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I tre nuovi vescovi

Animati dallo sguardo di Cristo,
abitati dalla gioia del Vangelo

La nomina che li ha raggiunti, per certi aspetti, cambierà la loro vita. Nostri fratelli e padri nella fede, li accogliamo con gratitudine. Per loro la riflessione di un Ausiliare emerito della Diocesi

di Marco FERRARI Vescovo ausiliare emerito Diocesi di Milano

22 Giugno 2014
Monsignor Marco Ferrari

Il prossimo 28 giugno, nella nostra Cattedrale, saranno ordinati tre nuovi Vescovi ausiliari: monsignor Franco Agnesi, fra Paolo Martinelli, monsignor Pierantonio Tremolada. Sono stato invitato a rivolgere loro un pensiero: lo faccio volentieri, ben sapendo di non avere alcun titolo particolare, salvo il fatto di essere Vescovo emerito. Lo farò con qualche cenno scherzoso (chi mi conosce sa che faccio così), ma ben consapevole della grandezza e della serietà del fatto che consideriamo.

Mi viene in mente quanto monsignor Francesco Bertoglio – persona ben dotata di toni umani e spirituali, compresa l’autoironia pronta e fresca – quando nel 1960 fu nominato Vescovo ausiliare del cardinale Giovanni Colombo col titolo di «Vescovo di Paro» (Isola di Rodi), sorpreso da questa nomina, a chi gli chiedeva come si sentiva, rispondeva: «Si, sono Vescovo di Paro, ma questo colpo… non lo paro”». Ugualmente faranno questi nostri fratelli raggiunti da una nomina… non da «parare», ma che, per certi aspetti, cambia la loro vita. L’ho detto solo per sciogliere un poco l’ansia estatica che certamente prende i nuovi Vescovi, e noi con loro, di fronte al Mistero del «roveto ardente».

Chi sono questi nostri fratelli? Monsignor Franco Agnesi ha già svolto molto bene diversi incarichi in Diocesi e, attualmente, è Vicario episcopale della Zona di Varese. È una persona intelligente, attenta, desiderosa di imparare, di capire e di collaborare. Vivace e brioso, sa stare in compagnia con la chitarra in mano e… le canzoni di Jannacci.

Monsignor Pierantonio Tremolada, umile e paziente, intelligente e sapiente, è stato insegnante dei Seminaristi e guida per i preti del primo quinquennio, poi Vicario episcopale nel settore Liturgia e Catechesi. Ora sarà chiamato a offrire queste sue capacità in modo ancora più intenso e vasto di quanto ha già fatto in tutti gli incarichi assolti.

Fra Paolo Martinelli è un frate francescano e siamo ben lieti che un presbitero di un Ordine religioso diventi Ausiliare del nostro Arcivescovo e quindi primo collaboratore per tutta la Diocesi. Non lo conosciamo ancora, ma sappiamo che ha molta esperienza, avendo svolto diversi incarichi importanti nel suo Ordine e che è molto apprezzato. Attualmente è Rettore dell’Antonianum di Roma. Siamo grati al Papa che ce lo invia e a lui che viene a noi nel nome del Signore, con semplicità francescana.

Questi sono solo alcuni tratti dei tre nuovi Vescovi ausiliari. Il cammino insieme ce li farà conoscere e apprezzare con maggior ampiezza e profondità, ed è proprio a questo riguardo che dobbiamo fare qualche cenno.

Tre presbiteri diventano vescovi. Che cosa significa? Significa che ricevono la pienezza del Sacramento dell’Ordine «grazie al quale la missione affidata da Cristo ai suoi apostoli continua a essere esercitata nella Chiesa sino alla fine dei tempi. È dunque il Sacramento del ministero apostolico che comporta tre gradi: l’Episcopato, il Presbiterato e il Diaconato» (Catech. 1536). È quindi il Sacramento che conforma un cristiano in modo particolarissimo a Cristo Pastore.

