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Dialogo interreligioso

Islamici: il segno della nascita di Gesù vale anche per noi

di Annamaria BRACCINI Redazione

6 Dicembre 2010

Presepe sì, presepe no. Fortunatamente non siamo alla polemica sul crocifisso nelle aule scolastiche, ma certo la questione, specie nei quartieri più multietnici di Milano, si pone anche solo camminando per le strade in questi giorni. E dopo il contrasto sulle auguri multilingue in via Padova, forse «un poco di buonsenso e di conoscenza reciproca» non fa male.
È questa, in sintesi, la convinzione di Mahamoud Asfa, presidente del Consiglio direttivo della Casa della Cultura islamica, che proprio in via Padova 144 ha i suoi locali, anche di preghiera. Asfa, ci tiene, d’altra parte, a precisare che la sua è la posizione condivisa e già espressa da chi anima e dirige la Casa della Cultura. «Per noi musulmani che lavoriamo e viviamo a Milano – sottolinea – non ci sono difficoltà, perché crediamo nella convivenza di tutte le culture, le etnie, le religioni e siamo convinti che gli emblemi del Natale, come il presepe, siano un’espressione della fede e della tradizione e come tali, devono essere rispettati».
Nessun problema anche se l’immagine della natività è, magari, nell’atrio della scuola frequentata dai vostri figli? «No – ribadisce – anche perché l’islam riconosce in Gesù un profeta e ne festeggia la nascita. Non dimentichiamo che, nel Corano, c’è un intero capitolo, intitolato appunto Il capitolo di Maria, che parla della madre di Gesù e della nascita di suo figlio come di un miracolo. E, poi, nella vita di ogni giorno è comunque impossibile impedire, specialmente ai bambini, di partecipare all’“atmosfera” natalizia o all’attesa di qualche dono. Semmai la questione è un’altra». Quale? «Occorrerebbe che tutti noi – sia chi vive qui da sempre, sia chi è immigrato – cooperassimo per una maggiore conoscenza e comprensione. Non bisogna ripensare a questi temi solo quando, purtroppo, accade un fatto grave o allorché ricorrono momenti più significativi di altri durante l’an- no. In questa ottica, anche feste come il Natale, con i loro simboli, possono rappresentare un’occasione molto utile. Mi piacerebbe che nelle scuole diventasse materia di insegnamento l’approfondimento dell’origine e della storia delle tre grandi religioni monoteiste. Noi, ad esempio, onoreremo la nascita del profeta Maometto a metà del mese di aprile prossimo. Conoscere le rispettive basi di islam, cristianesimo ed ebraismo, può essere un modo semplice e bello per dialogare fin da quando si è piccoli».
Insomma, il tasto “dolente”, non è ovviamente il presepe nella vetrina del negozio sotto casa, ma una “politica” più ampia, che appunto, attiene alla politica? «Certo – spiega ancora Asfa – mi pare che finora non si sia fatto molto, almeno a Milano: il cuore della problematicità sta nel capire le radici da cui si proviene e, in questo, la religione è fondamentale. Chi non ha rispetto per la fede degli altri, non ne ha nemmeno per la propria». Presepe sì, presepe no. Fortunatamente non siamo alla polemica sul crocifisso nelle aule scolastiche, ma certo la questione, specie nei quartieri più multietnici di Milano, si pone anche solo camminando per le strade in questi giorni. E dopo il contrasto sulle auguri multilingue in via Padova, forse «un poco di buonsenso e di conoscenza reciproca» non fa male.È questa, in sintesi, la convinzione di Mahamoud Asfa, presidente del Consiglio direttivo della Casa della Cultura islamica, che proprio in via Padova 144 ha i suoi locali, anche di preghiera. Asfa, ci tiene, d’altra parte, a precisare che la sua è la posizione condivisa e già espressa da chi anima e dirige la Casa della Cultura. «Per noi musulmani che lavoriamo e viviamo a Milano – sottolinea – non ci sono difficoltà, perché crediamo nella convivenza di tutte le culture, le etnie, le religioni e siamo convinti che gli emblemi del Natale, come il presepe, siano un’espressione della fede e della tradizione e come tali, devono essere rispettati».Nessun problema anche se l’immagine della natività è, magari, nell’atrio della scuola frequentata dai vostri figli? «No – ribadisce – anche perché l’islam riconosce in Gesù un profeta e ne festeggia la nascita. Non dimentichiamo che, nel Corano, c’è un intero capitolo, intitolato appunto Il capitolo di Maria, che parla della madre di Gesù e della nascita di suo figlio come di un miracolo. E, poi, nella vita di ogni giorno è comunque impossibile impedire, specialmente ai bambini, di partecipare all’“atmosfera” natalizia o all’attesa di qualche dono. Semmai la questione è un’altra». Quale? «Occorrerebbe che tutti noi – sia chi vive qui da sempre, sia chi è immigrato – cooperassimo per una maggiore conoscenza e comprensione. Non bisogna ripensare a questi temi solo quando, purtroppo, accade un fatto grave o allorché ricorrono momenti più significativi di altri durante l’an- no. In questa ottica, anche feste come il Natale, con i loro simboli, possono rappresentare un’occasione molto utile. Mi piacerebbe che nelle scuole diventasse materia di insegnamento l’approfondimento dell’origine e della storia delle tre grandi religioni monoteiste. Noi, ad esempio, onoreremo la nascita del profeta Maometto a metà del mese di aprile prossimo. Conoscere le rispettive basi di islam, cristianesimo ed ebraismo, può essere un modo semplice e bello per dialogare fin da quando si è piccoli».Insomma, il tasto “dolente”, non è ovviamente il presepe nella vetrina del negozio sotto casa, ma una “politica” più ampia, che appunto, attiene alla politica? «Certo – spiega ancora Asfa – mi pare che finora non si sia fatto molto, almeno a Milano: il cuore della problematicità sta nel capire le radici da cui si proviene e, in questo, la religione è fondamentale. Chi non ha rispetto per la fede degli altri, non ne ha nemmeno per la propria».