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Terremoto

In Siria iniziata l’accoglienza della Chiesa per gli sfollati

Continuano le scosse, ma è già partita la catena di aiuti per chi ha perso la casa. L'Avsi segnala il rischio di una nuova epidemia di colera, in corso nel Paese da agosto 2022

7 Febbraio 2023
Foto: Ansa / Sir

In Turchia la terra trema ancora e non si ferma il numero delle vittime. I decessi accertati per il terremoto di magnitudo 7.9 che alle 4.17 del 6 febbraio ha colpito il confine tra Turchia e Siria sono già 4.365. Ma il bilancio è ancora provvisorio. I soccorritori scavano ancora per estrarre le persone da sotto le macerie, e in questa corsa contro il tempo si è messo di traverso anche il clima. Il freddo e la pioggia hanno rallentato le operazioni, e la terra non ha ancora smesso di tremare: due scosse si sono registrate alle 3.47 e 3.53 di questa notte.

Porte aperte a chi ha perso tutto

Notte all’addiaccio e chiese aperte. Da Aleppo, Filippo Agostino, referente della Fondazione Avsi per la Siria, ha descritto una città spettrale, vuota. «Si sentono solo i rumori dei soccorsi. Negozi e locali sono tutti chiusi. Molta gente ha dormito in auto o all’aperto, nei parchi, sotto dei teli adattati a tende scaldandosi con dei fuochi improvvisati. Sono poche le persone che hanno fatto rientro in casa perché la paura è tanta e il rischio di crolli altissimo».

Ma in questa calamità Agostino non si sente solo. «La macchina dei soccorsi sta funzionando – aggiunge – e si è mossa subito. Scavatori, ruspe, gru stanno lavorando incessantemente, anche le ambulanze girano in continuazione, stanno salvando tante vite umane, ma è una corsa contro il tempo. Stanotte sono partiti verso Latakia e verso Aleppo, le zone più colpite, numerosi camion di aiuti di vario tipo, tra cui cibo e vestiario. Ma – avverte  di nuovo Agostino – si tratta di scorte che possono servire nell’immediato, nel medio e lungo periodo la popolazione terremotata della Siria avrà bisogno di ulteriori aiuti. Finite le scorte cosa accadrà? Serve il sostegno internazionale per supportare la popolazione. La Siria da sola non può farcela dopo 12 anni di guerra, la bomba della povertà, il Covid ora il terremoto».

Foto Parrocchia latina Aleppo

Sempre in Siria, padre Bahjat Elia Karakach è frate della Custodia di Terra Santa e parroco latino di Aleppo, e ha subito offerto una mano alla popolazione stremata: «In tanti hanno trovato rifugio nei locali per le attività pastorali. Qui in parrocchia hanno dormito in terra e sulle sedie oltre 400 persone. Abbiamo celebrato la Messa e in queste prime ore stiamo dando loro la colazione. Solo nella giornata di ieri abbiamo fornito 2.000 pasti, di questi 500 li abbiamo portati ad Aleppo Est, la zona più danneggiata della città perché bombardata durante l’assedio. In quella area c’è tanta gente sotto le macerie. Diamo da mangiare a tutti senza distinzioni e abbiamo aperto le porte a chiunque abbia bisogno. Adesso cominceremo a valutare i danni alle abitazioni, molte sono lesionate e pericolanti. È importante che le persone rientrino in casa laddove possibile e sicuro».

Rischio colera

Ma i pericoli in Siria non si fermeranno insieme alla terra. Per i referenti di Avsi, il nuovo rischio che incombe è la possibile recrudescenza di colera. «Siamo molto preoccupati. L’epidemia è scoppiata ad agosto del 2022. È partita dalle campagne circostanti di Aleppo, è arrivata in città, e si è diffusa nel nord-ovest e nel nord-est del Paese con più di mille casi accertati, con diarrea acuta. Si sono contati una sessantina di morti. Numeri che fanno di questa epidemia una delle più grandi, se non la più grande attualmente al mondo di colera. Nemmeno Haiti o la Somalia presentano questi numeri».

La responsabilità di questa epidemia, dichiara Agostino, è «la mancata manutenzione delle condotte idriche, il limitato aiuto umanitario e pubblico dovuto a motivi politici che non ha permesso grandi lavori infrastrutturali e poi la siccità degli ultimi mesi. Il colera è uno dei simboli del decadimento socio-economico della Siria determinato dalla guerra, dalla povertà, dalle sanzioni che pesano tantissimo sulla popolazione. Con le Nazioni Unite – ricorda Agostino – avevamo cercato, con successo, di contenere la diffusione, ma adesso con il terremoto potrebbe riesplodere. Per questo vanno recuperati al più presto i corpi rimasti sotto le macerie. Come Avsi avevamo previsto di partire con cliniche mobili dall’ospedale St. Louis di Aleppo per andare nelle estreme zone rurali per portare cure. Ora con il terremoto è cambiato l’obiettivo, non solo il colera, ma anche il recupero psico-fisico delle persone. Gli ultimi due anni, tra guerra, Covid e colera, ora il sisma, la gente è disorientata e non riesce a reagire a queste tragedie. La speranza per un futuro migliore nutrita in qualche modo sotto la guerra oggi non esiste più. Sarà importante sostenerli in ogni modo; è bello vedere tanta solidarietà, ma servirebbe un allentamento delle sanzioni alla Siria perché molto utile a livello umanitario».

Foto: Ansa / Sir

Oggi l’arrivo del cardinale Zenari

Oggi ad Aleppo è atteso l’arrivo del Nunzio apostolico in Siria, il cardinale Mario Zenari. Una presenza significativa che mostra tutta la vicinanza di Papa Francesco alla Siria. Il Cardinale è l’ispiratore del progetto “Ospedali Aperti”, gestito sul campo da Avsi, che coinvolge tre ospedali cattolici, due a Damasco e uno ad Aleppo, il St. Louis, per dare cure gratuite ai siriani più poveri e vulnerabili. «Con il Nunzio – afferma Agostino – cercheremo di verificare i bisogni più urgenti e andremo all’Ospedale cattolico di St. Louis, che, dopo il sisma, ha smesso di fornire i servizi ordinari per dedicarsi a pieno regime alle cure dei feriti terremotati. Ne sono stati ospedalizzati 10 e oltre 80 quelli visitati. Con il nostro staff locale e con quelli delle altre organizzazioni internazionali presenti qui ad Aleppo andremo anche nei 17 centri di accoglienza allestiti dalle autorità siriane per vedere di cosa hanno bisogno le persone sfollate. Mancano le coperte che abbiamo provveduto a ordinare ieri. Organizzeremo delle attività ricreative per i bambini e percorsi di ascolto per le loro mamme e capire cosa fare di più specifico per alleviare questo ennesimo trauma. In questa attività – conclude Agostino – siamo sostenuti dalla Farnesina che si è detta pronta a dare tutto il supporto necessario per qualsiasi forma di aiuto».