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Sirio 09 - 15 dicembre 2024
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Celebrazione

Delpini: «Gli uomini si impegnano molto per distruggersi»

Alla celebrazione vigiliare di san Carlo Borromeo, copatrono dell’Arcidiocesi, l'Arcivescovo ha ricordato l'importanza nel contrastare le divisioni

di Annamaria BRACCINI

4 Novembre 2023
Duomo. Pontificale nella Vigilia della Solennità di S. Carlo Borromeo Vescovo compatrono della diocesi ambrosiana.
(Foto Agenzia Fotogramma)

«Onoriamo san Carlo condividendo il suo zelo per l’unità e la santità della Chiesa, ma lasciandoci interrogare. Come vivo la mia testimonianza cristiana? Come parlo della mia fede a coloro che incontro per condividere la speranza? Come partecipo ai percorsi sinodali proposti nei Decanati? Come vivo il rapporto con il Papa, l’ascolto delle sue parole e il suo servizio a tutte le Chiese? Abbiamo fatto tanto, siamo protagonisti di tanto bene in questa terra e, tuttavia, siamo chiamati a camminare ancora».

Nella celebrazione vigiliare della solennità di san Carlo Borromeo, copatrono dell’Arcidiocesi di Milano, a indicare le vie da percorrere e gli impegni che attendono la nostra Chiesa, è il suo attuale successore che siede, appunto, sulla cattedra di Ambrogio e Carlo, il vescovo Mario Delpini. Che presiede il Pontificale, in Duomo, dove tanti segni parlano del primo Borromeo: i quadri seicenteschi tra le navate con episodi della vita del Santo, la solennità del rito ambrosiano, la presenza, in altare maggiore, di nove vescovi – tra cui il Vicario generale, monsignor Franco Agnesi e l’abate dell’Abbazia di Santa Giustina in Padova (legata in modo particolare al Borromeo), Giulio Pagnoni -, dei membri del Cem e dei Canonici del Capitolo metropolitano della Cattedrale, ai quali si aggiungono più di cinquanta sacerdoti concelebranti nel transetto di San Giovanni Bono.

L’inaugurazione e la visita dello scurolo dopo la restaurazione. (Foto Agenzia Fotogramma)

Particolarmente significativa la simbologia di coloro che rappresentano le Istituzioni fondate o rifondate da san Carlo: il rettore del Seminario, don Enrico Castagna, accompagnato dai diaconi e dai seminaristi che animano la liturgia, gli Oblati, il moderator Curiae, monsignor Carlo Azzimonti e l’arciprete del Duomo, monsignor Gianantonio Borgonovo. Non mancano gli appartenenti alle Confraternite e agli Ordini cavallereschi e i vertici della Fabbrica del Duomo con il presidente, Fedele Confalonieri, in prima fila anche per l’importante inaugurazione dello Scurolo, restaurato dopo 2 anni di lavori, che si svolge al termine della celebrazione.

L’Arcivescovo che, per l’occasione, indossa l’anello e il pallio carolini, usando il calice di san Carlo e portandone il pastorale con la croce pettorale donata da Maria Teresa d’Austria, sottolinea subito un doppio riferimento all’epoca borromaica e alla nostra.

L’impegno sul cammino del sinodo

«Il mondo va in frantumi. Uomini di ogni terra sembra che non abbiano altro scopo che dividersi, che opporsi gli uni agli altri, che farsi del male e devastare i paesi, cancellare i monumenti, rubare la speranza di un futuro di pace. Gli uomini si impegnano molto per distruggersi. Carlo Borromeo si è dedicato infaticabilmente a edificare il corpo di Cristo, a servire l’unità della Chiesa, a contrastare la divisione. Ha servito l’unità della Chiesa fin dalla sua giovinezza collaborando con il Papa per il buon esito del Concilio di Trento e ha cercato in tutti gli anni del suo ministero episcopale di promuovere la recezione del Concilio non solo nella Diocesi di Milano, allora ancor più estesa di quanto sia oggi, ma in tutta la Metropolìa e dovunque gli sia stato possibile», dice il vescovo Delpini, richiamando la Lettera paolina agli Efesini nel capitolo quarto, appena proclamata nella liturgia della Parola. 

(Foto Agenzia Fotogramma)

«La celebrazione del disegno di Dio della Lettera e lo zelo di san Carlo per l’unità della Chiesa interrogano ciascuno di noi e tutta la nostra Chiesa diocesana sulla responsabilità di edificare il corpo di Cristo».

