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Roma

Mattarella: «La vaccinazione è un dovere morale e civico»

Nell'annuale incontro con la stampa parlamentare, un appello e un richiamo che muove da una visione comunitaria e solidaristica del patto che tiene insieme il Paese

di Stefano De Martis

30 Luglio 2021
Sergio Mattarella

«La vaccinazione è un dovere morale e civico». Le parole del Capo dello Stato nell’annuale incontro con la stampa parlamentare (l’ultimo del settennato) non lasciano margini di dubbio sul suo pensiero in materia. Non entrano nel merito delle concrete opzioni normative e organizzative, ma confermano la convinzione che la campagna vaccinale, così come gli «ingenti sostegni pubblici per contenere le conseguenze delle chiusure e dei distanziamenti a livello economico, produttivo e occupazionale», continuano a essere «gli indispensabili strumenti per assicurare sicurezza e serenità» e per camminare «sulla via d’uscita dalla crisi».

È insieme un appello e un richiamo, quello del presidente della Repubblica, che muove da una visione comunitaria e solidaristica del patto che tiene insieme il Paese. «Auspico fortemente che prevalga il senso di comunità, un senso di responsabilità collettiva», sottolinea con forza. E aggiunge, mettendo i puntini sulle “i” rispetto a certe derive propagandistiche: «La libertà è condizione irrinunziabile, ma chi limita oggi la nostra libertà è il virus, non gli strumenti e le regole per sconfiggerlo».

Un concetto che deve trovare subito pratica applicazione nella scuola. «Il regolare andamento del prossimo anno scolastico – afferma Sergio Mattarella – deve essere una priorità assoluta» e «gli insegnanti, le famiglie, tutti devono avvertire questa responsabilità, questo dovere, e corrispondervi con i loro comportamenti».

Sull’altro filone, quello della ripresa economico-sociale, il Capo dello Stato ricorda che stanno per arrivare le prime risorse del grande piano europeo e prende spunto da questo per ribadire che «gli interventi e le riforme programmate devono adesso diventare realtà».

Il momento è cruciale. «Non possiamo fallire – avverte Mattarella -, è una prova che riguarda il Paese, senza distinzioni». E che richiede un esercizio maturo del metodo democratico: «Quando si pongono in essere interventi di così ampia portata, destinati a incidere in profondità e con effetti duraturi, occorre praticare una grande capacità di ascolto e di mediazione. Ma poi bisogna essere in grado di assumere decisioni chiare ed efficaci, rispettando gli impegni assunti».

Difficile dar torto agli esegeti che hanno colto in questo passaggio un particolare sostegno all’azione del governo Draghi. Tuttavia il Presidente allarga il campo e dà atto «alle forze politiche e parlamentari, in maggioranza e in opposizione, ai governi che si sono succeduti durante la pandemia», insieme alle strutture dello Stato e ai cittadini, di aver manifestato complessivamente, «al di là di inevitabili differenze di toni e opinioni, uno spirito di sostanziale responsabilità repubblicana». Un riconoscimento che diventa occasione per chiedere alle forze politiche, anche in un tempo che «sembra volgersi verso prospettive migliori», di «continuare a lavorare nella doverosa considerazione del bene comune del Paese», senza perdersi dietro le bandierine ideologiche o gli interessi particolaristici.

«Conto che non si smarrisca la consapevolezza dell’emergenza che tuttora l’Italia sta attraversando – insiste Mattarella – e che non si rivolga attenzione prevalente a questioni non altrettanto pressanti”. Certo, le elezioni amministrative nelle grandi città sono ormai vicine ed è fisiologico che i partiti si mobilitino per questo appuntamento. Ma il Capo dello Stato ricorda a tutti che «ci siamo dati obiettivi ambiziosi e impegnativi, di medio e lungo periodo» e «perseguirli con serietà e con responsabilità significa anzitutto guardare con il realismo necessario all’orizzonte che abbiamo davanti».