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Niguarda

Caritas, uno “Sportello” per trovare lavoro

«Oggi il problema più diffuso è la disoccupazione, perciò abbiamo deciso di impegnarci in questo senso»

di Cristina CONTI

29 Novembre 2010

Aiutare chi ha bisogno. Una vocazione che i centri della Caritas hanno ovunque, ma che nel Decanato Niguarda ha assunto un aspetto particolare. Qui infatti l’attenzione al prossimo si è tradotta in sostegno concreto per trovare lavoro. «L’obiettivo del nostro impegno nella Caritas parrocchiale e decanale è quello di andare incontro alle povertà di oggi con attività consone. Così, poiché oggi il problema più diffuso è quello della disoccupazione, abbiamo deciso di impegnarci in questo senso», commenta Rosanna Zonca, responsabile del Centro di ascolto. Si è partiti circa 10 anni fa con un progetto incentrato sulla persona. E oggi questo servizio ha un nome ambizioso: «Sportello lavoro». Sei volontari, che si appoggiano alla San Vincenzo e che lavorano in rete con le altre realtà del territorio. Lo "Sportello" è aperto tre giorni alla settimana, ma in caso di necessità la disponibilità è sei giorni su sette. Analisi dei problemi familiari per capire quali sono le reali difficoltà, attivazione di una bacheca, in cui si possono inserire ricerche di personale e richieste di lavoro. «Le attività per cui riusciamo a collocare personale sono essenzialmente quella di badante e di colf. La prima è destinata prevalentemente alle donne straniere, la seconda agli italiani. La caratteristica che ci contraddistingue è che con noi c’è la sicurezza di avere garanzie sulle persone, un inquadramento su chi sono e qual è la loro formazione», continua Zonca. Ma la loro attività si ferma qui, perché il rapporto di lavoro viene poi costituito dalle due parti. Pulizie della casa e cura degli anziani, attività considerate spesso "basse" e per questo legate agli stranieri. Ma molti italiani hanno riconsiderato almeno la figura della colf come possibile sbocco lavorativo in tempo di crisi. E questo in quartieri che hanno un numero elevato di anziani e di famiglie in cui i genitori lavorano tutto il giorno fuori casa, non è cosa da poco. Sono tante poi le persone che chiedono un orientamento al lavoro, una formazione o una riqualificazione professionale. «Si tratta prevalentemente di persone che vogliono cambiare professione. In questo caso spesso li indirizziamo verso i percorsi di formazione organizzati da Regione, Provincia o Comune», continua Zonca. Molti sono coloro che provengono per esempio dalle professioni sanitarie. Gli immigrati che maggiormente cercano un impiego provengono dai Paesi dell’Est e dal Sud America, in particolar modo dall’Ecuador. «Gli stranieri cercano soprattutto un impiego come badanti perché hanno bisogno anche di un alloggio. Come operatori ci accorgiamo che spesso si tratta di persone che non hanno una vera e propria formazione professionale in questo campo, ma hanno molta buona volontà», commenta la responsabile. E così, anche per loro, la prima tappa è il corso di formazione, per essere in grado di rispondere in modo adeguato alle esigenze delle persone che poi dovranno seguire.