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Sirio 09 - 15 dicembre 2024
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Cortenova

Disagio psichico, una sfida in Valsassina

Un progetto della Caritas decanale che sarà presentato in un convegno il prossimo 24 aprile

12 Aprile 2010

Nel Centro Caritas di Bindo (Cortenova) sabato 24 aprile si terrà un convegno per presentare il progetto “Goccia dopo Goccia”, che nasce all’interno della Caritas del Decanato Primaluna (Lecco) in collaborazione con l’area Salute Mentale di Caritas Ambrosiana. Grazie al contributo della Fondazione della Provincia di Lecco, il progetto è stato avviato su due fronti: uno “spazio incontro” aperto un pomeriggio alla settimana e, vista anche la particolare morfologia della valle, la possibilità di fare visite a domicilio, concordate con la famiglia, per coloro che per diverse ragioni non accedono ancora allo “spazio incontro”. Nel contempo si è deciso di formare i volontari per attivare un gruppo di auto mutuo aiuto per i familiari delle persone con disagio psichico, quale momento di confronto e sostegno. Ne parliamo con l’équipe composta da operatori e volontari.

Come mai la Caritas ha deciso di impegnarsi nel campo della salute mentale?
È stato un percorso lungo. Da diversi anni volontari e parroci segnalavano in Caritas la presenza di persone con disagio psichico. Per capire come rispondere a questa richiesta di aiuto abbiamo contattato l’area salute mentale di Caritas Ambrosiana. Dopo alcuni incontri per leggere la situazione e ascoltare i familiari, abbiamo avviato percorsi di sensibilizzazione e formazione dei volontari, al termine dei quali è nato lo spazio incontro.

Nel progetto “Goccia dopo Goccia” sono impegnati operatori e volontari: come integrate queste due figure?
I volontari danno il tocco della quotidianità: non avendo un bagaglio tecnico da operatore sono più immediati nella relazione. Fin dall’inizio la presenza in équipe di volontari e operatori ha reso più completo il nostro servizio alle persone. È arricchente il poter collaborare non solo con colleghi, ma anche con persone che hanno fatto una scelta di volontariato. Possiamo così dare all’utente qualcosa in più, un clima relazionale familiare che è poi la chiave di questo progetto.

Come la comunità locale ha accolto questo nuovo progetto?
Le persone che hanno intuito di che cosa si tratta, ci hanno incoraggiato a proseguire. Abbiamo intrapreso strade nuove inserendo operatori in una realtà Caritas che di solito ha solo volontari. Nel rapporto con la comunità locale è significativo l’aver scelto operatori e volontari in loco che possono contribuire a far crescere la consapevolezza del territorio. Questa scelta significa anche che la cura può e deve avvenire dentro la comunità locale. È una scelta consapevole, un punto di forza del progetto.

E il rapporto con le istituzioni?
Buono sia con le parrocchie sia con comuni, Azienda Ospedaliera e centro psicosociale (Cps). Sanno che per dare continuità al progetto si dovranno trovare risposte economiche adeguate, ma a oggi non sappiamo se e chi interverrà per sostenerne la prosecuzione. Si può aggiungere che partecipare ad alcuni incontri al Cps è arricchente sia per noi sia per loro, che trovano nella nostra équipe un approccio non migliore, ma diverso verso i pazienti psichiatrici, un partner sul territorio e del territorio. Forse questo tipo di collaborazione potrà essere il futuro della cura della salute mentale.

Dopo un anno di lavoro cosa direste a operatori Caritas interessati?
Il progetto è riproponibile in altri decanati previa una lettura da parte della comunità dei bisogni del proprio territorio. Abbiamo dovuto affrontare anche alcune sfide come l’andare a domicilio. Cerco di entrare con rispetto nella famiglia di chi ha un problema di salute mentale e che si sente additato come diverso. Era l’aspetto del progetto che creava qualche perplessità. Ci eravamo detti: se vogliamo provare e non vengono da noi, saremo noi ad andare da loro. Per noi la sfida più grande è stata quella di non applicare a questo progetto modelli già collaudati altrove, ma di ascoltare e rispettare il ritmo delle persone e del progetto che è nato qui e respira questa tradizione. Siamo molto contenti del percorso fatto. Speriamo possano continuare i tre rami del progetto: lo “spazio incontro”, gli incontri a domicilio, il gruppo di auto mutuo aiuto per familiari, nati grazie ad una lettura puntuale dei bisogni del territorio. Per il futuro vorremmo saper dare continuità e saper ascoltare le sollecitazioni nuove provenienti dal territorio.

