Speciale

Un voto per il futuro dell’Europa

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Intervista

Un documento da non lasciare su un tavolino in fondo alla chiesa

Lorena Cesarin Castelli, membro del Consiglio pastorale diocesano, racconta genesi e scopi del documento sull'Europa, approvato all’unanimità nell’VIII sessione, svoltasi a Seveso il 24 e 25 febbraio

di Stefania CECCHETTI

4 Aprile 2024

«Un testo che ha bisogno di una faccia e di un paio di gambe che lo portino in giro, non da abbandonare su un tavolino in fondo alla chiesa». È con un’immagine molto concreta che Lorena Cesarin Castelli, membro del Consiglio pastorale diocesano, parla del documento approvato all’unanimità durante la nell’VIII sessione , svoltasi a Seveso il 24 e 25 febbraio. Le parole di Cesarin Castelli raccontano lo scopo primo di questo testo: promuovere la partecipazione dei cittadini in vista elle prossime elezioni europee: «Con questo documento – spiega – abbiamo voluto dire che, come cristiani e cittadini, abbiamo a cuore il futuro dell’Europa. È importante che la possibilità di partecipazione che ci viene  offerta dalle elezioni europee non passi invano. Dobbiamo combattere quello che anche l’Arcivescovo ha individuato come il nemico numero: l’indifferenza. E per farlo, un primo passo è proprio diffondere il documento nei nostri contesti di vita quotidiana, come invito a fare tutti un gesto concreto: andare a votare».

Proprio per favorire una diffusione dei contenuti di questo documento il Consiglio pastorale ha predisposto una serie di slides riassuntive: «Nelle slides – precisa Cesarin Castelli – ci sono gli spunti principali del documento, ma non si tratta di un riassunto, sono riportate le parole esatte del testo. È un invito alla lettura, perché i documenti possono un po’ scoraggiare, nell’epoca della comunicazione veloce. La speranza è che poi le persone approfondiscano, leggendo il testo intero».

Come fa notare Cesarin Castelli, è lo stesso arcivescovo Delpini a chiedere che il documento non rimanga lettera morta, nell’introduzione da lui firmata al testo. Scrive mons. Delpini: «Ora è compito di tutti contribuire alla circolazione di tale documento e alla promozione di occasioni per approfondirne e svilupparne ulteriormente i contenuti: nelle parrocchie e nelle comunità, nelle associazioni e nei movimenti ecclesiali, e – perché no? – anche in contesti non ecclesiali, ma in cui i cristiani sono attivamente presenti».

Le tanto citate radici cristiane dell’Europa devono essere uno stimolo per la comunità, perché possa davvero contribuire a far rinascere il sogno dell’Europa. Un insieme di Stati legati non solo da accordi economici, ma da un’idea di fratellanza tra i popoli e da valori comuni. Non a caso, racconta Cesarin Castelli, a guidare i lavori del Consiglio pastorale è stata la lettera scritta nel 2020 da papa Francesco al cardinal Parolin, nella quale il Pontefice elencava i suoi sogni per l’Europa. La lettera del Papa è stata il punto di partenza di un cammino complesso, cominciato nelle zone pastorali: «Per arrivare al nostro testo abbiamo compiuto un lavoro molto importante e faticoso. Un lavoro di sintesi e di “cesello” su ogni parola, perché tutti i membri del Consiglio pastorale diocesano si potessero riconoscere in quello che veniva scritto. Non era scontato che si trovasse un accordo. Invece il documento è stato votato all’unanimità e questo è un bel segnale».