Sirio 26-29 marzo 2024
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Fom

“C’è di più”: un anno in oratorio con la sobrietà

Ai ragazzi e agli adolescenti si sta chiedendo di entrare in una prospettiva che corrisponde alla logica del dono

di Mario PISCHETOLA Redazione

29 Gennaio 2010

Come spesso accade nella Diocesi di Milano, fra i primi a recepire le linee pastorali dell’Arcivescovo ci sono i ragazzi degli oratori. Già nel luglio scorso l’oratorio San Luigi di Gorgonzola accoglieva la visita del Cardinale al campeggio estivo con la scritta “Sobrietà + solidarietà = felicità”. Lo stesso Tettamanzi rilanciò questa intuizione riproponendola nel suo messaggio per la festa di apertura degli oratori del settembre scorso: «È proprio così! La sobrietà e la solidarietà – ha scritto il Cardinale – sono davvero le strade congiunte che portano alla felicità, a quella pienezza di vita che il Vangelo non si stanca di prometterci. I nostri oratori sono chiamati a formare una mentalità più solidale, trasformando così le difficoltà economiche di non poche famiglie in opportunità per educarci insieme a un uso dei beni più equilibrato ed essenziale».
In quest’anno pastorale gli oratori sono particolarmente impegnati nell’educazione alla sobrietà, alla solidarietà e ai nuovi stili di vita. La stessa icona evangelica che fa da sfondo a ogni proposta oratoriana rilegge questi temi rilanciandoli in chiave vocazionale: «Si tratta del brano della moltiplicazione dei pani nella versione del Vangelo secondo Giovanni al capitolo 6 – spiega il direttore della Fom, don Samuele Marelli – in cui quel ragazzo che dona “cinque pani d’orzo e due pesci” è figura di ogni ragazzo che si affida a Gesù dando quello che ha per il bene di tutti».
La Fondazione oratori milanesi ha tradotto questo brano nello slogan “C’è di più”: «Il “più” è sbilanciato – continua don Marelli – su quello che il Signore Gesù può fare quando siamo disposti a perdere del nostro per amore e a usare le cose come opportunità per fare il bene e non come possesso esclusivo».
Ai ragazzi e agli adolescenti che frequentano l’oratorio si sta chiedendo di entrare in una prospettiva che corrisponde alla logica del dono: «Pensiamo che questa logica per cui “c’è di più” se doni te stesso – commenta don Samuele Marelli – sia un buon tirocinio per orientare la vita verso scelte definitive secondo il Vangelo. Per la maggior parte dei ragazzi e delle ragazze non è chiara quale sia la propria vocazione. Se si educa a vivere dentro uno stile in cui la sobrietà e la solidarietà sono elementi qualificanti, certamente si costruisce un buon fondamento perché qualsiasi scelta sia nel segno della fedeltà e della sequela».
Affinché questo obiettivo sia raggiunto nella proposta “C’è di più” ci sono indicazioni utili perché, dentro una relazione educativa significativa, si possa chiedere ai ragazzi di compiere i passi necessari per prendersi cura del prossimo e anche per leggere le situazioni difficili della vita. «L’oratorio è davvero una scuola che avvia alla vita – conclude don Marelli – perché non nasconde niente riguardo alla sofferenza e al dolore, educa a farsi carico delle povertà, vecchie e nuove, e rilegge la realtà con la speranza e l’ottimismo che sono propri delle giovani generazioni». Come spesso accade nella Diocesi di Milano, fra i primi a recepire le linee pastorali dell’Arcivescovo ci sono i ragazzi degli oratori. Già nel luglio scorso l’oratorio San Luigi di Gorgonzola accoglieva la visita del Cardinale al campeggio estivo con la scritta “Sobrietà + solidarietà = felicità”. Lo stesso Tettamanzi rilanciò questa intuizione riproponendola nel suo messaggio per la festa di apertura degli oratori del settembre scorso: «È proprio così! La sobrietà e la solidarietà – ha scritto il Cardinale – sono davvero le strade congiunte che portano alla felicità, a quella pienezza di vita che il Vangelo non si stanca di prometterci. I nostri oratori sono chiamati a formare una mentalità più solidale, trasformando così le difficoltà economiche di non poche famiglie in opportunità per educarci insieme a un uso dei beni più equilibrato ed essenziale».In quest’anno pastorale gli oratori sono particolarmente impegnati nell’educazione alla sobrietà, alla solidarietà e ai nuovi stili di vita. La stessa icona evangelica che fa da sfondo a ogni proposta oratoriana rilegge questi temi rilanciandoli in chiave vocazionale: «Si tratta del brano della moltiplicazione dei pani nella versione del Vangelo secondo Giovanni al capitolo 6 – spiega il direttore della Fom, don Samuele Marelli – in cui quel ragazzo che dona “cinque pani d’orzo e due pesci” è figura di ogni ragazzo che si affida a Gesù dando quello che ha per il bene di tutti».La Fondazione oratori milanesi ha tradotto questo brano nello slogan “C’è di più”: «Il “più” è sbilanciato – continua don Marelli – su quello che il Signore Gesù può fare quando siamo disposti a perdere del nostro per amore e a usare le cose come opportunità per fare il bene e non come possesso esclusivo».Ai ragazzi e agli adolescenti che frequentano l’oratorio si sta chiedendo di entrare in una prospettiva che corrisponde alla logica del dono: «Pensiamo che questa logica per cui “c’è di più” se doni te stesso – commenta don Samuele Marelli – sia un buon tirocinio per orientare la vita verso scelte definitive secondo il Vangelo. Per la maggior parte dei ragazzi e delle ragazze non è chiara quale sia la propria vocazione. Se si educa a vivere dentro uno stile in cui la sobrietà e la solidarietà sono elementi qualificanti, certamente si costruisce un buon fondamento perché qualsiasi scelta sia nel segno della fedeltà e della sequela».Affinché questo obiettivo sia raggiunto nella proposta “C’è di più” ci sono indicazioni utili perché, dentro una relazione educativa significativa, si possa chiedere ai ragazzi di compiere i passi necessari per prendersi cura del prossimo e anche per leggere le situazioni difficili della vita. «L’oratorio è davvero una scuola che avvia alla vita – conclude don Marelli – perché non nasconde niente riguardo alla sofferenza e al dolore, educa a farsi carico delle povertà, vecchie e nuove, e rilegge la realtà con la speranza e l’ottimismo che sono propri delle giovani generazioni».