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Sirio 09 - 15 dicembre 2024
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Testimonianze

«Così conciliamo il diaconato e la vita familiare»

Alla vigilia del convegno che il 14 ottobre a Seveso ricorda i trent’anni di presenza in Diocesi, Renato Locati, uno dei primi ordinati a Milano: «Mi telefonò il Vicario generale, non potevo dirgli di no...». Thomas Lyden, ordinato dieci giorni dopo la nascita della sesta figlia: «Il ministero e Sofia sono cresciuti di pari passo...»

di Ylenia SPINELLI

8 Ottobre 2017
Renato Locati e Thomas Lyden

«Per me la vocazione è stata proprio una chiamata, una chiamata per telefono da parte del Vicario generale della Diocesi, cui non potevo dire di no, soprattutto per il rispetto e l’affetto che ancora oggi gli porto». Così racconta Renato Locati, uno dei primi diaconi a essere ordinati a Milano, aggiungendo: «Mi disse: “Ti invito a pensare al diaconato, però ricordati che quando la Chiesa chiama, chiama!”. Mi sono fidato di quella sua intuizione e ho detto di sì».

I suoi figli, allora di 11 e 10 anni, facevano finta di essere indifferenti ai discorsi che si facevano in casa. «Mia moglie invece capì la portata di quell’invito – prosegue Locati -, non tanto per ciò che sarebbe successo in avvenire, quanto perché ciò che avevamo vissuto fino ad allora con tanto impegno in parrocchia stava richiedendo una differente e ulteriore fatica. Molte persone, però, ci hanno sostenuto». La prima destinazione, nel 1990, è stata una parrocchia della periferia di Rho, poi Locati ha fatto parte dell’équipe che seguiva la formazione degli aspiranti e dei candidati al diaconato, «una stagione di vita entusiasmante, ricca di incontri con persone e famiglie speciali». Da qualche anno Locati svolge il ministero nella Comunità pastorale di cui fa parte anche la sua parrocchia, a Caronno Pertusella, dove si occupa della pastorale familiare, dei battesimi, dei fidanzati, oltre che della liturgia e della visita a qualche malato.

E poi c’è la sua famiglia, dove pure cerca di essere diacono, vivendo nel quotidiano lo stile evangelico del servizio. «Ho superato i settanta, mia moglie dice che sono diventato più insofferente, anche in campo pastorale, oltre che in quello coniugale – conclude Locati, tra il serio e il faceto -, ma io mi illudo che questo comportamento sia da accreditare a un modo diverso di vivere la corresponsabilità e la voglia di essere ancora utile alla comunità. Penso che ci sia ancora molto spazio per la mia conversione!».

Diverso e più recente è il cammino verso il ministero di Thomas Lyden, iniziato nel 1994, quando ancora viveva in Inghilterra. «Il mio amico prete aveva il padre diacono per la diocesi di Southwark, che aveva ordinato il primo diacono permanente nel 1976 – racconta -. Da quell’incontro è nata la curiosità verso questa vocazione che poi, una volta arrivato in Italia e sposatomi, ho voluto approfondire nel cammino di discernimento e formazione proposto dalla Chiesa ambrosiana».

È stato ordinato il 7 novembre 2015, dieci giorni dopo la nascita del suo sesto figlio, una bambina. «Il ministero e Sofia sono cresciuti di pari passo – ricorda Lyden -, mia figlia mi ha aiutato a capire cosa significa essere preso a servizio e occuparmi dei suoi bisogni contingenti è stata una vera scuola di umiltà».

La sua destinazione pastorale è nel Decanato di Bollate, ma anche il lavoro come insegnante è per Lyden parte integrante e luogo privilegiato per svolgere il ministero. Le difficoltà, o meglio, le “sfide” non sono mancate perché, ammette il diacono, «la realtà del ministero è molto più complessa rispetto alla preparazione teologica ricevuta».

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