Il nesso inscindibile tra differenza sessuale, apertura all’altro, che si realizza nella relazione e fecondità che sta alla base del trinomio persona, famiglia e società.
Inizia da questa che è – dice – è una realtà, la Lectio Magistralis che il Cardinale pronuncia a margine della presentazione, al Salone del Libro di Torino, del suo ultimo saggio “Famiglia risorsa decisiva”. Il volume di 124 pagine, edito dal Messaggero di Padova e pubblicato come preparazione e ausilio in vista di Family 2012. Accanto al Cardinale, l’Arcivescovo di Torino, monsignor Cesare Nosiglia, per questo incontro promosso dall’Associazione Sant’Anselmo e dal Progetto Culturale della CEI.
E la riflessione dell’Arcivescovo è una visione a 360 gradi dell’attuale comprensione – o sarebbe meglio dire non-comprensione – di ciò che appunto lega l’indiscutibile differenza tra maschio e femmina all’amore e alla generatività.
Partendo da quanto Husserl definiva ritornare alla “cosa” così come e, in questo specifico contesto, dunque dall’esperienza umana elementare, ciò che si impone è un’autoevidenza dell’eros, spiega il Cardinale che continua: «Vediamo così comparire, in filigrana, i tre fattori: la differenza sessuale, l’apertura all’altro e la fecondità. Infatti, la differenza sessuale è costitutiva dell’essere persona, essa apre l’uomo alla relazione amorosa fedele di cui la famiglia è prima espressione e diventa generatrice di quella vita, personale e comunitaria, in cui brilla la società».
Un intreccio, questo, che l’Arcivescovo definisce “mistero nuziale”. «Qualunque uomo e qualunque donna, venendo al mondo, porta in sé un’immagine del proprio corpo che esprime sempre la differenza sessuale, chiamata alla relazione che se è felice e per essa stessa fedele, e la fecondità. Così l’autoevidenza dell’eros conduce al riconoscimento del mistero nuziale come contenuto proprio dell’amore. E per questo l’amore in senso originario, è amore nuziale e l’apertura alla fecondità ne è implicazione costitutiva». Da qui il dovere di dire e rendere concreti questi passaggi necessari a ogni società, di essere «persone e famiglie che si assumano il rischio della libera testimonianza».
Una testimonianza che riguarda non solo i credenti per la condivisibile «bellezza e verità che porta con sé l’amore autentico tra un uomo e una donna».
In un tale orizzonte è ovvio che il VII Incontro mondiale rappresenti «una proposta straordinaria per tutti gli uomini e le donne di buona volontà», come peraltro, nota con soddisfazione il Cardinale, «hanno compreso i messa media che riservano all’evento grande attenzione: è un segno di civiltà» . Anche «perché – sottolinea – i temi del lavoro e della festa correlati alla famiglia, sono costitutivi della dimensione umana originaria e da ciascuno comprensibili anche in società plurali quali le nostre. Inoltre, questo dimostra come che la Chiesa, contrariamente a quanto di norma si sostiene, sia attenta alle domande di tutti, senza, come è ovvio, evitare di esprimere con chiarezza la sua posizione riguardo ai temi della vita, della sessualità, dell’amore e della famiglia».
E nel pomeriggio, dopo aver visitato il Salone, il Cardinale interviene, nello spazio dell’Associazione Sant’Anselmo, alla Tavola rotonda dedicata alla rivista Oasis di cui è stato fondatore e anima, nel corso dell’incontro “Cristiani e musulmani nell’era del meticciato di civiltà. La proposta e lo stile della rivista Oasis”. Momento di confronto a cura della Fondazione Oasis con la collaborazione sempre dell’Associazione Sant’Anselmo.
Fondata nel 2004 a Venezia, Oasis, è una pubblicazione – molto curata dal punto di vista grafico e redazionale e pubblicata in più lingue – che rende per così dire conto dell’attuale ‘stato dell’arte’ del dialogo tra mondo cristiano e islamico. L’Arcivescovo, che, come Patriarca di Venezia ne ebbe l’intuizione, dopo un incontro alla Nunziatura di Damasco con i Vescovi dei 7 Riti Orientali in uso in Medio Oriente, racconta le ragioni di tale scelta.
«Dopo una prima fase di conoscenza con l’Islam, anzi con gli Islam, abbiamo cercato un metodo di confronto sul territorio. Ora, siamo nella terza fase, non eludibile, in questa momento di meticciato di genti e culture».
Fase cruciale, suggerisce, nella quale mostrare che «esiste la possibilità di comprendere e perseguire un bene sociale che è l’essere insieme». Laddove l’evoluzione dei trends in atto nella modernità, invece, non rende facilmente identificabile quello che il Cardinale chiama «universale singolare», perché tutti riguarda e si fonda su alcuni criteri di umanità che, al di là di ogni visione del mondo, sono patrimonio comune.
Come non pensare alla famiglia, al lavoro e alla festa, per fare un esempio, che, ovviamente, è molto di più di un esempio?