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«Davvero entusiasti questi milanesi!»

Sirio 26-29 marzo 2024
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Roma

«Davvero entusiasti questi milanesi, eh!»

Lo ha detto Papa Francesco nell’udienza generale di questa mattina, salutando i 10 mila pellegrini ambrosiani guidati dal cardinale Scola: «Vi accolgo con gioia!», ha sottolineato il Pontefice

di Annamaria BRACCINI

3 Aprile 2013

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«Accolgo con gioia il grande pellegrinaggio della diocesi di Milano guidato dal cardinale Angelo Scola con i ragazzi 14enni che si preparano alla Professione di fede». Li saluta così, in una piazza San Pietro che scandisce il suo nome a una sola voce, ma che è colorata da migliaia e migliaia di foulards dei pellegrini. Lui è Papa Francesco, loro i fedeli che arrivano da ogni parte della diocesi, come raccontano gli striscioni di parrocchie, gruppi giovanili, Comunità pastorali, interi paesi con tanto di sindaco in testa.

E continua il Papa, rivolto direttamente ai nostri giovani: «Cari ragazzi, prego per voi, perché la vostra fede diventi convinta, robusta, come una pianta che cresce e porta buoni frutti. Il Vangelo sia la vostra regola di vita, come lo fu per San Francesco d’Assisi. Leggete il Vangelo, meditatelo, seguitelo: umiltà, semplicità, fraternità, servizio: tutto nella fiducia e nella gioia di avere un Padre nei cieli, che vi ascolta sempre e parla al vostro cuore. Seguite la sua voce, e porterete frutto nell’amore!».

Non c’era modo più bello – e forse anche un poco inatteso, persino dal palco dove si trova il Papa si dice: «Davvero entusiasti questi milanesi!» – per suggellare il pellegrinaggio diocesano voluto per confermare la nostra fede, in comunione con Papa Francesco, ringraziando di aver potuto vivere il VII Incontro Mondiale delle Famiglie. Una festa di popolo insomma, che si unisce a quella di tanti altri fedeli di tutte le parti del mondo. E quando il Papa, con qualche minuto di anticipo, entra in Piazza San Pietro, dove splende un sole finalmente deciso, non è necessario vederlo: basta ascoltare il canto e l’acclamazione che si alza sempre più alta dalla folla, tra cui spiccano i foulards gialli e rossi degli ambrosiani. «Francesco, Francesco…», in tante lingue diverse per un nome universale e un Papa che travolge il protocollo ed entra trasversalmente nei cuori. Il cardinale Scola e il cardinale Tettamanzi, l’uno accanto all’altro, lo salutano ai piedi del palco dove siedono anche i Vescovi della diocesi.

L’attesa, dopo le letture anch’esse in più lingue, è grande. Con la voce tranquilla e piana cui oramai ci ha abituato, il Santo Padre saluta con un familiare «Buongiorno». La gente risponde con altrettanta semplicità: «Buongiorno». «Oggi riprendiamo le catechesi dell’Anno della fede», sottolinea aprendo questa sua seconda Udienza generale, centrata sulla «risurrezione, l’evento che stiamo celebrando, centro del messaggio cristiano, risuonato fin dagli inizi e trasmesso perché giunga fino a noi».

Poi una costatazione che vela la voce del Santo Padre: «Purtroppo spesso si è cercato di oscurare la fede nella Risurrezione di Gesù, e anche fra gli stessi credenti si sono insinuati dubbi. È un po’ quella fede “all’acqua di rose”. E questo per superficialità, a volte per indifferenza, occupati da mille cose che si ritengono più importanti, oppure per una visione solo orizzontale della vita. Ma è proprio la Risurrezione che ci apre alla speranza più grande, perché apre la nostra vita e la vita del mondo al futuro eterno di Dio, alla felicità piena, alla certezza che il male, il peccato, la morte possono essere vinti. E questo porta a vivere con più fiducia le realtà quotidiane, affrontandole con coraggio e con impegno».

E ancora, riflettendo sul Vangelo di Marco: «Anzitutto notiamo che le prime testimoni di questo evento furono le donne. Le donne sono spinte dall’amore e sanno accogliere questo annuncio con fede: credono, e subito lo trasmettono, non lo tengono per sé. La gioia di sapere che Gesù è vivo, la speranza che riempie il cuore, non si possono contenere. Questo dovrebbe avvenire anche nella nostra vita. Sentiamo la gioia di essere cristiani. Noi crediamo in un Risorto che ha vinto il male e la morte. Abbiamo il coraggio di “uscire” per portare questa gioia e questa luce in tutti i luoghi della nostra vita. Non è soltanto per noi, è per trasmetterla, per darla agli altri, condividerla».

«Ma questo ci fa riflettere anche su come le donne, nella Chiesa e nel cammino di fede, abbiano avuto e abbiano anche oggi un ruolo particolare nell’aprire le porte al Signore, nel seguirlo e nel comunicare il suo Volto, perché lo sguardo di fede ha sempre bisogno dello sguardo semplice e profondo dell’amore». E allorché il Papa dice: «Avanti donne, con coraggio», sono molte le giovani, le mamme, le nonne, le religiose che appaudono convinte (anche le giornaliste…).

E non manca ancora un incoraggiamento ai giovani, che evidentemente sono nel cuore del Santo Padre: «A voi dico: portate avanti questa certezza, il Signore è vivo e cammina a fianco a noi nella vita. Questa è la vostra missione!. Siate ancorati a questa speranza, questa àncora che è nel cielo; tenete forte la corda. Voi, testimoni di Gesù, portate avanti la speranza in questo mondo invecchiato per le guerre, per il male, per il peccato. Avanti, giovani!».

Poi i saluti nelle diverse lingue, la preghiera comune, ognuno nella propria, l’omaggio dei Cardinali e dei Vescovi al Papa e l’affettuoso avvicinarsi di Francesco a una rappresentanza dei 14enni che scattano foto, tentano di stringergli le mani, ne richiamano l’attenzione come si fa alla loro bella età. Mentre la piazza lentamente pare ritornare alla tranquillità, Papa Francesco è ancora, con i malati anche delle Sezioni milanesi dell’Unitalsi, per un ultimo abbraccio e una carezza che non si dimenticheranno facilmente.