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Strasburgo

Metsola: «L’Assemblea Ue schierata contro la corruzione»

Sull’indagine che ha colpito la “casa degli europei” la presidente del Parlamento offre collaborazione alle autorità giudiziarie e cerca di tutelare il buon nome dell'istituzione. Presunzione di innocenza per le persone coinvolte, ma occorre far luce al più presto sulle accuse

di Gianni Borsa Agensir da Bruxelles

12 Dicembre 2022
Foto Parlamento Europeo

«Il nostro Parlamento europeo è fermamente contrario alla corruzione». Roberta Metsola affida a un tweet un breve, scontato, commento sulla vicenda giudiziaria che ha investito l’Assemblea comunitaria in queste ore. La presidente maltese non può fare altro. Affidarsi alla magistratura, dimostrando piena fiducia nella giustizia in attesa di capire se le pesanti accuse mosse alla vicepresidente greca Eva Kaili, all’ex eurodeputato italiano Antonio Panzeri e a diverse altre persone finiscano in una bolla di sapone. Ma la realtà, al momento, sembra un’altra. «In questa fase, non possiamo commentare alcuna indagine in corso se non per confermare che abbiamo cooperato e coopereremo pienamente con tutte le forze dell’ordine e le autorità giudiziarie competenti – sottolinea Metsola -. «Faremo tutto il possibile per aiutare il corso della giustizia».

«Potenziale corruzione».

Ora si guarda a quando l’Europarlamento si ritroverà in plenaria (12-15 dicembre) a Strasburgo. Quella di dicembre è sempre una sessione particolarmente intensa, con un’agenda fitta, che rischia di essere travolta dalle notizie di arresti, accuse di corruzione, ulteriori perquisizioni, dopo le 16 già effettuate in questi giorni nella capitale belga. Eric Van Duyse, portavoce del Procuratore federale di Bruxelles, ha dichiarato che «si tratta di un fascicolo già aperto qualche mese fa dalla Procura federale per sospetta corruzione, riciclaggio e organizzazione criminale, che riguarda una potenziale corruzione del Parlamento europeo da parte di uno Stato del Golfo Persico». Aggiunge: «Lo scopo della corruzione è cercare di cambiare le decisioni politiche o economiche dell’Eurocamera».

Passano poche ore e vengono alla luce i nomi di Kaili, Panzeri, del segretario dei sindacati internazionali Visentini, della moglie e della figlia di Panzeri (arrestate nella loro residenza nella Bergamasca) e di altri sospettati. Ma le indagini – secondo voci informate – stanno proseguendo e potrebbero investire altre figure di spicco della politica europea.

Bomba a orologeria

Le accuse ruotano attorno agli obiettivi di influenzare le posizioni politiche del Parlamento europeo e tutelare il buon nome del Qatar, sviando le accuse e i sospetti – più che legittimi – di violazione dei diritti umani e dei diritti dei lavoratori, morti in effetti a migliaia nella costruzione degli stadi che in questi giorni ospitano i Mondiali di calcio. Torneo, non va trascurato, a suo tempo assegnato fra mille sospetti di corruzione… Un tempismo quindi che fa pensare a una vera e propria bomba a orologeria.

Serpeggiano timori

La cronaca giudiziaria ci dirà degli sviluppi dell’inchiesta. È necessario comunque fare pulizia, anche per restituire trasparenza e credibilità all’unica istituzione comunitaria eletta a suffragio universale, che dovrebbe appunto rappresentare tutti i cittadini europei. Di certo a Bruxelles serpeggiano timori di ulteriori coinvolgimenti. Dal Parlamento trapela una dichiarazione di piena collaborazione con le autorità competenti, e non potrebbe essere che così.

«Chi è senza peccato…»

L’Assemblea Ue ha finora visto, nella sua storia settantennale, pochi scandali. Pochissimi rispetto ai parlamenti nazionali degli Stati membri. Forse per questo l’inchiesta in corso suscita ancor più clamore. Qualche interrogativo sorge, fra l’altro, dal fatto che Eva Kaili sia stata immediatamente espulsa dal suo partito nazionale, il Pasok, e sospesa dal gruppo dei Socialisti e democratici al Parlamento. Una mossa che sembra però annullare il principio, valido per lei come per tutti, della “presunta innocenza” (benché giungano notizie di soldi nascosti nella sua abitazione).

Dal Parlamento Ue, da qualche leader europeo e partiti nazionali stanno arrivando, indirizzate alla Kaili, richieste di dimissioni o di sospensione dal ruolo di vicepresidente dell’Assemblea. Posizioni sostenute persino da quei partiti che, recentemente, sono stati coinvolti in scandali non meno gravi, legati anche alla “sparizione” di milioni di euro. Forse, in questo caso, il principio sempre valido del “chi è senza peccato scagli la prima pietra” aiuterebbe a fare giustizia, evitando il giustizialismo, sempre e comunque nel rispetto della verità.