Le cronache di questi giorni raccontano di un popolo che si è raccolto con compostezza e gratitudine per rendere omaggio a papa Francesco, riconoscendo in lui un pastore. Gli stessi sentimenti che si percepivano nella mattinata di sabato 25 marzo 2017 tra la gente delle Case Bianche di via Salomone, che attendeva il Papa per la prima tappa della sua visita a Milano.
Anche in quell’occasione il clima di preghiera dava immediata concretezza alle parole del Papa, che sottolineò di entrare a Milano come sacerdote, e indicò la via della misericordia: «Una buona confessione ci farà bene», disse, chiedendo allo stesso tempo ai sacerdoti di essere indulgenti. Tracce che, a ormai otto anni di distanza, «sono rimaste nel pensiero e nel cuore di molti – assicurano le Piccole Sorelle di Gesù che abitano in un appartamento delle Case Bianche -. Ci ha portato la gioia, abbiamo colto quanto preziosa sia la misericordia, ci ha fatto sentire importanti».
Complice anche la vicinanza con l’Aeroporto di Linate, la giornata milanese di papa Francesco iniziò dunque simbolicamente dalla periferia e da un grande complesso di case popolari, che da anni chiedeva di essere ristrutturato. Ma dove allo stesso tempo «ci sono molte persone che curano con molta dignità l’interno delle loro abitazioni, o si sentono a loro agio per la cordialità e l’amicizia della gente», ricordavano con fierezza gli abitanti.

Ora, finalmente, dopo i lavori terminati un paio d’anni fa, «non sono più le Case Bianche, sono tutta un’altra cosa», esclama la signora Dori. Che quella mattina aprì direttamente la porta di casa a papa Francesco, a cui poi scrisse una lettera raccontandogli del marito, allora in ospedale e ora costretto a letto. Una lettera a cui, ricorda, «il Papa rispose con parole bellissime». Così, alla notizia della morte di Francesco, Dori si è messa a riguardare le foto di quella visita. Ma è un ricordo che si rinnova: «Suor Annuccia porta a farmi visita gli scout o le novizie, perché racconti quel famoso giorno, e sempre mi dà la stessa emozione».
Anche per Karim e Hanane, coppia originaria del Marocco, ricevere in casa il Papa quella mattina è stato come «accogliere qualcuno da cui si sono sentiti capiti, valorizzati; come un’iniezione di autostima e di dignità», spiegano le Piccole Sorelle. Così, assicura la coppia, «racconteremo ai nostri figli la sua benevolenza e misericordia, come tesoro ed eredità».




