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Europa

Von der Leyen: «Una risposta comune alla crisi energetica»

Lettera aperta ai Capi di Stato e di Governo Ue: «Solo così si possono ridurre i costi per famiglie e imprese e fornire sicurezza per questo e per gli inverni futuri»

di Gianni Borsa Agensir

6 Ottobre 2022
Ursula von der Leyen (foto Sir / Parlamento europeo)

«Siamo di nuovo in un momento critico. La crisi energetica è grave ed è entrata in una nuova fase. Solo una risposta europea comune può ridurre i costi energetici per le famiglie e le imprese e fornire sicurezza energetica per questo e per gli inverni futuri». Comincia così la lettera spedita da Ursula von der Leyen ai Capi di Stato e di governo Ue, che si ritrovano in questi giorni a Praga.

«La guerra d’aggressione non provocata della Russia contro l’Ucraina e la sua arma dell’approvvigionamento energetico hanno messo in luce la nostra dipendenza dai combustibili fossili russi, testato i nostri strumenti per garantire la sicurezza dell’approvvigionamento e portato i prezzi dell’energia a livelli senza precedenti. Le condizioni di fornitura ristrette e l’elevata incertezza nei mercati energetici globali hanno aumentato i tentativi della Russia di ricattare interrompendo arbitrariamente le forniture di gas degli oleodotti». Invece di onorare i suoi contratti a lungo termine, la Russia «sta tagliando unilateralmente le consegne di gas, aumentando i prezzi sul mercato».

«Abbiamo reagito con unità, determinazione e solidarietà. La nostra capacità di stoccaggio del gas – scrive la presidente della Commissione – è già vicina al 90%. Abbiamo compensato la riduzione delle forniture di gas dei gasdotti russi con importazioni più diversificate da partner fidati e affidabili. E grazie al forte impegno dei nostri Stati membri, abbiamo raggiunto rapidi accordi sugli interventi di risparmio gas e di emergenza elettrica».

«Sebbene i prezzi del gas siano scesi nelle ultime settimane, rimangono molto alti e stanno gravando pesantemente sulle persone e sulla nostra economia. Dobbiamo proteggere il nostro mercato unico, che ha ripetutamente fornito resilienza di fronte alla crisi. Inoltre, dobbiamo preservare la nostra ambizione climatica concordata, che rafforzerà anche la nostra sovranità. Per evitare una grave frammentazione, abbiamo bisogno di una risposta europea unita e comune. Dobbiamo preservare condizioni di parità, senza distorsioni del mercato unico e agire insieme in uno spirito di rafforzata solidarietà tra gli Stati membri e con i nostri vicini».

Piano in cinque mosse

In vista del summit informale di Praga (7 ottobre), la presidente della Commissione indica ai 27 leader Ue una possibile «tabella di marcia» in 5 punti per ulteriori azioni in campo energetico.

«In primo luogo, dobbiamo intraprendere azioni che possano smorzare il prezzo che paghiamo per le nostre importazioni di gas, preservando nel contempo la sicurezza dell’approvvigionamento. Consiglio quindi di intensificare i negoziati con i nostri fornitori affidabili per ridurre i prezzi del gas importato di ogni tipo. Grazie a partner fidati come Norvegia e Stati Uniti, siamo stati in grado di sostituire il gas russo a velocità record».

In secondo luogo, «propongo di collaborare con gli Stati membri per sviluppare un intervento per limitare i prezzi nel mercato del gas naturale. Oggi gran parte dell’Europa paga un prezzo più alto per il proprio gas, in particolare il Gnl, rispetto ai suoi concorrenti globali. Il principale parametro di prezzo per tutto il gas scambiato nell’Ue, il Title Transfer Facility (Ttf), non è più rappresentativo del gas importato. La Commissione ha avviato i lavori su un indice dei prezzi dell’Unione complementare per riflettere meglio la realtà energetica europea di oggi e garantire un mercato più funzionante che favorisca prezzi più bassi. In attesa dell’introduzione di tale benchmark complementare, dovremmo considerare una limitazione del prezzo in relazione al Ttf in un modo che continui a garantire la fornitura di gas all’Europa e a tutti gli Stati membri e che dimostrerebbe che l’Ue non è pronta a pagare qualunque prezzo per il gas».

Terzo punto: «I prezzi elevati del gas stanno determinando prezzi elevati dell’elettricità. Dovremmo limitare questo impatto inflazionistico del gas sull’elettricità, ovunque in Europa. Ecco perché, accompagnando la nostra azione sul gas importato, siamo pronti a discutere l’introduzione di un tetto massimo al prezzo del gas utilizzato per la produzione di energia elettrica. Ciò dovrebbe ridurre i prezzi dell’energia elettrica, in previsione di una riforma strutturale del mercato elettrico».

In quarto luogo, «credo che dobbiamo aumentare gli investimenti per accelerare la transizione verso l’indipendenza energetica. Gli investimenti in infrastrutture come gasdotti, interconnettori o energie rinnovabili e l’efficienza energetica aiuteranno tutti noi a diventare meno esposti ai prezzi elevati dell’energia fossile e favoriranno la nostra autonomia strategica. Con RePowerEu abbiamo mosso importanti primi passi di solidarietà».

Infine, «continueremo il nostro lavoro sulla riforma strutturale del mercato elettrico».