Il Decanato San Siro è composto da sei parrocchie, tutte molto popolate. A pochi passi dallo Stadio Meazza, importante punto di riferimento per i tifosi, ma anche per gli appassionati di concerti. Ieri pomeriggio, nella parrocchia Beata Vergine Addolorata, il cardinale Tettamanzi ha celebrato la Messa a conclusione della visita pastorale decanale. Ne parliamo con il decano, fra Luigi Boccardi.
Quali sono le caratteristiche del vostro decanato?
È un territorio disomogeneo, che comprende situazioni sociali diverse. Si va dalle villette di San Siro, abitante da persone molto benestanti, a zone più periferiche, come piazza Selinunte, dove c’è un’alta concentrazione di immigrati e maggiore disagio. Le parrocchie sono molto popolate, la nostra (Santi Nabore e Felice) arriva fino a 20 mila abitanti. Molti di coloro che vivono da queste parti si sono trasferiti qui tra gli anni Sessanta e Settanta: erano in prevalenza giovani coppie, che cercavano un posto tranquillo in cui vivere in pieno boom economico. Oggi non è più così. L’età media qui è molto elevata, soprattutto nelle zone più costose: molti giovani, infatti, di questi tempi preferiscono trasferirsi fuori città per pagare meno. Basta vedere i dati dei battesimi per accorgersene: negli anni Settanta erano 400 all’anno, adesso siamo scesi a 140. Da queste parti è poi molto alto il numero di persone che hanno problemi mentali e che abitano soprattutto le case popolari degradate. Le parrocchie cercano di promuovere gruppi di auto e mutuo aiuto per dare loro una mano concreta.
Gli immigrati si stanno integrando?
Gli stranieri sono presenti soprattutto nelle parrocchie dell’Addolorata e di San Protaso: qui raggiungono una concentrazione almeno del 15%. In questi quartieri ci sono difficoltà ovvie: il caso più lampante è quello della scuola di via Paravia, che è frequentata per la maggior parte da immigrati. Nelle altre zone, anche se molto numerosi, sono sicuramente più integrati con il resto della popolazione e più distribuiti. Per quanto riguarda le nazionalità, in zona Selinunte sono più presenti i musulmani, arabi e maghrebini, mentre nelle altre troviamo chi proviene dalle Filippine, dallo Sri Lanka e in generale sudamericani e asiatici.
Passiamo agli anziani: quali sono i loro problemi?
Il disagio maggiore che devono affrontare è quello della solitudine. Ogni parrocchia, per questo motivo, cerca di fare iniziative particolari. Adesso stiamo anche attivando un gruppo di volontari. A San Protaso è molto utile un centro per anziani, che è punto di riferimento per chi si può muovere. La solitudine è comunque molto marcata.
I giovani, invece, partecipano alle attività decanali?
Non sono presenti in numero esaltante, ma abbiamo nelle parrocchie una pastorale giovanile che cerca di intercettare i loro bisogni e che prosegue con loro un discorso a livello decanale, per costituire un punto di aggregazione almeno in questo contesto. Il quartiere, infatti, a questa età non viene più considerato un punto di riferimento per le reti di relazione. Con l’inizio degli studi universitari, infatti, sono molti i ragazzi che si allontanano e formano amicizie con persone che stanno al di fuori.
La crisi economica è ancora un grave problema per le famiglie milanesi. Si sente molto dalle vostre parti?
