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Sirio 09 - 15 dicembre 2024
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Vita consacrata

Guanelliani, un’unica Provincia italiana per una svolta “sinodale”

Le precedenti “Sacro Cuore”, “San Giuseppe” e le Case svizzere e israeliane unificate nella nuova istituzione con sede a Como. Il nuovo Superiore provinciale don Allegra: «Ci sforziamo di leggere il presente con gli occhi di domani»

22 Febbraio 2023
Al centro con i paramenti padre Brugnoni (Superiore generale), don Alessandro Allegra (Superiore provinciale) e don Francesco Sposato (Vicario provinciale)

Avrà sede canonica a Como la nuova Provincia “San Luigi Guanella” dei Servi della Carità – Opera Don Guanella, che comprende l’ex Provincia “Sacro Cuore”, l’ex Provincia Romana “San Giuseppe” (ovvero tutte le comunità italiane) e le Case della Svizzera e di Israele: la novità è stata ufficializzata il 19 dicembre scorso, durante la tradizionale celebrazione intercontinentale nel Santuario del Sacro Cuore in ricordo della nascita di San Luigi Guanella (180 anni fa).

Una grande unica Provincia, che va idealmente da Casa Guanella di Fraciscio alla Casa di Giuseppe e Maria a Nazareth: 28 comunità, 160 confratelli sacerdoti e fratelli, opere per ragazzi, disabili, anziani, parrocchie, case di accoglienza per senza fissa dimora, profughi e prigionieri a fine pena e tanti altri servizi di carità. Questo per fare fronte all’evidente necessità di una sempre più stretta unione di forze tra religiosi, per una migliore comprensione delle dinamiche sociali e culturali in atto e una più efficace risposta ai bisogni dei poveri, come voleva il fondatore.

Il nuovo Consiglio provinciale è costituito da don Alessandro Allegra (Superiore provinciale), don Francesco Sposato (Vicario provinciale), don Salvatore Apreda, don Guido Matarrese (Superiore dell’Istituto San Gaetano di via Mac Mahon a Milano), don Giuseppe Venerito e don Vincenzo Zolla.

Spiega don Allegra: «Le iniziative intraprese per l’unificazione delle due Province ci hanno aiutato a riscoprire la ricchezza del confronto e dell’appartenenza reciproca, a partire dalla nostra unica identità carismatica. Ciò che finora abbiamo imparato a condividere resta una condizione imprescindibile, anche per i passi che avremo ancora da compiere. A questo riguardo, mi sembra significativo che la Chiesa ci consegni il metodo sinodale quale strumento atto alla costruzione di realtà ecclesiali capaci di rimanere in dialogo con gli uomini e le donne d’oggi, e in grado di dare risposte alle sfide emergenti. Un’idea-luce che sta accompagnando i primi passi del nostro Consiglio è quella di stare dentro questo nostro tempo con fiducia, intelligenza e passione, e per riuscirci ci stiamo sforzando di leggere il presente con gli occhi di domani».