All’indomani di un infortunio sul lavoro o una malattia professionale che generano invalidità permanenti o lasciano familiari superstiti, i danni e le ripercussioni sono anche quelli che non si vedono e di cui nessuno parla, che ricadono allo stesso tempo sui familiari: sono i problemi psicologici che diventano macigni, di cui il Testo unico infortuni del 1965 non tiene conto. Per questo l’Anmil (Associazione fra lavoratori mutilati e invalidi del lavoro), la Fondazione Anmil “Sosteniamoli subito” e il Cnop (Consiglio nazionale Ordine psicologi) si sono uniti per sensibilizzare le istituzioni e dare vita a un protocollo d’intesa per l’accesso agevolato al sostegno psicologico per chi abbia subìto tragici eventi sul lavoro. L’iniziativa è stata presentata oggi al Senato a Roma.
I numeri
L’accordo, hanno spiegato i promotori, «nasce con l’intento di fornire le cure psicologiche necessarie, troppo spesso inadeguate, a chi abbia patito traumi psicologici a seguito di shock lavorativi e ha l’obiettivo di cercare di trattare in modo adeguato i disturbi emotivi e relazionali che ne conseguono per la ripresa di una vita dignitosa “normale” e felice».
Si tratta di un servizio che, secondo gli ultimi dati Inail disponibili, al 1° gennaio 2021, «si rivolge ai circa 570.000 disabili con inabilità permanente da lavoro, di cui 490.000 uomini e 80.000 donne, circa 300.000 con disabilità motoria, circa 120.000 disabili psico-sensoriali, circa 30.000 con disabilità cardiocircolatoria e i restanti 120.000 con altre disabilità».
I numeri degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali, ha ricordato Zoello Forni, presidente nazionale dell’Anmil, «riguardano purtroppo migliaia di persone che si aggiungono di anno in anno: un quadro drammatico come confermano i dati Inail pubblicati mensilmente dall’Istituto secondo i quali, nei primi undici mesi del 2022, le denunce di infortunio sul lavoro sono ulteriormente aumentate di quasi il 30% rispetto allo stesso periodo del 2021. Oltre mille sono stati gli incidenti con esito mortale».
Forni, partendo dalla sua esperienza personale – a soli 13 anni si è ritrovato senza una gamba per un incidente in una vetreria –, ha precisato: «Tutti questi lavoratori e le loro famiglie vivono eventi profondamente traumatici, che ne sconvolgono le vite e hanno risvolti psicologici spesso devastanti, seppur poco considerati. Come Anmil da sempre abbiamo voluto dedicare grande attenzione al supporto psicologico delle vittime, nella convinzione che un valido sostegno in tal senso sia fondamentale al pari delle cure sul piano fisico». Infatti, «per andare avanti, all’indomani di simili tragedie, è indispensabile elaborare quanto è accaduto, come pure affrontare le difficoltà legate a una disabilità acquisita, sia sul piano relazionale sia su quello lavorativo, per riprendere in mano la propria vita. Inoltre, il recupero psicologico è cruciale per dare alla persona migliori opportunità di reinserimento nella vita sociale e lavorativa».
Iniziative di sensibilizzazione
Per questo, ha raccontato il presidente, «l’Anmil negli anni ha promosso numerose iniziative sul tema, a livello nazionale e territoriale, cominciando oltre 25 anni fa con un servizio di assistenza psicologica attraverso un numero verde dedicato cui rispondevano degli psicoterapeuti che abbiamo portato avanti per oltre dieci anni. È infatti risaputo che il poter disporre di un’adeguata rete socio-familiare, unitamente a un intervento di supporto psicologico strutturato, può favorire la ripresa, potenziando la resilienza, nonché favorendo lo sviluppo delle risorse personali e il ristabilimento di un equilibrio emotivo utile a elaborare l’esperienza e a riprendere il proprio cammino di vita».
Nel 2016, ha aggiunto, «abbiamo raccolto 50 mila firme per una proposta di legge di iniziativa popolare che restituisse dignità alle vittime del lavoro e una migliore tutela prevedendo anche un sostegno psicologico per cui oggi, invece, la nostra categoria è costretta ad affrontare le spese in prima persona. Per questo siamo qui a fare la nostra parte grazie alla disponibilità dell’Ordine degli psicologi».
