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Riflessione

Expo e Chiesa di Milano,
il perché di una presenza

«Nutrire il pianeta», il titolo chiama in gioco dimensioni fondamentali dell’esperienza religiosa

di Luca BRESSAN Vicario episcopale

1 Marzo 2015

Perché lasciarsi coinvolgere come Chiesa dall’evento di Expo Milano 2015? Il titolo scelto per la manifestazione ci mette in bocca la risposta: «Nutrire il pianeta, energia per la vita» chiama in gioco dimensioni fondamentali dell’esperienza cristiana. Il riconoscersi creature dentro un disegno che non è nostro, ma di Dio; la vocazione a diventare custodi e non tiranni di un pianeta che dobbiamo rendere ospitale; la lotta quotidiana perché a tutti sia garantito il “pane quotidiano” del Padre nostro; la figura di Cristo, pane vero disceso dal cielo… quanti temi cristiani vengono trascinati in scia dai pensieri che il titolo di Expo 2015 accende.

E allora ecco le ragioni del nostro coinvolgimento e della nostra presenza, in quanto cristiani, dentro Expo 2015: esserci per porre domande e accendere metafore; lasciarsi coinvolgere per avere la possibilità di prendere la parola dentro un evento che si trasformerà in un grande laboratorio di idee sul futuro del pianeta e sulle forme di convivenza e di collaborazione tra i popoli.

Accendere l’immaginazione

Vogliamo essere in Expo per accendere domande e riflessioni critiche, pensieri che consentano di andare oltre la superficie. Non con l’intento di opporci soltanto, ma con la voglia di attivare il pensiero: aiutare a superare il diaframma del presente e dell’immediato per cogliere dentro di esso il senso dell’esistere, la dimensione mistica, l’apertura a Dio. Il metodo da seguire è quello della denuncia e della proposta, usato con successo Papa Francesco, per far vedere che la Chiesa non è una maestra acida, ma una sorella che condivide il percorso con lucidità e visione di futuro, una madre appassionata capace di indicare strade e risorse per il domani.

Il rapporto col cibo può essere assunto come il luogo nel quale si rende più evidente la disarmonia che segna il rapporto dell’uomo con il creato e con gli altri esseri umani; qui più che altrove la cultura dello scarto si evidenzia in maniera lampante. Ed è proprio qui allora che occorre essere presenti per accendere le domande giuste, per sviluppare un pensiero metaforico che può arricchire tutti.

Non di solo pane

Il tema scelto per Expo 2015 tocca molte corde della riflessione cristiana. L’uomo ha bisogno di molti cibi per vivere il proprio destino. «Non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio» dice Gesù (Mt 4,4) proprio per contrastare la tentazione di ridurre l’uomo ai soli bisogni fisici e materiali. L’azione del nutrire, intesa in modo integrale, è lo spazio che Dio ha istituito per educare gli uomini e per incontrarli. Solo in questo modo possiamo scoprire di essere veramente uomini: quando rispondiamo alla fame, quella vera; quando attraverso il cibo ci leghiamo tra di noi, ci mettiamo in relazione; e dentro questa relazione scopriamo la presenza di Dio.

La vita quotidiana degli uomini è così, in questa prospettiva, una grande palestra, un luogo di esercizio in cui apprendere come Dio ci educa attraverso il cibo e l’atto del nutrirci. Questo atto ha una grammatica, che ruota attorno a quattro dimensioni, che dicono l’identità umana: le dimensioni ecologica, economica, educativa, religiosa.

Ecologici e solidali

Potremo così riscoprire, grazie allo stimolo di Expo 2015, che non si può non essere ecologici proprio perché cristiani. Oggi è molto più visibile l’imporsi di una cultura del consumo che oscura questo compito originario legato al cibo e al gesto del nutrire. E le conseguenze di questa cultura sono ben visibili, anche se spesso poco denunciate. Emergenze come quella dello spreco delle risorse e della enorme diseguaglianza nella loro distribuzione, con la piaga conseguente e ancora più grave della povertà e della fame; o il fenomeno altrettanto attuale e ugualmente grave dell’inquinamento e dello sfruttamento selvaggio delle risorse del pianeta, contrastano con l’originario disegno creatore e sono il segnale di un modo ancora molto immaturo di vivere da parte di noi esseri umani il nostro compito di abitare il pianeta come un giardino che nutre tutti.

Da qui deriva l’urgenza per un convinto impegno di noi cristiani a favore del creato. L’ecologia è un luogo di testimonianza della nostra fede, contro i nuovi idoli che seducono l’uomo moderno. L’Expo può essere l’occasione per un lavoro di sensibilizzazione che, a partire dalle conseguenze ben visibili di questa gestione immatura e peccaminosa del creato (cambiamenti climatici, migrazioni in massa di popolazioni in seguito a questi cambiamenti), permetta ad ogni essere umano di sentirsi responsabile del mondo che lo ha generato, lo nutre ed è il luogo della sua vita.

Un Dio che si fa pane per noi

Per la fede cristiana il cibo è il crocevia di tutta una serie di legami (tra Dio e gli uomini, degli uomini tra di loro, con il creato) generatori a loro volta di pratiche che maturano le persone e ne arricchiscono le identità. Attraverso la disciplina del cibo l’uomo ha imparato molto circa il suo legame con il creato come anche circa la sua relazione con Dio.

Sin dalle sue origini, l’esperienza di fede ha saputo scrivere il rapporto con Dio nella carne degli uomini proprio attraverso il calendario alimentare e lo strumento dell’ascesi. Il vento della secolarizzazione ha fatto sì che noi occidentali lasciassimo tutto questo nostro tesoro alle Chiese orientali o alle altre religioni, Islam in primis (basta pensare al Ramadam; e non dimentichiamo che è il digiuno quaresimale cristiano ad aver ispirato il Ramadan musulmano). L’evento di Expo può essere l’occasione giusta per riapprendere a nostra volta questo legame fede – corpo e fede – cibo. Siamo in Quaresima: potrebbe essere un buon momento per riprendere, grazie all’avvicinarsi di Expo, anche noi quella disciplina del cibo e quella capacità di scrivere la nostre fede sui nostri corpi, capacità che abbiamo perso.

Noi celebreremo la festa del Corpus Domini proprio durante Expo 2015. Quale occasione migliore per testimoniare al mondo che il nutrimento e il futuro dell’uomo e del creato sono custoditi e generati da questo pane che in realtà è il corpo e il sangue di Gesù Cristo morto per noi e risorto, amore di Dio fatto carne? Potremo mostrare come la logica eucaristica è in grado di assumere e fare sue tutte le fami del mondo e degli uomini. Potremo mostrare come in Gesù Cristo Dio ci rende capaci di diventare solidali di queste fami, e allo stesso tempo – proprio perché le portiamo assieme a coloro che ne sono vittime – come Gesù Cristo diventa il cibo, il nutrimento capace di saziare ogni desiderio, ogni ferita, ogni fame e sete che l’uomo e il creato abbiano provato sino ad oggi.

I cristiani hanno il compito di abitare Expo 2015 per svelare l’anima mistica dell’uomo, il cuore mistico dell’esperienza, la dimensione profondamente e radicalmente religiosa del creato, del mondo. Esserci per condividere, esserci per dare a pensare, esserci per aiutare a stupirsi, esserci per promuovere giustizia e solidarietà: Expo 2015 può essere l’occasione per ricordare a tutti il cammino che come umanità stiamo percorrendo, per rispondere all’invito di che Dio ha rivolto a tutti gli uomini, di sedersi alla sua tavola e di spezzare il suo pane per loro.

 

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