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Catechesi

Iniziazione cristiana, la seconda “tavola” dei racconti

Giovedi 1 febbraio alle 21 prosegue il percorso online dedicato all’ascolto e alla condivisione di riflessioni, esperienze e pratiche. Al centro il rapporto con le famiglie

di Roberta CASOLICollaboratrice del Servizio diocesano per la Catechesi

21 Gennaio 2024

Dopo qualche anno di lavoro sul campo e di confronto e ascolto con varie esperienze in ogni angolo della diocesi ci pare che una questione si faccia avanti con una certa urgenza: come iniziare il percorso di iniziazione cristiana con i bambini e le loro famiglie?

Il tema appare urgente per almeno due ragioni. La prima è di carattere più sapienziale: «Chi ben comincia è a metà dell’opera», recita un proverbio che tutti conosciamo e che facilmente possiamo applicare anche ai cammini d’iniziazione cristiana. Infatti, se fin da subito saremo capaci di aiutare i bambini e le loro famiglie a comprendere il nostro intento e a presentarci come collaboratori alla loro gioia e non come padroni della loro fede, l’intero percorso godrà di questa impressione iniziale “gustosa” e gioiosa.

La seconda ragione è di carattere più pastorale: un cammino che inizia è una porta che si spalanca sulle nostre parrocchie… Spesso tendiamo a lamentarci che molti dei genitori che si affacciano alle nostre comunità per chiedere i sacramenti non frequentano più la Chiesa da tempo: quale migliore occasione abbiamo per rendere la nostra Chiesa missionaria, se non curando l’ingresso di questi nuovi fratelli e sorelle, che siano bambini o famiglie intere?

Ci pare che dopo qualche anno dall’introduzione dell’itinerario diocesano Con Te!, a partire anche da qualche intuizione maturata, i tempi siano maturi per una verifica ed un eventuale aggiustamento del cammino.

Il metodo

Il metodo adottato – che ci pare promettente nella direzione della condivisione e dell’ascolto arricchente delle pratiche già altre volte sperimentato dal nostro Servizio – consiste nell’invitare i vari operatori pastorali interessati, a una «Tavola dei racconti», in cui condividere pratiche, riflessioni, successi e anche fallimenti, messi in atto nelle nostre comunità.

Anche se gli incontri per praticità avvengono online, ci piace immaginarci insieme, a tavola: mangiando insieme si racconta e ci si racconta. Si dice quello che si fa, ma si comunica, a volte senza accorgersi, ciò che ci appassiona, ciò che ci sta più a cuore. Ci ascoltiamo nelle nostre buone idee e intuizioni e insieme ci testimoniamo la passione comune per l’annuncio del Vangelo e l’edificazione della Chiesa. In particolare, cerchiamo quell’intuizione di fondo che sta dietro a ciò che ci viene raccontato. Ciò che può servire a tutti e che è in grado di far nascere altre storie, altre pratiche.

Il primo incontro

All’inizio di novembre, dunque, a tavola con catechisti collegati da varie parti della Diocesi ci siamo domandati su cosa puntare per un buon inizio: quali attenzioni, quali atteggiamenti coltivare per accompagnare l’esperienza dei bambini e delle famiglie che si affacciano alle nostre comunità. Ci siamo scambiati racconti su alcune attenzioni pratiche: come avviene l’iscrizione; come riusciamo a far sapere dei cammini che iniziano; quale ruolo è affidato alle catechiste, al prete e agli altri soggetti della comunità; come arrivare a toccare il contesto vitale di bambini così piccoli.

In questo primo banchetto ci siamo anche confrontati su idee e intuizioni più profonde che ci appaiono centrali e ci vedono impegnati con fantasia e creatività: come incontrare e accogliere le famiglie nella loro complessità? Cosa mostrare delle nostre comunità cristiane, quali soggetti coinvolgere e quali punti di forza valorizzare? Come vivere il graduale inserimento nella celebrazione eucaristica e, più ampiamente, come aiutare i bambini a sperimentare l’incontro vivo con Gesù nella preghiera? Ma anche: come tessere una solida trama di relazioni che possa sostenere e propiziare un’esperienza ecclesiale significativa per ciascuna famiglia, sia di quelle già inserite nel contesto comunitario, sia di quelle che si affacciano timidamente e non senza qualche timore? Come valorizzare e fare evolvere anche quelle relazioni che ci sono già (magari nel contesto scolastico)?

Ci siamo riconosciuti in troppo pochi per rispondere alle domande di cammino che vengono rivolte alle nostre comunità: certamente occorrerebbero anche altri catechisti, ma forse ci sono anche altre modalità intermedie di coinvolgimento di qualche genitore che, oltre a sostenere il nostro operare, potrebbe far sorgere una passione per l’annuncio. In fondo anche per noi c’è stato un inizio: una Parola dirompente che ha dato il via all’entusiasmante esperienza di spendersi per la Chiesa e per l’annuncio.

Ora stiamo apparecchiando una seconda tavola, giovedi 1 febbraio alle 21 (info e iscrizioni), con un menù simile, in cui vorremmo focalizzare meglio le questioni emerse come stringenti: il rapporto con le famiglie, la necessità di tessere legami e inventarsi coinvolgimenti antichi – valorizzando la bellezza delle nostre comunità – e nuovi – scoprendo le ricchezze che nuovi soggetti possono portare, perché la Chiesa è viva e vive dell’annuncio.