Un supporto fondamentale
«Il supporto psicologico è necessario per affrontare le conseguenze degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali che generano invalidità o lasciano familiari superstiti. Si tratta infatti di un fenomeno di grande rilevanza sociale, ma soprattutto di un dramma profondo per le vittime e per le loro famiglie che vengono travolte da eventi che troppo spesso devono fronteggiare in solitudine. Aver subito un infortunio rende le vittime più vulnerabili a livello psicologico e aumenta il rischio di sviluppare una sintomatologia clinicamente rilevante che avrà un riflesso individuale, familiare e sul sistema sociale – ha osservato il presidente del Cnop, David Lazzari -. Non si tratta solamente di dare una risposta dal grande valore morale all’esigenza di chi sta soffrendo, le evidenze scientifiche e i dati di letteratura ci confermano, infatti, l’importanza di attività di supporto psicologico. Gli effetti positivi si riconoscono nel potenziare sensibilmente l’efficacia degli interventi di cura e riabilitazione; è altresì vitale sostenere i familiari di chi è deceduto”».
Per questo il progetto di Anmil e della Fondazione Anmil “Una rete per noi”, progetto per un servizio di supporto psicologico a costi sostenibili dedicato a chi ha avuto un infortunio o ai familiari di persone decedute per cause lavorative, rappresenta, secondo Lazzari, «un’opportunità di sostegno a chi si trova in una condizione di grande dolore e difficoltà, ma anche di promozione e di ammodernamento del sistema, inserendosi nella più generale prospettiva di tutela che riconosce il diritto alla salute mentale a fianco di una rinnovata consapevolezza sul ruolo strategico della psicologia».
I danni
Le conseguenze tipiche degli infortuni sul lavoro sul piano psicologico «vanno dagli alti livelli di ansia, depressione, al senso di colpa per l’infortunio subìto anche quando non si ha alcuna responsabilità, vergogna per la propria condizione di disabilità, senso di frustrazione nei confronti della famiglia, disturbi del sonno e altre manifestazioni del disturbo post-traumatico che peggiorano nel tempo – ha chiarito Francesco Costantino, presidente della Fondazione Anmil –. Tali sintomatologie spesso si associano alla difficoltà a ritornare nel posto di lavoro in cui è avvenuto l’incidente o a ricoprire le stesse mansioni, ostacolando il pieno rientro nella vita sociale e lavorativa ma anche alla difficoltà nel riconoscere il proprio ruolo all’interno della famiglia». E «se il problema degli esiti psicologici di un infortunio sul lavoro è, di fatto, molto sottovalutato, ancor più lo sono i risvolti nei superstiti, con pesanti ripercussioni sulla vita quotidiana, per i figli che perdono un genitore ma ancor peggio quando sono i genitori a perdere un figlio che era andato ‘solo’ a lavorare».
Una rete di condivisione
Con il nuovo “Regolamento per l’erogazione degli interventi per il recupero funzionale della persona, per l’autonomia e per il reinserimento nella vita di relazione”, l’Inail «ha ampliato e diversificato la tipologia di azioni in favore delle lavoratrici e dei lavoratori infortunati e tecnopatici: oltre alla previsione di interventi di carattere economico e sanitario, ha voluto considerare anche le conseguenze psicologiche, emotive, relazionali e sociali legate all’esperienza dell’infortunio, in quanto parte integrante del processo di recupero dell’integrità psico-fisica della persona», ha detto Franco Bettoni, presidente dell’Inail. Manifestando apprezzamento per l’iniziativa parallelamente attivata dall’Anmil a favore delle vittime di infortunio, Bettoni ha ribadito la necessità «di rafforzare la rete di condivisione di obiettivi comuni per il miglioramento delle prestazioni a favore dei nostri assistiti e dei loro familiari».
All’incontro ha portato la sua testimonianza anche Martina D’Andrea, oggi 28 anni, moglie di Alexandru Bogdan Amarghioalei, 33 anni, che nel 2018 ha avuto un grave infortunio sul lavoro: mentre manovrava una gru posto, il braccio si è spezzato facendolo precipitare da circa 4 metri. Da allora è tetraplegico.