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Dietro le quinte

«Cen, un’organizzazione molto “ambrosiana”»

«Concretezza, nessuno spreco, attenzione ai particolari»: questi i tratti dell’organizzazione del Congresso eucaristico nazionale di Milano secondo Eugenio Pozzoli, che ne fu parte attiva

di Annamaria BRACCINI

20 Maggio 2023
Giovanni Paolo II durante la Messa finale al Gallaratese

Il XX Congresso eucaristico nazionale dietro le quinte. Potrebbero intitolarsi così i ricordi che Eugenio Pozzoli, una vita spesa a servizio della logistica della Diocesi, mette in fila uno dietro l’altro anche a decenni di distanza dai tempi dell’organizzazione dell’evento. Che non fu solo un grande successo soprattutto per la risonanza che ebbe, ma anche dal punto di vista dei “numeri” (si iniziò a lavorare alla preparazione fin dal 1979).

«Ricordo la complessità, ma anche la scioltezza e, vorrei dire, la precisione con cui si mosse la macchina organizzativa – conferma Pozzoli -. Penso con particolare affetto a quella che, allora, qualcuno chiamò la “banda Basadonna”, dal nome del Vicario sul quale potevamo sempre contare e che fu veramente una delle “colonne” del Congresso. Proprio in questi giorni è scomparso l’architetto Ernesto Brivio, con il quale collaborammo per tutti i momenti svoltisi in piazza Duomo» (leggi qui).

Le innovazioni 

«Eravamo all’avanguardia nella logistica: per esempio nella settimana finale, dal 14 al 22 maggio, entrò in azione l’apposito centro operativo e fu attivato anche un centralino telefonico con 50 linee della Sip. Senza dimenticare l’Ufficio stampa, allocato nella basilica di Santo Stefano (al tempo non adibita al culto), e la sala stampa con 10 televisori che permisero di seguire momento per momento le manifestazioni del Cen e, soprattutto, gli spostamenti del Santo Padre. I volontari impegnati furono molte centinaia, soprattutto giovani. Purtroppo io non potei partecipare, proprio per gli impegni nell’organizzazione, ma rimane la memoria di un lavoro preparato bene e portato altrettanto bene al termine con una visione delle cose molto ambrosiana, fatta di concretezza, di nessun spreco e di attenzione ai più piccoli particolari. E le attestazioni di stima anche da altre diocesi non mancarono».

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