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Confronto

Educare alla pace, un’azione da diffondere capillarmente

L’ultima sessione del Consiglio pastorale diocesano ha evidenziato la ricchezza di iniziative e attività già presenti sul territorio, ribadendo la necessità di integrare le proposte per renderle un impegno continuativo per le comunità cristiane

di Ivan NISSOLI Membro del Consiglio pastorale diocesano

20 Maggio 2025

Il 10 e l’11 maggio scorsi il Centro pastorale di Seveso ha ospitato la XII Sessione del Consiglio pastorale diocesano. Il tema centrale, «Il servizio dell’educazione alla pace nella missione della Chiesa oggi», ha richiamato consiglieri, esperti e testimoni per un confronto ricco e articolato. Fin dall’apertura dei lavori, è emersa con forza l’urgenza di un rinnovato impegno per la pace.

L’Arcivescovo: la preghiera come fondamento

Monsignor Delpini ha offerto un primo contributo prendendo spunto dalle Orazioni per la “Messa per la pace” tratte dal Messale ambrosiano. Nel suo intervento ha incentrato la riflessione sul ruolo della preghiera come fondamento dell’impegno per la pace. Ha sottolineato come la preghiera sia espressione di fede e strumento per entrare in relazione con Dio. Non intesa come delega, ma come pratica concreta per compiere le opere di Dio. Successivamente ha affrontato le radici della guerra, riconducibili all’animo umano. Ha evidenziato la necessità di giustizia come condizione imprescindibile per la pace, collegandola strettamente alla misericordia e al perdono. In questo contesto, ha richiamato il messaggio di papa Francesco per la Giornata della Pace 2025, che pone l’accento sul tema della remissione dei debiti come elemento cruciale per la costruzione della pace.

Luciano Piscaglia, presidente della Commissione preparatoria, ha presentato le sintesi dei lavori svolti nelle diverse Zone pastorali e i contributi degli uffici diocesani, delle associazioni e dei movimenti. Nel suo intervento ha ribadito la ricchezza delle iniziative di educazione alla pace già attive nella Diocesi.

Pedagogia ed empatia

Il dibattito è stato ampliato dal contributo del professor Domenico Simeone, che ha offerto ai partecipanti una “bussola pedagogica” per orientarsi nel complesso mondo dell’educazione alla pace. Con competenza e passione, il professor Simeone ha sottolineato come educare alla pace significhi formare persone capaci di pensare autonomamente, di dialogare con chi è diverso e di gestire i conflitti in modo nonviolento. Ha insistito molto sull’importanza dell’empatia, della solidarietà e di un senso di responsabilità che abbracci l’intero pianeta.

Proponendo la metodologia della “scrittura collettiva”, il professor Simeone ha avviato i lavori di gruppo tra i consiglieri, suddivisi in base alle cinque piste di lavoro per l’educazione alla pace indicate dall’Arcivescovo nella lettera pastorale Basta. L’amore che salva e il male insopportabile: la proposta spirituale, con momenti di preghiera e di ascolto della Parola di Dio; la proposta di una cultura di pace, promossa da persone impegnate nella ricerca, nello studio e nell’insegnamento; la cura della comunicazione, con la responsabilità di dare voce anche al punto di vista delle vittime; la pratica della carità, con la sua valenza educativa per chi la esercita; la formazione di uomini e donne impegnati nel campo politico e amministrativo. A queste si è aggiunta una sesta proposta dalla Commissione: il dialogo ecumenico e interreligioso, come ulteriore strumento per l’educazione alla pace.

Le testimonianze

La serata di sabato è stata particolarmente intensa, grazie alle toccanti testimonianze di chi cerca, costruisce o difende la pace in contesti difficili. Alessandra Buzzetti, giornalista corrispondente da Gerusalemme per Tv2000, ha condiviso la sua esperienza di cronista in un contesto di conflitto, portando alla luce le sfide e le speranze di chi vive quotidianamente in situazioni di tensione. Silvia Motta ha raccontato la sua esperienza di servizio civile ad Haiti, Paese segnato da povertà e instabilità, evidenziando l’importanza della presenza nella costruzione della pace. Infine Elena Mazzola, docente e presidente della ong Emmaus di Karkhiv, ha offerto una testimonianza sulla situazione in Ucraina, dove la solidarietà e l’aiuto umanitario sono un raggio di luce nel buio.

La sintesi e il “manifesto”

La domenica è stata dedicata alla sintesi dei lavori di gruppo e al confronto su alcune mozioni presentate dalla Commissione preparatoria per delineare i passi futuri. Al termine del dibattito, sono state approvate 8 mozioni che ribadiscono con forza l’importanza di integrare l’educazione alla pace in modo continuativo nella vita delle comunità cristiane. Si sottolinea la necessità di promuovere la collaborazione tra parrocchie, associazioni, movimenti ed enti civili per realizzare iniziative concrete e superare la logica degli eventi sporadici. Si invitano a utilizzare gli spazi esistenti, come oratori e centri culturali, e a intensificare il dialogo con le scuole per diffondere capillarmente l’educazione alla pace. Viene ribadita la centralità della persona e il valore dell’altro, da non ridurre mai a “nemico”, e si promuove la cultura e lo stile della non violenza, anche attraverso il Servizio Civile. Infine, si sottolinea l’importanza di sviluppare competenze nella gestione dei conflitti, di promuovere l’ecumenismo e il dialogo interreligioso, e di creare luoghi di confronto tra i politici credenti.

Il Consiglio pastorale diocesano si è congedato con la consapevolezza che il cammino verso la pace è lungo e impegnativo. Tuttavia, la passione, le idee e le testimonianze condivise a Seveso rappresentano un tesoro prezioso. Questo patrimonio spinge la Chiesa ambrosiana a continuare a seminare la pace: da qui anche la proposta del “manifesto” scritto dall’Arcivescovo d’intesa con lo stesso Consiglio (leggi qui).