«Fu lui a infondermi la voglia di diventare sacerdote»: monsignor Franco Cecchin, prevosto e decano di Lecco, parla così del suo incontro con don Primo Mazzolari a Bozzolo (Mantova), nel lontano 1949. Il piccolo Franco aveva solamente 6 anni e – già a quell’età assiduo frequentatore della Santa Messa – chiese alla madre Rosa di poter conoscere don Primo per ricevere da lui la Prima Comunione. L’approccio non fu “morbido”, nel senso che Cecchin – nato il 2 febbraio 1943 a Castellucchio Mantovano e trasferitosi a Bozzolo nel 1947 – ricevette un secco “no”.
Racconta don Franco: «Nel 1947 i miei, che facevano i casari, vollero allargare la loro attività e si trasferirono a Bozzolo, dove arrivarono a produrre fino a undici forme di grana al giorno. Non avevano grande cultura, ma una fede profondissima. Così io, già a 5-6 anni, a Messa pendevo dalle labbra di don Primo: lui ci coinvolgeva, le sue non erano omelie retoriche. E a 6 anni mi nacque la voglia di prendere la Prima Comunione. Lui disse a mia madre che, se l’avesse permesso a me, avrebbe dovuto permetterlo a tutti. Ma, vista la mia delusione, lei mi portò direttamente da don Primo per perorare la mia causa. Lui, vedendomi così convinto, mi disse: “L’anno prossimo, se ti prepari bene, potrai prendere il Corpo di Cristo”».
Così, il 23 aprile 1950 don Franco prese la Comunione e da quel semplice gesto nacque il desiderio di essere come don Primo. «Non sono diventato come lui, ma sacerdote sì… Ho due sue cartoline. Nella prima, del 9 dicembre 1957, con gli auguri di Natale ricambiati, mi scrisse: “Ricordati qualche volta anche di Bozzolo, Don Primo che ti vuole tanto bene”. Nella seconda, dell’aprile 1959, poco prima della sua morte, mi inviò la figura di Cristo lavoratore (al posto di Giuseppe lavoratore), in vista del 1° maggio. E mi scrisse: “Grazie caro Franco, continua a pregare per me e la nostra parrocchia”».
Il 20 giugno la visita del Papa alla tomba di Mazzolari ravviva nel prevosto e decano di Lecco sentimenti profondi: «Innanzitutto mi riporta alla passione di don Primo per Gesù Cristo e per il suo Vangelo. Poi mi ricorda il valore che dava alla parrocchia: “Per me tornare a Bozzolo è tornare a casa”, diceva sempre. E la figura del prete obbediente: essere dentro la Chiesa è la cosa più importante». Cecchin cita ancora la scelta preferenziale di don Primo verso i poveri e i “lontani”: «Di lui ricordo anche l’impegno per l’animazione politica, non vissuta in diretta da noi preti, ma per aiutare i laici a essere preparati per essere un segno in favore del bene comune. Questa visita di Papa Francesco ravviva le mie radici e mi porta a dire: “Don Primo, sei contento di me che ora sono prete?”».