa, oppure perché trova gratificante aiutare gli altri – ragiona -. Per quanto mi riguarda, sono valide entrambe le ragioni, ma ce n’è anche un’altra. Per me è fondamentale che sia la comunità a chiedermelo».

Ecco allora che proprio la celebrazione del mandato non è un rito fine a sé stesso, ma un momento fondamentale. «Con la celebrazione del mandato in chiesa, davanti all’assemblea, vogliamo ribadire il ruolo pedagogico della Caritas nei confronti della comunità ecclesiale», spiega don Castelli. Ma è proprio il sacerdote a ricordare che «la Caritas ha anche il compito di sensibilizzare la società civile. Ed è per questo che quest’anno, finita la Messa, insieme al Sindaco siamo andati a inaugurare un centro di accoglienza per donne senza tetto e una cucina sociale, due servizi che la Caritas cittadina gestisce insieme al Comune». Due momenti, uno religioso e l’altro civile, entrambi essenziali per interpretare quell’immagine di Chiesa in uscita che profeticamente propone papa Francesco.

Un rito divenuto tradizione

Domenica 7 novembre le parrocchie hanno celebrato la Giornata della Caritas. Momento centrale di questo appuntamento è stato il conferimento del mandato ai volontari impegnati nei centri di ascolto e nei diversi servizi a favore delle persone in difficoltà. Un gesto fondamentale che sottolinea quanto l’attenzione ai poveri sia parte integrante della vita della Chiesa. Questo rito, come consuetudine, si è svolto durante la messa festiva. Ma in molti casi è stato preparato e seguito da incontri di preghiere o eventi pubblici. Per esempio sono state celebrate Veglie nel decanato di Baggio a Milano, Appiano Gentile, Rho, Usmate. Lo stesso è accaduto a Lecco e a Sesto San Giovanni. A Garbagnate Milanese, è stata scelta proprio questa giornata, per inaugurare con il sindaco della città, un centro di accoglienza per donne senza tetto ed una cucina sociale. A Buccinasco, dove recentemente un noto broker della droga è stato ucciso in un probabile regolamento di conti tra famiglie della ’ndrangheta si è parlato di criminalità e usura. Esempi di come la fede esce dalle soglie delle chiese ed entra nel mondo.

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