Ci chiediamo allora: con quale «cuore» i Vescovi dovranno esercitare questo compito? Il Rito di Consacrazione dice: «Quanto a voi, fratelli carissimi, eletti dal Signore, riflettete che siete stati scelti fra gli uomini e per gli uomini siete stati costituiti nelle cose che riguardano Dio. Episcopato infatti è il nome di un servizio, non di un onore, poiché al Vescovo compete più il servire che il dominare, secondo il comandamento del maestro: “Chi è il più grande tra voi diventi come il più piccolo, e chi governa come colui che serve”».

Si può fare qualche sottolineatura particolare rispetto al loro compito? Penso di sì, certo senza essere esaustivi. Vengono come Vescovi e quindi come fratelli e padri nella fede, chiamati a vivere in modo convinto e profondo la comunione episcopale con tutti i Vescovi, primo fra tutti il Papa, e col nostro Arcivescovo Angelo, perché – data la vastità della Diocesi – gli sono assegnati come Ausiliari. Vengono, animati dallo sguardo di Cristo che, nonostante i molti mali del mondo, lavora sempre per la salvezza e per il bene di tutti. Vengono, riconoscendo la dignità battesimale di ciascuno e di tutti e desiderosi di aiutare, col dovuto discernimento, la vita dei cristiani nella Chiesa e nel mondo. Vengono, abitati dalla gioia profonda del Vangelo, desiderosi di annunciarlo e testimoniarlo, e riconoscendo il cammino del popolo che sono chiamati a servire.

Così si associano ben volentieri a quanto ha scritto recentemente il Vicario generale, monsignor Mario Delpini, in un brano che ha voluto intitolare «Elogio per la nostra gente», che dice così: «Lasciate che faccia l’elogio della nostra gente. Conosco la nostra gente, l’ho vista in piazza del Duomo e l’ho vista nelle chiese, l’ho vista nelle strade e l’ho vista là dove si lavora e si discute, dove si studia e dove si patisce, dove si fatica e dove si fa festa. Conosco la nostra gente e le voglio bene. Ho stima della nostra gente e mi commuove quel fare il bene, quel prendersi cura degli altri, così naturale, come fosse una cosa ovvia, tanto che se dici “Grazie!”, la nostra gente addirittura si sorprende, come fosse scontato che siamo al mondo per fare del bene. La nostra gente è come quel ragazzo che ha solo due pani e si sente quasi sopraffatto dal numero degli affamati, eppure si fa avanti: “Ecco, questo è quello che ho. Può servire?”. Serve! Serve!…».

Dobbiamo ora chiederci, con quale «cuore» noi fedeli dovremo camminare con loro? Li accogliamo con gratitudine per il loro amore a Cristo, pregando perché questo Amore prenda sempre più posto nella loro vita e infiammi il loro cuore. In particolare vogliamo pregare perché lo Spirito Santo li illumini nell’esercizio della comunione episcopale. Li accogliamo nel desiderio di collaborare effettivamente per la vita del popolo di Dio, ascoltandoli e seguendoli, e, da parte nostra, portando la riflessione e l’esperienza autenticamente umana di famiglia e di lavoro, affinché, insieme, si possa esercitare il sapiente discernimento per promuovere il bene vero nella Chiesa e nel mondo. Li accogliamo per realizzare insieme quanto il nostro Cardinale ci segnala nella lettera pastorale Il campo è il mondo, lavorando con questo criterio: «I cristiani non cercano la vittoria della propria parte. Al di là degli errori commessi lungo la storia, essi accettano ciò che Dio concede alla famiglia umana. Possono essere di volta in volta, maggioranza costruttiva o minoranza perseguitata, ma ciò cui sono chiamati è solo l’essere presi a servizio del disegno buono con cui Dio accompagna la libertà degli uomini». Questo vogliamo fare servendo il Signore nella gioia. Tutto questo ed altro ancora auguriamo con affetto e preghiera ai nostri tre nuovi Vescovi ausiliari.

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La cerimonia presieduta dal cardinale Scola e trasmessa in diretta da Telenova 2, Radio Mater e www.chiesadimilano.it dalle 9.30. Nel pomeriggio le prime Messe dei nuovi ausiliari in tre santuari mariani