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Ecumenismo

Delpini agli ortodossi: «Fermiamoci in silenzio per ascoltare il principe della pace che ci parla»

L’Arcivescovo ha visitato, in occasione del Natale ortodosso, le comunità Copta e del Patriarcato di Mosca, portando il suo augurio

di Annamaria BRACCINI

7 Gennaio 2024
Delpini porta il suo saluto ai fedeli ortodossi del Patriarcato di Mosca riuniti per il Natale, il 6 gennaio

«In questo tempo così difficile, penso che sia bene il silenzio, che sia cosa buona l’adorazione, fermarsi a contemplare il mistero e, quindi, fare posto in noi al principe della pace».

Sono queste le parole di saluto con cui l’Arcivescovo porta il suo augurio per il Natale ortodosso, la notte del 6 gennaio, nella raccolta, centralissima e artistica chiesa di San Vito al Pasquirolo, la parrocchia Sant’Ambrogio per i tanti fedeli ortodossi del Patriarcato di Mosca che qui celebrano le loro – sempre affollatissime – sacre liturgie. Così come già aveva fatto sempre in serata, visitando a Cinisello Balsamo, presso la chiesa dei Santi Maria e Antonio, la comunità Copta Ortodossa, presente il sindaco della città.

Mentre tante persone, soprattutto donne di ogni età, continuano ad arrivare fino a gremire la parrocchia che non riesce più a contenere tutti, il vescovo Mario, accompagnato dal responsabile del Servizio per l’Ecumenismo e il Dialogo della diocesi, il diacono permanente Roberto Pagani e che si trattiene sin quasi allo scoccare della mezzanotte, viene accolto in un clima di grande calore e amicizia dall’archimandrita padre Ambrogio Makar e dalla diaconia del Patriarcato a Milano.

La comunità ortodossa del Patriarcato di Mosca in San Vito al Pasquirolo

I canti, l’addobbo della chiesa tra fiori e tante candele, il senso di solennità che si respira definiscono un momento segnato dalla fede profonda e dalla gioia, seppure in un passaggio della storia per molti dei presenti tragico.   

La riflessione dell’Arcivescovo

«Sento come un dovere essere qui per ricambiare gli auguri di Natale a voi, a tutta la comunità ortodossa che voi rappresentate, alle vostre famiglie che sono presenti a Milano e a quelle che sono in Russia, Ucraina, Moldavia e in tutti gli altri Paesi di tradizione ortodossa. Sono qui, anzitutto, per fare gli auguri di Natale che continuiamo a celebrare. Oggi la comunità cattolica, ha celebrato l’Epifania, la manifestazione del Signore, quindi ha ricordato sempre il tema del Natale, del verbo di Dio che si è fatto carne», dice nella sua riflessione monsignor Delpini, poco prima dell’inizio della sacra liturgia che è proseguita poi, come tradizione, per quasi 3 ore.

Il pensiero non può che tornare alla guerra. «Riflettendo in questi mesi su quello che sta succedendo, sulle guerre, sulle tragedie, mi trovo un poco smarrito e capisco che qualunque parola si dica si rischia di offendere qualcuno, di urtare qualche sensibilità. Sono, quindi, veramente convinto che sia importante il silenzio, fermarsi davanti al Signore, Gesù il Verbo incarnato, e ascoltare Lui, perché le parole degli uomini, che si tratti di capi delle Nazioni o di gente semplice, sono talvolta per me motivo di confusione e di tristezza. Ritengo, allora, che sia importante il silenzio, che sia importante la preghiera, celebrare questa santa liturgia con cuore puro, con vera disponibilità ad ascoltare quello che il Signore ha da dire. Adorazione vuol dire che il verbo si è fatto carne, cioè la verità di Dio si è fatta accessibile e che, quindi, noi possiamo ascoltare, capire quello che ci dice il Signore. Adorare vuol dire fermarsi a contemplare il mistero e lasciare al mistero la possibilità di fare posto in noi al principe della pace».

L’Arcivescovo in visita alla comunità Copta Ortodossa di Cinisello Balsamo

L’augurio e l’auspicio

E proprio sul concetto di un tale adorare si sofferma ancora l’Arcivescovo. «Adorare significa anzitutto lo stupore, la meraviglia per un Dio che è entrato nella storia, che continua a volerci bene, anche se siamo così piccoli, meschini, peccatori. Vuole dire ascoltare, sentire che la sua parola ci parla, ci orienta, ci chiama a conversione, infine, adorare significa gioia per la certezza che il Signore è con noi, è l’Emmanuele, è nato a Betlemme per noi».

Chiarissimo l’auspicio che l’augurio del vescovo Mario porta con sé. «Pur se siamo tristi per ciò che accade, sappiamo che c’è una fonte misteriosa e invincibile. Questo è il mio augurio per questo vostro Natale, per il nostro Natale, per il cammino che ci aspetta in questo anno: diventare capaci di adorare, perciò di vivere nello stupore e di ascoltare, perciò di vivere nel silenzio, accogliendo la gioia di Dio». Parole, queste, a cui ha fatto eco il ringraziamento di padre Makar. «È di grande sostegno per noi ciò che ci ha detto: che possiamo vivere sperando e vedendo che ogni cosa è nelle mani di Dio. Tutta la nostra comunità prega per questo».

Un ringraziamento «di cuore» che si scioglie, infine, in una melodia benaugurante – che viene cantata ai Vescovi -, intonata da tutta l’assemblea, un “ad multos annos”, in lingua russa.