Info: tel. 02.76037339.
Per sostenere il progetto con versamento bancario: Iban IT35Y0310451360000000020030, Deutsche Bank spa – filiale di Introbio – causale “Goccia dopo Goccia”. Nel Centro Caritas di Bindo (Cortenova) sabato 24 aprile si terrà un convegno per presentare il progetto “Goccia dopo Goccia”, che nasce all’interno della Caritas del Decanato Primaluna (Lecco) in collaborazione con l’area Salute Mentale di Caritas Ambrosiana. Grazie al contributo della Fondazione della Provincia di Lecco, il progetto è stato avviato su due fronti: uno “spazio incontro” aperto un pomeriggio alla settimana e, vista anche la particolare morfologia della valle, la possibilità di fare visite a domicilio, concordate con la famiglia, per coloro che per diverse ragioni non accedono ancora allo “spazio incontro”. Nel contempo si è deciso di formare i volontari per attivare un gruppo di auto mutuo aiuto per i familiari delle persone con disagio psichico, quale momento di confronto e sostegno. Ne parliamo con l’équipe composta da operatori e volontari.Come mai la Caritas ha deciso di impegnarsi nel campo della salute mentale?È stato un percorso lungo. Da diversi anni volontari e parroci segnalavano in Caritas la presenza di persone con disagio psichico. Per capire come rispondere a questa richiesta di aiuto abbiamo contattato l’area salute mentale di Caritas Ambrosiana. Dopo alcuni incontri per leggere la situazione e ascoltare i familiari, abbiamo avviato percorsi di sensibilizzazione e formazione dei volontari, al termine dei quali è nato lo spazio incontro.Nel progetto “Goccia dopo Goccia” sono impegnati operatori e volontari: come integrate queste due figure?I volontari danno il tocco della quotidianità: non avendo un bagaglio tecnico da operatore sono più immediati nella relazione. Fin dall’inizio la presenza in équipe di volontari e operatori ha reso più completo il nostro servizio alle persone. È arricchente il poter collaborare non solo con colleghi, ma anche con persone che hanno fatto una scelta di volontariato. Possiamo così dare all’utente qualcosa in più, un clima relazionale familiare che è poi la chiave di questo progetto.Come la comunità locale ha accolto questo nuovo progetto? Le persone che hanno intuito di che cosa si tratta, ci hanno incoraggiato a proseguire. Abbiamo intrapreso strade nuove inserendo operatori in una realtà Caritas che di solito ha solo volontari. Nel rapporto con la comunità locale è significativo l’aver scelto operatori e volontari in loco che possono contribuire a far crescere la consapevolezza del territorio. Questa scelta significa anche che la cura può e deve avvenire dentro la comunità locale. È una scelta consapevole, un punto di forza del progetto.E il rapporto con le istituzioni?Buono sia con le parrocchie sia con comuni, Azienda Ospedaliera e centro psicosociale (Cps). Sanno che per dare continuità al progetto si dovranno trovare risposte economiche adeguate, ma a oggi non sappiamo se e chi interverrà per sostenerne la prosecuzione. Si può aggiungere che partecipare ad alcuni incontri al Cps è arricchente sia per noi sia per loro, che trovano nella nostra équipe un approccio non migliore, ma diverso verso i pazienti psichiatrici, un partner sul territorio e del territorio. Forse questo tipo di collaborazione potrà essere il futuro della cura della salute mentale.Dopo un anno di lavoro cosa direste a operatori Caritas interessati?Il progetto è riproponibile in altri decanati previa una lettura da parte della comunità dei bisogni del proprio territorio. Abbiamo dovuto affrontare anche alcune sfide come l’andare a domicilio. Cerco di entrare con rispetto nella famiglia di chi ha un problema di salute mentale e che si sente additato come diverso. Era l’aspetto del progetto che creava qualche perplessità. Ci eravamo detti: se vogliamo provare e non vengono da noi, saremo noi ad andare da loro. Per noi la sfida più grande è stata quella di non applicare a questo progetto modelli già collaudati altrove, ma di ascoltare e rispettare il ritmo delle persone e del progetto che è nato qui e respira questa tradizione. Siamo molto contenti del percorso fatto. Speriamo possano continuare i tre rami del progetto: lo “spazio incontro”, gli incontri a domicilio, il gruppo di auto mutuo aiuto per familiari, nati grazie ad una lettura puntuale dei bisogni del territorio. Per il futuro vorremmo saper dare continuità e saper ascoltare le sollecitazioni nuove provenienti dal territorio.Info: tel. 02.76037339.Per sostenere il progetto con versamento bancario: Iban IT35Y0310451360000000020030, Deutsche Bank spa – filiale di Introbio – causale “Goccia dopo Goccia”.