In particolare, l’invocazione è per l’intercessione e l’ispirazione di san Carlo in due cammini che coinvolgono la comunità cristiana ambrosiana e lombarda.

In primis, il Sinodo dei Vescovi, “Per una Chiesa sinodale. Comunione. Partecipazione. Missione”, appena conclusosi nella sua prima sessione.

«Il Sinodo dei Vescovi che Papa Francesco ha convocato e che ha impegnato tutta la Chiesa è un cammino che intende dare un volto nuovo alla Chiesa. Intorno al Sinodo sono cresciute forse attese improprie e disordinate. Alcuni si sono posti nell’atteggiamento di chi sta a guardare con scetticismo o con atteggiamento di pretesa.

Forse lo Spirito che opera nella nostra Chiesa ha da anni suggerito un atteggiamento diverso: quello di chi si fa avanti per dire: “mi appassiona questa chiamata a un coinvolgimento di tutti per la missione della Chiesa in questa terra, in questo tempo”. Nella prima sessione del Sinodo, celebrata a Roma nel mese di ottobre dopo il biennio di preparazione, alcune acquisizioni mi hanno provocato come Padre sinodale indicato dalla Conferenza Episcopale Italiana, e dovrebbero provocare tutti», osserva l’Arcivescovo.

«In primo luogo mi è risultata evidente l’immagine della Chiesa cattolica segnata, in tante parti della terra, da fatica, impopolarità, sospetto. Chiesa, in qualche Paese, violentemente perseguitata, in molti altri, circondata da sospetto e impedita di ogni forma di annuncio, evangelizzazione e carità. E nelle terre di antica evangelizzazione, come la nostra, «quasi imbarazzata, considerata come istituzione antiquata, responsabile di scandali e oscurantismo».

Ma, avverte Delpini, «mi è risultato evidente anche il senso di responsabilità per la missione: siamo debitori del Vangelo di Gesù, dell’annuncio della speranza che viene per tutti dalla morte per amore e dalla risurrezione. La responsabilità per la missione fa nascere l’appello a cambiare di fronte alla timidezza dell’annuncio, all’imbarazzo dei cristiani nel dire, in lingua comprensibile e con lo stile di Gesù, la fede».

E se «abbiamo detto e scritto molte parole per esplorare la sinodalità come un metodo che coinvolga tutti i battezzati a mettere a frutto i doni ricevuti per l’edificazione del corpo di Cristo», ammette l’Arcivescovo, «il cammino intrapreso attende ancora un compimento», come quello realizzato, nella Chiesa di Milano, con le Assemblee Sinodali Decanali «proprio per mettere in evidenza quanto il Sinodo ha segnalato» e intercettare nel quotidiano le tante espressioni del territorio. 

Da qui, l’atteggiamento «che è chiesto a tutti: quello di sentire la responsabilità per la missione e di coinvolgersi con l’intento di giungere all’unità della fede che è il fondamento della “Chiesa dalle genti”, ossia che tutti siano un cuor solo e un’anima sola di fronte al frantumarmi dell’umanità».

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La “visita ad Limina”

Arriva, così, anche un annuncio. «Siamo chiamati nei prossimi mesi alla “visita ad Limina”, l’adempimento periodico che convoca i Vescovi di tutte le Conferenze Episcopali per incontrare il Papa e i dicasteri della Curia Vaticana. Per la Conferenza Episcopale Lombarda la visita si svolgerà nella settimana dal 29 gennaio al 3 febbraio.

Impegnerà tutti i Vescovi lombardi e gli uffici di curia, ma potrà essere condivisa dalla preghiera e dall’attenzione di tutti i fedeli delle Chiese di Lombardia, perché anche questo incontro con il Papa, questo pellegrinaggio dei Vescovi e dei rappresentanti del popolo cristiano contribuisca a rendere più evidente, più intensa, più coraggiosa la comunione della nostra Chiesa diocesana e di tutte le Chiese con il Papa».

Infine, dopo la benedizione finale dell’assemblea, la discesa dell’Arcivescovo, accompagnato dai Vescovi concelebranti, nello Scurolo barocco sottostante al presbiterio, che conserva l’urna del Santo, tornato splendido nella luce che illumina gli artistici particolari argentei e dorati riportati alla loro originaria ricchezza e bellezza decorativa, finalmente pienamente fruibili. Il canto della sallenda “Respice”, tradizionale nella festa del Borromeo, la preghiera, l’aspersione con l’acqua benedetta e l’incensazione dell’urna di san Carlo concludono la Solennità.

 

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