Percorsi ecclesiali

L’Avvento 2023 nella Chiesa ambrosiana

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Meditazione

Intervista a Isaia, l’uomo di Dio

Nella sua predicazione in Duomo per la prima domenica dell'Avvento ambrosiano l'Arcivescovo ha immaginato un dialogo tra il profeta e un suo discepolo sul testo proposto dalla liturgia nella prima lettura (Is 24,16b-25): l'umanità preferisce l'inganno dei falsi idoli, ma «dove regna il Signore abita la pace»

di monsignor Mario DELPINIArcivescovo di Milano

12 Novembre 2023
Isaia ritratto da Michelangelo nella Cappella Sistina

Il discepolo: «Profeta, a pezzi cade la terra, guai a me! Terrore fossa e laccio: guai a me! Tn frantumi si ridurrà la terra, ohimè! Una parola, profeta, una speranza, profeta!».

Il profeta: «Hanno pensato di radunare i popoli con l’evidenza degli idoli, con lo splendore degli idoli. Hanno costruito imperi con la potenza dei sogni e l’impudenza della retorica: ecco crollerà rovinosamente, non resterà pietra su pietra».

Il discepolo: «Gemiti e spaventi, lacrime e stridore di denti, terrore all’intorno. È dunque spietata la sorte? È ineluttabile il destino nemico delle feste e delle baldorie malinconiche dei figli degli uomini? Profeta, una parola. Profeta, un po’ di luce!»

Il profeta: «Ahi, popolo miserabile! Ahi, popolo in fuga: chi fugge al grido del terrore cadrà nella fossa, chi risalirà dalla fossa sarà preso al laccio. Non c’è scampo per chi fugge! Non c’è riparo per chi si ostina a rimanere! Non c’è scampo per chi si chiude in casa. La terra trema, la casa crolla. Non c’è scampo!»

Il discepolo: «Sì la terra trema, sì la terra barcolla come un ubriaco!

Il profeta: «Come un ubriaco! Allegro, spensierato, l’ubriaco barcolla per le strade del paese: canta e si vanta e si copre di ridicolo l’ubriaco. Come un ubriaco! Inciampa, cade, piange. Il veleno di cui si è riempito diventa come una infelicità in un corpo malato. La terra barcolla. Hanno costruito con la presunzione di chi è padrone della terra: avidi, come padroni; ottusi, come padroni; violenti, come conquistatori. Guai! Guai! La terra barcolla: tutto crolla, cade a pezzi e quello che è stato costruito con arroganza è trascinato via dall’umiliazione».

Il discepolo: «Dove dunque volgerà lo sguardo l’umanità umiliata, l’umanità sconfitta? Dove troverà scampo? Forse nella luna, forse nel sole, forse nel giardino di Eden donde fu scacciata?».

Il profeta: «L’umanità umiliata non cerca scampo. Preferisce d’essere ingannata. Idoli, idoli muti, idoli sordi. Adora gli imperatori, si prostra di fronte ai padroni della terra. Umiliata per la sua stupidità adora il sole, adora la luna, adora il giardino. Idoli muti, idoli sordi: la luna sarà confusa, il sole si vergognerà, le stelle che sorridono all’Onnipotente scappano via da chi le vuole adorare. L’umanità insensata, dopo aver divorato la terra, ora vuole essere divorata dalla terra, vuole adorare la natura e dichiarare insopportabile che i poveri, che i bambini, che i figli dell’Altissimo abitino la terra. La terra, la luna, il sole si vergognano d’essere adorati, creature create per dare gioia ai figli degli uomini».

Il discepolo: «Gerusalemme, Gerusalemme è il trono di Dio! Dunque a Gerusalemme, a Gerusalemme per adorare il Re dei re, colui che regna in Sion e fa risplendere la sua gloria davanti ai suoi anziani! Dunque a Gerusalemme, profeta? Ci sarà un luogo di rifugio, per tutti i popoli della terra, là dove tutti sono nati, in Gerusalemme?»

Il profeta: «Gerusalemme non è il nome di una rivincita. Gerusalemme non è una città per i trionfi dei re di questo mondo. Dove regna il Signore abita la pace, il Regno dell’altissimo è regno di amore, di giustizia, di pace. In Gerusalemme, sì, nella città della pace, che vive in pace che offre la pace. Gerusalemme, città che Dio non può dimenticare: Se ti dimentico, Gerusalemme, si paralizzi la mia destra; mi si attacchi la lingua al palato, se lascio cadere il tuo ricordo, se non metto Gerusalemme al di sopra di ogni mia gioia (Sal 137,5-6)».

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