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Manifesto

Elezioni europee: un decalogo per la famiglia

In occasione dell'avvio della campagna elettorale, la Federazione delle associazioni familiari cattoliche presenti nei Paesi dell’Ue lancia un documento in dieci punti: “family mainstreaming”, inclusione, equilibrio tra vita professionale e domestica, ruolo dei genitori nella cura ed educazione dei figli

di Gianni BORSA

26 Febbraio 2019

«Incoraggiare i candidati alle elezioni al Parlamento europeo a impegnarsi per promuovere politiche favorevoli alle famiglie (family mainstreaming)»: è l’obiettivo dichiarato della campagna Vote for the Family lanciato dalla Fafce, la Federazione delle associazioni familiari cattoliche presenti nei Paesi dell’Unione europea (Federation of Catholic Family Associations in Europe). In vista delle elezioni del 23-26 maggio la Fafce – che ha sede a Bruxelles, è presieduta da Antoine Renard e raccoglie una quindicina di associazioni – ha prodotto un vero e proprio “decalogo”: ogni famiglia e associazione è invitata «ad alzare la voce per chiedere politiche favorevoli alla famiglia», sulle quali impegnare i futuri eurodeputati, nella consapevolezza che «le decisioni assunte dall’Ue influenzano la vita quotidiana di ogni famiglia» in tutto il continente. Il manifesto sarà presentato a Bruxelles il prossimo 2 aprile.

Inverno demografico

«In qualità di candidato alle elezioni europee, mi impegno a riconoscere il valore del volontariato e del lavoro domestico svolto dai padri e dalle madri di famiglia, come fondamentali contributi di coesione sociale»: inizia così la dichiarazione che i candidati all’Euroassemblea sono invitati a sottoscrivere on line. All’atto di prendere decisioni politiche, il deputato si impegnerebbe su 10 punti.

Il primo riguarda un «patto europeo per la natalità»: «L’inverno demografico – si legge – è una silenziosa emergenza che riguarda tutti gli Stati europei. All’Europa occorre una primavera demografica. I figli sono il nostro principale bene comune. Mi impegno ad aumentare la consapevolezza in merito al declino demografico dell’Europa, proponendo provvedimenti e strumenti concreti volti a mutare gli attuali orientamenti».

Il family mainstreaming è il secondo punto: «La famiglia è la pietra angolare della società. L’Ue deve tener conto delle famiglie europee in tutte le sue decisioni, rispettando il principio di sussidiarietà». Da qui l’impegno a promuovere il concetto di valutazione d’impatto familiare per ogni politica settoriale.

Giustizia fiscale

Sostenere le voci delle famiglie è il terzo elemento sottolineato: «Le associazioni familiari sono la voce delle famiglie articolandone autenticamente i fabbisogni e aumentando il loro impegno nella società civile». Ne consegue la necessità di far riconoscere «il contributo e il ruolo dell’associazionismo familiare nella definizione e nello sviluppo dei programmi europei».

Quarto aspetto: l’«economia al servizio della famiglia», considerandola «fonte di resilienza per la società e un aiuto nell’alleviare le difficoltà delle finanze pubbliche». In questo senso servono «politiche pubbliche che riconoscano la dignità della famiglia e il suo ruolo economico fondamentale per il bene comune, lavorando a favore della giustizia fiscale e promuovendo buone pratiche come la “Carta europea della famiglia”».

Lavoro e inclusione sociale

Il «lavoro dignitoso per ogni famiglia» è il quinto nodo da dipanare, perché la famiglia «è il naturale attore-chiave per promuovere l’inclusione sociale». Ed ecco la richiesta di politiche che «considerino il mercato del lavoro non solo in termini di economia e di finanza, ma che si focalizzino innanzitutto sui talenti personali, come attiva modalità di partecipazione al bene comune e strumento di prevenzione della povertà». Esplicita poi la richiesta di riconoscere il valore del lavoro casalingo e del volontariato «come fondamentali contributi di coesione sociale».

Sesto punto – una delle tradizionali “battaglie” della Fafce e delle associazioni a essa affiliate – è l’equilibrio tra vita familiare e impegno professionale: la famiglia, spiega il manifesto, «dovrebbe essere un punto da cui partire per la definizione delle condizioni lavorative, per offrire modi di vita e di condivisione del tempo tali da garantire il mantenimento di dinamiche demografiche positive e contribuire così alla coesione sociale». Ai politici di tutti i Paesi dell’Unione si chiede di «favorire una migliore articolazione dell’equilibrio tra vita familiare e vita professionale per il bene della famiglia, includendo la domenica come giorno di riposo settimanale per tutti».

Motore di generatività

Riconoscere la complementarietà donna-uomo è il settimo argomento sollevato: «La famiglia è motore primario di generatività di tutta la società». L’impegno è a «riconoscere la complementarietà tra uomo e donna, rifiutando ogni tentativo di cancellare le differenze sessuali attraverso politiche pubbliche».

Ne consegue il paragrafo successivo: «Rispettare e promuovere l’istituto matrimoniale». Il documento afferma: «Vincoli familiari più forti contribuiscono a migliorare il benessere individuale. L’Unione europea e gli Stati membri sono tenuti a rispettare l’istituto del matrimonio e a promuovere le migliori pratiche per prevenire fallimenti matrimoniali». Alla luce del principio di sussidiarietà, i candidati sono chiamati a contrastare «qualsivoglia interferenza dell’Unione europea nella definizione legale del matrimonio».

Rispetto della vita

Punto numero nove: «Rispettare la dignità umana della vita dal suo inizio al suo naturale compimento». Torna uno dei temi-cardine della presenza cattolica nello spazio pubblico europeo: «La famiglia è il luogo naturale dove ogni singola vita è benvenuta. Mi impegno a rispettare – si legge – la dignità della vita umana in tutte le sue fasi, dal concepimento alla morte naturale. Sosterrò tutte le buone pratiche e le politiche volte al prendersi cura di tutti i bambini, prima e dopo la nascita, e delle loro madri, nonché delle loro famiglie adottive o di affido».

Non da ultimo – decima sottolineatura – il ruolo dei genitori, «padre e madre primi e principali educatori dei figli». Le famiglie «hanno sempre favorito una prospettiva di più lungo termine, preparando un futuro più sostenibile». Ne deriva l’impegno affinché l’Unione europea in tutti i programmi educativi rivolti ai giovani «rispetti e promuova i diritti dei genitori a educare i propri figli secondo le proprie tradizioni culturali, morali e religiose, tese a favorire il bene e la dignità di ciascun figlio».