Un primo bilancio dei percorsi formativi rivolti ai Consigli pastorali è già possibile. Lanciati come un contributo vòlto ad approfondire l’importanza e il senso del servizio dei Consigli stessi, e per «aiutarsi ad abitare il cambiamento con una lettura sempre più attenta della realtà, affrontando scelte pastorali significative con atteggiamento e metodo sinodale», gli incontri si sono svolti in ogni Zona pastorale. Si è trattato di un percorso – promosso dalla Diocesi in collaborazione con l’Azione Cattolica Ambrosiana – dedicato alle giunte dei Consigli, «che si prolungherà nei prossimi anni raccogliendo risonanze e opportuni aggiornamenti lungo il cammino», come auspicato quando vennero annunciati gli appuntamenti. Un auspicio poi largamente realizzatosi, come dice Susanna Poggioni, segretaria della Consulta diocesana Chiesa dalle Genti e responsabile dell’Équipe sinodale diocesana.
Si è trattato di una buona iniziativa?
Certamente. La valutazione globale che abbiamo dato in questo primo anno di esperienza è molto positiva. La scelta di fare la formazione nelle sette Zone pastorali ha favorito la partecipazione dei membri delle Giunte, per cui possiamo dire di aver raggiunto all’incirca un terzo della platea possibile, ossia 660 persone. Dobbiamo anche registrare un sostanziale gradimento ottenuto, considerando che è stata la prima esperienza di lavoro per le varie commissioni costituitesi nelle Zone, a volte con numeri molto consistenti. Direi che siamo soddisfatti e che, come sempre, si impara anche facendo le cose.
Come sono stati impostati gli incontri?
Per le Giunte abbiamo previsto due incontri in presenza, entrambi con approcci laboratoriali. Nel primo si è trattato il tema del consigliare nella Chiesa oggi: vi è stata una relazione di monsignor Valentino Bulgarelli, direttore dell’Ufficio catechistico nazionale e sottosegretario della Cei, al termine della quale si è lavorato in gruppo per meglio approfondire il tema. Il secondo incontro è stato di tipo più metodologico e ha riguardato l’analisi di come lavora un Consiglio pastorale e di come una Giunta prepara le sessioni del Consiglio. In questo caso si è provato anche concretamente a mettere in pratica le indicazioni emerse.
Vi sono stati ulteriori contributi?
Oltre a questi due incontri, sono state fornite due schede di autoformazione e tutti i materiali che si sono prodotti negli incontri, così che i diversi membri delle Giunte partecipanti hanno avuto la possibilità di riutilizzarli nei loro Consigli pastorali, preparando una formazione ad hoc.
Si proseguirà su questa strada?
Sì. L’idea è di continuare e dare una scansione triennale a questa formazione, partendo dalle parole e dai termini di riferimento del Sinodo della Chiesa universale: comunione, partecipazione e missione. Se in questo primo anno ci siamo soffermati sul senso del consigliare, nel secondo ci concentreremo sulla missione, anche perché siamo nella fase di elaborazione del percorso che mette a fuoco questo tema di fondo. Il terzo anno sarà invece dedicato alla partecipazione.
Quindi un bilancio positivo?
C’è sempre da crescere e da migliorare. All’inizio abbiamo dovuto, per così dire, “prendere le misure” perché ci siamo accorti che bisogna saper ridurre e saper scegliere cosa si deve fare. Ma il cammino è iniziato bene e continua.



