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Festa

Delpini: «Non cedete al grande inganno, l’uomo è fatto per la santità»

Celebrando il Pontificale di Ognissanti in Duomo l'Arcivescovo ha ricordato il destino di gioia dell'umanità e ha rivolto la sua benedizione a tutti coloro «che stanno passando attraverso la grande tribolazione della guerra, della miseria, delle migrazioni forzate»

di Annamaria BRACCINI

1 Novembre 2023
Foto Fotogramma

«Il grande inganno» che pretende di insegnare quell’arte di “stare al mondo” per cui «è necessario procurarsi ricchezze, anche a costo di essere prepotenti, ingiusti, falsi. Il grande inganno che trasforma il giardino creato dal Signore, questo pianeta meraviglioso, in un campo di battaglia pieno di morti, devastato dalla rabbia, dall’avidità; che trasforma la società chiamata alla fraternità in una giungla insidiosa di cattiverie e di risentimenti, in un mondo infelice».

Nel giorno in cui tutto parla di santità, nel luogo definito dall’Arcivescovo «il più adatto per celebrare la Festa dei santi» – il Duomo -, è appunto il vescovo Mario, durante la sua omelia, a delineare il senso di un grande inganno che percorre, oggi, la vita di ognuno di noi, ma che è sempre possibile smascherare.

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Tra le navate della Cattedrale, sotto l’architettura del tempio ininterrotto, popolato di migliaia di statue di sante e santi e delle reliquie «di coloro che hanno testimoniato la verità», il Pontificale solenne, aperto dai tradizionali 12 Kyrie ambrosiani, diviene, infatti, l’occasione per riconoscere che «tutti siamo chiamati alla santità», accogliendo «questo dono con riconoscenza».  Concelebrata dai canonici del Duomo, la Messa solenne viene presieduta dall’Arcivescovo che, a partire dalle Scritture proclamate nella liturgia della Parola, nella sua omelia invita proprio a superare «il grande inganno».  

Il grande inganno

«Uno spirito di menzogna e di infelicità si aggira su tutta la terra e seduce molti perché non prestino fede alla verità, ma vivano sotto il dominio del grande inganno che induce a pensare che il destino di ogni figlio d’uomo sia quello di finire nel nulla, di non avere altra destinazione che la morte. La bellezza della vita, il suo fascino, il suo splendore sono sempre e da sempre contaminati da una cosa sporca, da un grigiore che non si può dissolvere, da un’insidia a cui non si può sfuggire, cioè dalla precarietà e dalla fine irreparabile». Insomma, da una solitudine che si affaccia specie «nella tribolazione».

Foto Fotogramma

«Quando sei tribolato, quando sei mortificato da una vita deludente, quando si spezza il legame più importante dell’esistenza, che aiuto ti possono dare le cose che restano, gli incoraggiamenti patetici e le parole di circostanza? Quando la vita rivela il suo aspetto spietato, ecco, sei solo. Il grande inganno ti convince che se mai c’è un dio, questo è altrove, non ha tempo per te, non ha cuore per ascoltare il tuo gemito». scandisce monsignor Delpini.

Al contrario, come scrive Paolo nel brano della Lettera ai Romani appena letto, Dio è vicino, vive nella nostra «comunione con Gesù, che è sempre con noi, in una intimità che nulla può compromettere, in una fedeltà al suo progetto d’amore che nulla può scoraggiare».

La festa dei Santi: un cantico di gioia

Per questo, «la festa di Tutti i Santi è la celebrazione dello smascheramento del grande inganno e il cantico di tutti coloro che sono felici presso Dio raggiunge tutti coloro che sono pellegrini verso il Regno. Il messaggio è un cantico perché la verità è la gioia: la gioia della speranza, la gioia della comunione con Gesù, la gioia crocifissa della sequela di Gesù fino al compimento dell’amore. Beati, infatti, sono i poveri, i miti, gli assetati di giustizia, i perseguitati per la loro fedeltà a Gesù e chi suggerisce un’altra via, più facile e più simpatica, è a servizio del grande inganno».

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Concetti sui quali il vescovo Mario torna a conclusione della celebrazione. «La benedizione del  Signore raggiunga come un sollievo e un conforto tutti coloro – uomini, donne e bambini – che stanno passando attraverso la grande tribolazione della guerra, della miseria, delle migrazioni forzate», dice, infatti, l’Arcivescovo ricordando che «questi, con la festa dei Santi, la commemorazione dei nostri cari defunti, la ricorrenza liturgica di san Carlo Borromeo e la solennità di Cristo Re, in cui verranno ordinati i diaconi permanenti, sono giorni nei quali il Duomo è luogo di preghiera particolarmente intensa e solenne».