Sì, è presente, ma non in modo particolare. È stato molto utile il Fondo famiglia-lavoro voluto dall’Arcivescovo, perché ha permesso non solo di aiutare chi si trovava in grave difficoltà, ma soprattutto di rendere note alle parrocchie quelle realtà che comunque si trovano in una situazione di bisogno: l’importante per noi è stato stabilire un contatto con loro. Molti non hanno avuto necessità di questo intervento, perché avevano comunque uno stipendio in casa e riescono lo stesso ad andare avanti tra mille difficoltà, ma c’è stata anche qualche situazione drammatica. Il Decanato San Siro è composto da sei parrocchie, tutte molto popolate. A pochi passi dallo Stadio Meazza, importante punto di riferimento per i tifosi, ma anche per gli appassionati di concerti. Ieri pomeriggio, nella parrocchia Beata Vergine Addolorata, il cardinale Tettamanzi ha celebrato la Messa a conclusione della visita pastorale decanale. Ne parliamo con il decano, fra Luigi Boccardi.Quali sono le caratteristiche del vostro decanato? È un territorio disomogeneo, che comprende situazioni sociali diverse. Si va dalle villette di San Siro, abitante da persone molto benestanti, a zone più periferiche, come piazza Selinunte, dove c’è un’alta concentrazione di immigrati e maggiore disagio. Le parrocchie sono molto popolate, la nostra (Santi Nabore e Felice) arriva fino a 20 mila abitanti. Molti di coloro che vivono da queste parti si sono trasferiti qui tra gli anni Sessanta e Settanta: erano in prevalenza giovani coppie, che cercavano un posto tranquillo in cui vivere in pieno boom economico. Oggi non è più così. L’età media qui è molto elevata, soprattutto nelle zone più costose: molti giovani, infatti, di questi tempi preferiscono trasferirsi fuori città per pagare meno. Basta vedere i dati dei battesimi per accorgersene: negli anni Settanta erano 400 all’anno, adesso siamo scesi a 140. Da queste parti è poi molto alto il numero di persone che hanno problemi mentali e che abitano soprattutto le case popolari degradate. Le parrocchie cercano di promuovere gruppi di auto e mutuo aiuto per dare loro una mano concreta.Gli immigrati si stanno integrando?Gli stranieri sono presenti soprattutto nelle parrocchie dell’Addolorata e di San Protaso: qui raggiungono una concentrazione almeno del 15%. In questi quartieri ci sono difficoltà ovvie: il caso più lampante è quello della scuola di via Paravia, che è frequentata per la maggior parte da immigrati. Nelle altre zone, anche se molto numerosi, sono sicuramente più integrati con il resto della popolazione e più distribuiti. Per quanto riguarda le nazionalità, in zona Selinunte sono più presenti i musulmani, arabi e maghrebini, mentre nelle altre troviamo chi proviene dalle Filippine, dallo Sri Lanka e in generale sudamericani e asiatici.Passiamo agli anziani: quali sono i loro problemi?Il disagio maggiore che devono affrontare è quello della solitudine. Ogni parrocchia, per questo motivo, cerca di fare iniziative particolari. Adesso stiamo anche attivando un gruppo di volontari. A San Protaso è molto utile un centro per anziani, che è punto di riferimento per chi si può muovere. La solitudine è comunque molto marcata.I giovani, invece, partecipano alle attività decanali?Non sono presenti in numero esaltante, ma abbiamo nelle parrocchie una pastorale giovanile che cerca di intercettare i loro bisogni e che prosegue con loro un discorso a livello decanale, per costituire un punto di aggregazione almeno in questo contesto. Il quartiere, infatti, a questa età non viene più considerato un punto di riferimento per le reti di relazione. Con l’inizio degli studi universitari, infatti, sono molti i ragazzi che si allontanano e formano amicizie con persone che stanno al di fuori.La crisi economica è ancora un grave problema per le famiglie milanesi. Si sente molto dalle vostre parti?Sì, è presente, ma non in modo particolare. È stato molto utile il Fondo famiglia-lavoro voluto dall’Arcivescovo, perché ha permesso non solo di aiutare chi si trovava in grave difficoltà, ma soprattutto di rendere note alle parrocchie quelle realtà che comunque si trovano in una situazione di bisogno: l’importante per noi è stato stabilire un contatto con loro. Molti non hanno avuto necessità di questo intervento, perché avevano comunque uno stipendio in casa e riescono lo stesso ad andare avanti tra mille difficoltà, ma c’è stata anche qualche situazione drammatica. Sei parrocchie e diversi istituti religiosi – Il Decanato di San Siro a Milano è formato da sei parrocchie con oltre 76 mila abitanti: Beata Vergine Addolorata in San Siro, Sant’Elena, San Giuseppe Calasanzio, Santa Maria Nascente, San Protaso e Santi Nabore e Felice. Esistono diverse realtà gestite da religiose come gli istituiti scolastici S. Giuliana delle Compassioniste Serve di Maria e il Beata Vergine delle Suore della Beata Vergine; la Casa dello studente Colasanzio gestita dagli Scolopi; l’Istituto Casa Nazareth delle Suore della Riparazione; la Casa di accoglienza delle Religiose di Nazareth. – 40enni dai frati per mangiare