Paolo Dall’Oglio, gesuita, fondatore della comunità monastica di Deir Mar Musa, è stato rapito ieri a Raqqa, città nell’Est della Siria. Secondo le prime ricostruzioni, il religioso stava camminando per le strade della cittadina quando è stato sequestrato da miliziani. Non si sa con certezza a quale gruppo appartengano i rapitori. Secondo fonti dell’opposizione al regime, raccolte dall’agenzia giornalistica Reuters, Dall’Oglio potrebbe però essere stato rapito dal gruppo “Stato islamico dell’Iraq e del Levante”, denominazione sotto la quale si nasconderebbe Al Qaeda insieme ai più noti e spietati jihadisti del fronte al Nusra, organizzazione messa sulla lista nera dagli Usa.
Il gesuita da anni era entrato in rotta di collisione con il regime di Bashar al-Assad. Proprio le autorità di Damasco ne avevano decretato l’espulsione nel 2011 durante le prime proteste popolari. Espulsione che è stata poi eseguita il 12 giugno 2012. Nonostante il divieto di rientrare, padre Paolo è comunque voluto tornare in Siria per visitare le zone controllate dall’opposizione al regime. A febbraio era penetrato nel Paese passando dal Kurdistan iracheno. In una dichiarazione rilasciata all’Ansa aveva definito quel viaggio un pellegrinaggio «del dolore e della testimonianza», ma anche della solidarietà a «un intero popolo» attraverso città e villaggi sotto incessanti bombardamenti governativi.
La settimana scorsa, secondo la ricostruzione fatta da un diplomatico occidentale alla Reuters, padre Paolo ha attraversato la frontiera turca, ignorando le preoccupazioni dei membri del suo entourage che lo sconsigliavano di recarsi a Raqqa, cittadina nella quale più personalità occidentali sono state rapite. «Nonostante gli avvertimenti – ha osservato il diplomatico – padre Paolo ha insistito per andare». La sera precedente il rapimento aveva tenuto un appassionato discorso alla cittadinanza nel corso del quale ha denunciato le violenze cui sono soggette le popolazioni curde. Quello del gesuita è solo l’ultimo di una serie di rapimenti di esponenti delle Chiese cristiane. Il 22 aprile sono stati sequestrati due vescovi ortodossi dei quali non si è più saputo nulla.
Dall’Oglio, 59 anni, romano, è entrato nella Compagnia di Gesù nel 1975. Dopo aver praticato il noviziato in Italia, ha compiuto gli studi universitari a Beirut, capitale del Libano. Nel 1982 scopre i ruderi del monastero cattolico siriaco Mar Musa, costruito nell’XI secolo attorno a un antico romitorio occupato nel VI secolo da San Mosè l’Etiope, e vi si insedia per un ritiro spirituale dal mondo in un posto di grande solitudine religiosa. Nel 1984, Dall’Oglio è ordinato sacerdote del rito siriaco cattolico e decide di ricostruire le mura del monastero. Nel 1992 vi fonda una comunità spirituale ecumenica mista, la comunità al-Khalil che promuove il dialogo islamico-cristiano.
Dal 2007 tiene una rubrica mensile su Popoli (i suoi articoli sono stati raccolti nel libro La sete di Ismaele, pubblicato nel 2011 da Gabrielli). Negli ultimi anni, a più riprese, ha sostenuto la causa della lotta contro il regime di Damasco. Dai suoi corsivi traspare una forte passione per la lotta anti Assad, quella stessa passione che lo aveva portato a inviare il 24 luglio un appello personale al Pontefice: «Stimato e caro Papa Francesco, sapendola amante della pace nella giustizia, le chiediamo di promuovere personalmente un’iniziativa diplomatica urgente e inclusiva per la Siria, che assicuri la fine del regime torturatore e massacratore, salvaguardi l’unità nella molteplicità del paese e consenta, per mezzo dell’autodeterminazione democratica assistita internazionalmente, l’uscita dalla guerra tra estremismi armati».