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Unitalsi Lombarda

«Casa Frizzi», un anno di accoglienza

Nel primo anniversario dell’inaugurazione, bilancio pienamente positivo per la struttura che all'Ortica ospita famiglie con bambini malati in cura a Milano: «Condividiamo le loro fatiche». Fecondo anche il rapporto di collaborazione con la parrocchia

di Stefania CECCHETTI

24 Marzo 2024
La scopertura dell'intestazione il giorno dell'inaugurazione

Non si chiama «Casa Frizzi» per caso, la struttura di accoglienza di Unitalsi Lombarda per famiglie con bambini malati in cura a Milano e che in questi giorni compie un anno di vita. Fu proprio il conduttore televisivo scomparso nel 2018, per anni barelliere e testimonial Unitalsi, a sollecitare la creazione di un presidio per bambini malati con l’amico Vittore De Carli, allora presidente di Unitalsi Lombarda: «Fabrizio trovava assurdo che Unitalsi avesse una casa per bambini malati in diverse città, ma non a Milano, capitale delle cure di eccellenza», racconta De Carli.

A dare una spinta al destino è un grave attacco cardiaco che coglie De Carli nel 2015 e che lo lascia in coma per 47 giorni. A partire dall’esperienza della malattia, incoraggiato proprio da Frizzi, De Carli scrive il libro Dal buio alla luce con la forza della preghiera (leggi qui), i cui proventi costituiranno i primi fondi per la costruzione della casa. Cinque camere con bagno, televisione e aria condizionata in un edificio su tre piani, per un totale di 250 mq, frutto della completa ristrutturazione dell’ex oratorio dell’antico Santuario della Madonna delle Grazie all’Ortica (che custodisce tracce di dipinti attribuiti alla scuola di Leonardo), nel quartiere di Lambrate. «Il libro è stato il volano – racconta De Carli -. Da lì sono poi arrivate donazioni anche importanti, da privati e da aziende». La posa della prima pietra è stata nel marzo 2022; un anno dopo l’inaugurazione, alla presenza dell’arcivescovo Delpini e del sindaco Sala.

Da allora «Casa Frizzi» – divenuta operativa solo dal novembre 2023, superate alcune lungaggini burocratiche – ha ospitato 10 famiglie, offrendo loro non solo un alloggio a titolo completamente gratuito, ma un’accoglienza nel senso più ampio della parola. Ce ne parla la coordinatrice, Elena De Silvestri: «Le famiglie arrivano da noi con un grande bagaglio di fatiche e sofferenze. Teniamo presente che la maggior parte di loro ci vengono inviate dall’Istituto dei tumori, che si trova a pochi minuti a piedi dalla casa. Cerchiamo di portare un po’ di questo peso insieme a loro».

A «Casa Frizzi», infatti, le famiglie non sono mai sole: c’è una presenza continua di volontari Unitalsi, soprattutto nel pomeriggio, spiega ancora De Silvestri: «Dopo le 16, quando le famiglie tornano dall’ospedale, gli spazi comuni della casa si animano: ci incontriamo in cucina, vero “cuore” della casa, o nella saletta ricreativa, dove ci sono i giochi per i bambini, per condividere la giornata. Siamo una piccola famiglia, ci si sostiene nei momenti difficili, ma anche in quelli di gioia». A dicembre, infatti, a Casa Frizzi è nata una bambina: «La mamma era ricoverata in Mangiagalli per alcune cure e la piccola ha deciso di nascere. Era prematura, solo un chilo e 100 grammi». Dopo la dimissione la piccola, con mamma e papà, è rimasta a «Casa Frizzi» fino a qualche giorno fa, quando la famiglia ha potuto rientrare a casa. «È stata un raggio di sole nella nostra casa», racconta commossa De Silvestri.

Insomma, un bilancio pienamente positivo, come ribadisce il presidente Luciano Pivetti: «Come sezione lombarda siamo fieri di essere riusciti ad aprire anche a Milano una struttura nell’ambito del “Progetto dei piccoli” di Unitalsi nazionale. Ci aspettavamo di avere tante richieste, perché il bisogno di strutture come la nostra è alto a Milano, e così è stato».

Un’iniziativa di carità suscita sempre buone energie intorno. È così anche per «Casa Frizzi», che ha aperto un bel dialogo con il territorio e con la Comunità pastorale Madonna del Cenacolo, guidata da don Stefano Saggin, di cui il Santuario fa parte: «Abbiamo un ottimo rapporto con il parroco, che ringraziamo per le iniziative di raccolta fondi che ha promosso in nostro favore. Abbiamo fatto diverse giornate aperte al quartiere: la nostra attività ha toccato la sensibilità di tante persone, alcune delle quali si sono offerte di darci una mano, per esempio in alcuni lavoretti di manutenzione. Ne siamo molto contenti», conclude Pivetti.

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