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Testimonianza

Filip e Gianina, la Casa della Carità li ha portati all’università

Accolti bambini nel 2005 con le loro famiglie rom, provenienti da un ambiente di grave emarginazione, alla Casa hanno trovato l’ambiente giusto per il loro inserimento e per un percorso di scolarizzazione che ora procede verso la laurea

di Annamaria Braccini

21 Novembre 2022
Uno dei progetti di supporto scolastico per minori alla Casa della Carità (foto Marco Garofalo)

Da sempre, insieme agli adulti, Casa della Carità segue bambini e ragazzi, sia minori ospitati dalla Fondazione nelle sue diverse sedi, sia coloro che vivono sul territorio cittadino in situazioni di marginalità economica e abitativa e, quindi, molto spesso di povertà educativa. Bimbi come Filip e Gianina, accolti nel 2005 insieme alle loro famiglie.

«Quando sono arrivati dalla Romania non avevano nulla – Gianina nemmeno le scarpe -, e davanti a loro nessuna o pochissime prospettive», ricorda Donatella De Vito, responsabile dell’Area Emergenze della Fondazione. Da qui l’accoglienza  nel Villaggio Solidale che la Casa e il CeAS (Centro Ambrosiano di Solidarietà), con sede presso il Parco Lambro, hanno sostenuto e portato avanti, fin dal 2005, con numerose famiglie rom sgomberate da insediamenti formali e campi informali. È un nuovo inizio: i genitori di Filip e Gianina vengono supportati nella ricerca di un lavoro e, successivamente di una casa, mentre i piccoli iniziano il loro percorso di scolarizzazione: lui alla scuola materna, lei in prima elementare.

Un traguardo di cui essere orgogliosi

Poi, negli anni, la prosecuzione degli studi in modo regolare, il completamento della scuola secondaria di secondo grado arrivando al conseguimento della maturità. «Un traguardo importante, se si pensa che la maggior parte dei bambini provenienti da famiglie che vivono in situazioni di grave marginalità e precarietà socio-economica non riesce nemmeno a ottenere il diploma di terza media», commenta sempre De Vito.

Passa il tempo, arriva la pandemia e Gianina, preoccupata, durante il primo lockdown chiama le operatrici che aveva conosciuto a Casa della Carità: «Grazie a questa telefonata abbiamo scoperto che è fidanzata con un ragazzo italiano ed è felice, ma soprattutto che lavora e avrebbe intenzione di iscriversi all’Università. Una gioia per tutti noi».

Un desiderio, quello di continuare gli studi, condiviso anche da Filip. «Insieme stiamo valutando le sue aspirazioni. Mi ha detto che ha desiderio di aiutare gli altri: si è iscritto, infatti, a Psicologia della Comunicazione (già 4 esami all’attivo) e noi lo stiamo sostenendo in questo percorso», racconta l’operatrice.

«Guardare Filip e Gianina mi riempie di orgoglio e soddisfazione. Le loro storie dimostrano che, garantendo ai bambini l’accesso a un loro diritto fondamentale che è quello di andare a scuola – unito all’impegno – è possibile rompere il cerchio di marginalità ed esclusione da cui provenivano, promuovendo inclusione e piena cittadinanza», afferma ancora De Vito, che conclude con uno sguardo positivo che è uno dei modi più belli per ricordare vent’anni di impegno, a volte controcorrente rispetto a stereotipi e generalizzazioni che colpiscono specialmente, tra i bambini, i piccoli rom: «Sapere che questi due ragazzi, che arrivavano da un contesto di forte deprivazione materiale e culturale (basti pensare che i genitori di Gianina erano analfabeti), si affacciano oggi alla possibilità di andare all’Università, è un risultato davvero importante, che fa vedere nel concreto l’impatto del nostro lavoro su una delle categorie più fragili».